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  • Sabatini: il match del secolo è Pacquiao-Mayweather o Sacchi-Allegri?

    Sabatini: il match del secolo è Pacquiao-Mayweather o Sacchi-Allegri?

    “El partido del siglo”, la partita del secolo: fino a qualche anno fa era l’etichetta appiccicata ad ogni sfida tra Real Madrid e Barcellona. Che però si affrontavano al massimo ogni semestre, certo non a cent’anni di distanza. Così la definizione è passata di moda. Sfumata.

    Il calcio l’aveva mutuata dalla boxe. Ma anche sul ring di “match of the century” ce n’erano stati fin troppi. E adesso che il week end offrirà Mayweather vs Pacquiao, nessun s’azzarda più a definirla sfida del secolo, nemmeno nelle locandide che – storicamente – ritraggono i pugili fotomontati muso a muso e occhi negli occhi, con i guantoni pronti a colpire.

    Non ci resta che cercare altrove il match del secolo, o almeno dell’anno. Per esempio negli studi Mediaset dove ogni post-Champions si “combatte” (le virgolette sono un atto dovuto) tra Sacchi e Allegri. Due che non si “amano”, e anche qui virgolette ed eufemismo sono atti dovuti.

    Uno parla, l’altro non è d’accordo: pur cambiando ruoli e argomenti, va puntualmente così tra Arrigo e Max. E il rituale dell’intervista commentata dagli ospiti, secondo il più affidabile modello di talk show, nasconde scosse elettriche che si intravedono sui volti dei duellanti.

    Osservata da bordo ring, la sfida si presta a tutto: anche a domande provocatorie, per alimentare la zuffa dialettica. Sul gioco d’attacco, per esempio: Sacchi critica Allegri, ma direbbe lo stesso a Conte o Mourinho, che non sono esattamente due zemaniani? E invece l’allenatore della Juve risponderebbe ugualmente stizzito al suo maestro Galeone?

    Domande e risposte si inseguono: perfetto per qualsiasi discussione, reale o social. E i punti interrogativi sono gratis: sfruttiamoli. Si arriva alla “domanda del secolo”, quella che storicamente rimbalza al ritmo del pallone: è più importante il gioco o il risultato? Domandone con aggiunta di varianti, varie ed eventuali: al risultato si arriva attraverso il gioco collettivo oppure sono i singoli giocatori a determinare la differenza dei risultati? Parliamone, oppure no. Tanto ognuno conserva la propria idea e anche si facesse un referendum o si votasse la fiducia, finirebbe in baruffa come sull’Italicum.

    Personalmente ascolto e ammiro, senza filosofie calcistiche da professare. Semmai ho qualche ricordo da riesumare. Per esempio che la partita più bella del Milan di Sacchi fu la semifinale d’andata della Coppa dei Campioni ’89. Ma finì 1-1e proprio il pareggio risultò decisivo per metterla in secondo piano rispetto al ritorno, un 5-0 più goleante eppur meno entusiasmante. Il Marchisio di quello squadrone si chiamava Ancelotti “Carletto”, diventato semplicemente Carlo alla maggiore età dei suoi cinquant’anni. Giocatore intelligente e autorevole, sapeva esaltarsi ovunque. A causa dell’infortunio di Evani, quella volta riuscì a improvvisarsi esterno sinistro di centrocampo: niente di meno naturale per le sue caratteristiche, eppure andò bene. Seppe adattarsi.

    Ora, tra Allegri e Sacchi ci sarà proprio Carlo, l’ex Carletto che ha conservato un carattere buono e pacioso. Sarebbe adatto per metterli d’accordo o almeno avvicinarli, ma non ha l’interesse per farlo. Perché se i due duellanti della Champions televisiva finissero riappacificati, i loro baci&abbracci diventerebbero titoli di coda sulla vittoria della Juve a scapito del Real Madrid di Ancelotti. Non è impossibile, ma improbabile sì. Perché i match del secolo non esistono più. Anzi, non sono mai esistiti.

    Sandro Sabatini (giornalista)
    Web: sandrosabatini.com - Twitter: @Sabatini - Facebook: SandroSabatiniOfficial

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