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  • Sabatini: Allegri-Conte, rivalità 2.0

    Sabatini: Allegri-Conte, rivalità 2.0

    Che sia una svolta buona, come dice Renzi, o semplicemente una svolta e basta, lo dirà il tempo. Ma va segnalata, e la politica non c’entra nulla. O solo un po’.

    Una volta c’erano le grandi rivalità con schieramenti opposti. Nei favolosi anni ’60, Herrera e Rocco: due panchine e due soprannomi, Inter e Milan, il “Mago” e il “Paròn”. Avversari e rivali sempre, lotta continua e derby tutti i giorni.

    Poi gli anni ’80. Era la cosiddetta “Milano da bere”, a turno andava di traverso a Sacchi e Trapattoni, Milan e Inter, calcio nuovo e vecchio, attacco e difesa. L’allenatore della panchina accanto era esattamente l’opposto. Mai uniti dalla stessa idea, sempre contro.

    Nonsolomoda e non solo Milano, nei grandi duelli del passato. Lippi e Zeman sono stati gli antagonisti di Juventus e Roma (o Lazio). Mondi opposti. Nord e Sud. Non più rivalità: si passò all’odio puro, con eserciti di tifosi a spalleggiare squadre e allenatori, filosofie e risultati.

    Calcio e politica: c’erano la destra e la sinistra, Inter e Milan, fascisti e comunisti, Roma e Juve. Adesso, non più. Fateci caso: è cambiato tutto, le competizioni sono interne. Berlusconi-Fitto e Renzi-Civati: i partiti si scindono. Conte-Allegri, Mazzarri-Benitez, Prandelli-Montella: i tifosi della stessa squadra si dividono in schieramenti contrapposti.

    Com’era sbocciato in fretta, così alla Fiorentina è appassito rapidamente l’amore per l’Aeroplanino Vincenzino. Come diceva il ritornello di quella vecchia canzone: “la porti un bacione a Prandelli”, a Firenze c’è chi lo rimpiange. Ed è Viola contro Viola, come al calcio storico.

    Nello stessa notte di Europa League è finita un’altra storia appassionata: quella tra Benitez e il Napoli. Meglio lo spagnolo schifato dal calcio italiano o Mazzarri che diceva “non parlo degli arbitri ma parlatene voi”? Dibattito aperto, discussioni tra bande, si stava meglio quando si stava prima: meglio o peggio, dipende dai punti di vista.

    Ma i veri schieramenti da trincea, nel centenario della Prima Guerra Mondiale, sono stati quelli che hanno accompagnato gli eserciti di Conte e Allegri. Dopo mesi in cui si sono detestati a distanza, è arrivato il momento dei “mi piace”. Il ct manda un sms per lo scudetto. L’attuale allenatore bianconero ricorda il lavoro di quattro anni per arrivare a Berlino. Conte affida all’Ansa la solennità dei “complimenti per la finale di Champions raggiunta”.

    Seguiranno altri messaggi dolcificanti, tra i due. Ma la rivalità resterà fortissima. E il motivo è semplice: perché è cambiato il metro di giudizio dei tifosi. Una volta si giudicava la stagione in base al piazzamento: applausi e trionfo per chi arrivava davanti tra Inter e Milan, Roma e Lazio, Juventus e tutti gli altri. Di conseguenza, fischi e critiche per chi perdeva il confronto diretto. Invece negli ultimi dieci anni lo scudetto è stato diviso così: ciclo Inter, spot Milan, ciclo Juve. Pochissime e rapidissime le rivalità tra squadre opposte. Meglio le discussioni interne: durano di più e non c’è mai il responso immediato della classifica. Dibattiti che invecchiano con il tempo, trascinandosi nella storia. Mancini avrebbe vinto come Mourinho? E via così. Prandelli va rivalutato a Firenze? Mazzarri contro il Dnipro avrebbe fatto quella figura? Giocava meglio la Juve di Conte? E via con le risposte…

    Una volta c’erano bar sport e processi tv. Adesso tocca a web e social. E’ la svolta buona?


    Sandro Sabatini

    Twitter: Sabatini – Facebook: SandroSabatiniOfficial

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