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  • Salernitanamania: Lotito-Mezzaroma, finisce un'era... nel peggiore dei modi
Salernitanamania: Lotito-Mezzaroma, finisce un'era... nel peggiore dei modi

Salernitanamania: Lotito-Mezzaroma, finisce un'era... nel peggiore dei modi

  • Oreste Tretola
Da luglio 2011 a dicembre 2021, dieci anni dopo finisce l’era Lotito-Mezzaroma a Salerno. Con il duo romano era ripartito il calcio cittadino dopo il fallimento dell’allora Salernitana Calcio 1919 di Antonio Lombardi. La gestione dei due cognati è stata senza dubbio vincente sul piano dei risultati; il rapporto con la piazza è stato però altalenante, fatto di odio ed amore. “Prima che arrivassi io non avevate neanche i palloni”, celebre frase lotitiana spesso contestata dai tifosi al patron biancoceleste.

Lotito e Mezzaroma hanno certamente ridato alla Salernitana solidità, stabilità e credibilità nel panorama professionistico italiano, influenzandola però col fardello della multiproprietà che s’è rivelato tutt’altro che un “falso problema”. L’uscita di scena dei due comproprietari non può di certo essere definita vincente. Sul piano sportivo lasciano una squadra ultima in classifica e con residue chance salvezza; sul piano imprenditoriale il risultato è anche peggiore. Il ricavo della vendita è certamente inferiore a quello auspicato e che avrebbero potuto realizzare la scorsa estate prima della costituzione del trust. Ottanta milioni era la (folle) richiesta iniziale di Lotito che però si è dovuto accontentare di settanta in meno. La scelta di temporeggiare col trust ha avuto come risultato la presentazione, ai nastri di partenza del campionato, di una squadra inadeguata sotto il profilo tecnico e dell’esperienza e gestita da un management (Marchetti e Fabiani) comunque nominato dalla proprietà uscente. La FIGC, da par suo, non ha gestito meglio la situazione e non ha potuto fare altro che dare un ultimatum. Per fortuna ascoltato.

La scelta di Lotito di non volersi privare della Salernitana a cuor leggero non è sembrata appunto una scelta di cuore, ma è sfociata in una ossessiva visione commerciale. Visto l’obbligo di interrompere la multiproprietà e quindi di vendere, sarebbe stato certamente più intelligente (e remunerativo) farlo subito dopo la promozione in massima serie, ovvero quando il club rispecchiava un valore commerciale più alto. Meglio tardi che mai, verrebbe da dire. La speranza, per Salerno, è di non avere rimpianti per una attesissima stagione in massima serie che con scelte diverse poteva prendere un’altra piega. Anche quella di una retrocessione dignitosa. Il tempo di rimediare (forse) c’è ancora.

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