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  • Sabatini: Valentino è da cartellino Rossi, Marquez da schiaffi

    Sabatini: Valentino è da cartellino Rossi, Marquez da schiaffi

    Anche se non lo ammetterà mai, se fosse possibile Valentino metterebbe indietro le lancette dell’orologio. Non di un’ora. E’ sufficiente un secondo prima. Addirittura un attimo, quel che basta per non far scattare la molla che porta al gesto di cui poi -  con il tempo - ti penti.

    Quel calcetto è stato figlio dell’esasperazione di sorpassi e controsorpassi della gara che, in maniera palese, Marquez stava conducendo per avvantaggiare Lorenzo ed ostacolare Rossi. Quella spinta buttafuori derivava dalla provocazione di un collega che stava correndo per favorire un avversario, che per la cronaca è connazionale però non compagno di squadra. Valentino aveva ragione, insomma, poi è passato nella famosa “parte del torto”. E’ esattamente il percorso di tutti quelli che perdono la testa. La storia insegna che basta poco per combinare un disastro, non solo sportivo. I falli di reazione non sono tutti uguali, ma vanno considerati tutti con identico metro di giudizio. E con doverosa memoria. La testata di Zidane a Materazzi fa scuola: nel bene e nel male. Non si possono rovesciare i giudizi a seconda di come ci conviene.

    Lo scrivo, a malincuore, da superfan di Rossi. E con il massimo rispetto per i tifosi che si schierano mettendo in campo innanzitutto cuore e passione. Poi, eventualmente, regole e regolamenti. Per i tifosi vale (con la minuscola) tutto per difendere Vale (con la maiuscola). Compresa una teoria che pure assomiglia alla pratica: in gara ci sono tre spagnoli contro un italiano, inevitabile che facciano gioco di squadra. Vero, ma si sapeva anche prima. E poi giusto assecondare la tesi dell’accerchiamento, ma guai ad esasperare la psicosi del complotto. In fondo, nell’ultima gara prima del “fattaccio”, Marquez aveva battuto proprio Lorenzo. E stavolta ha vinto Pedrosa. Insomma, si può dire che gli spagnoli stiano correndo contro Rossi. Ma non che gareggino pro Lorenzo. E prima di discutere anche sull’equità della penalizzazione nella prossima gara (ultimo posto in griglia), sembra doveroso raccomandare prudenza e sportività in dosi massicce. Altrimenti all’ultimo Gp si potrebbero vedere colpi proibiti e traiettorie assassine fra piloti italiani e spagnoli. Tutto molto spettacolare, se non fosse che certe prodezze, esibite a mille all’ora, diventano anche troppo pericolose.

    Comunque, è tutta colpa della pressione. Quella che ti fa perdere la testa e le partite, a volte. L’ultimo caso è Mourinho, uno che ha passato la vita a vincere e dirsi “quanto sono bravo, quanto sono bello”. Una vita intera a trionfare e farsi portare in trionfo. Salvo scoprire, all’improvviso, che si può anche perdere. Così lo “Special One” si sta comportando peggio di un “Normal One”. Dà la colpa sempre e solo agli altri. Ha iniziato prendendosela con la dottoressa e finirà con gli attacchi ai suoi giocatori, punteggiando ogni accusa con le solite polemiche arbitrali. Così fan (quasi) tutti, ok. Ma non va bene cambiare il giudizio a seconda del personaggio. E’ evidente che Mourinho incuta rispetto, anzi paura per qualsiasi critica. Ha personalità e carriera eccezionali. Ma va serenamente trattato come tutti. Invece vedo e leggo poco, in giro, su quest’anno al Chelsea pieno zeppo di fallimenti d’ogni tipo.

    E’ tanto difficile andare controcorrente? Non credo. E ragionare ognuno con la testa propria, tanto meno. Però bisogna dimenticare il tifo, compresa la pressione che ogni tifoso avverte sul proprio cuore: la fedeltà.

    Che piaccia o no, ogni competizione prevede che il fallo di reazione venga punito più severamente. E che sia figlio di una situazione particolare, non è una giustificazione. Sennò, dovremmo riscrivere tante storie di sport. Tantissime. Troppe. Così è giusto concludere che Marquez era da prendere a schiaffi. Ma Rossi è stato da rosso.

     

    Sandro Sabatini (giornalista Mediaset Premium)

    Twitter: @Sabatini  -  Facebook: SandroSabatiniOfficial

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