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  • Samp, i figli di Mantovani raccontano: 'Quella volta a Wembley...'

    Samp, i figli di Mantovani raccontano: 'Quella volta a Wembley...'

    • Lorenzo Montaldo
    A Genova c'è un nome che non suona come tutti gli altri. Perchè quando sentono parlare di Paolo Mantovani i tifosi della Sampdoria si emozionano ancora ora, a distanza di anni. Oggi Paolo non c'è più, ma restano i suoi figli Ludovica, Enrico, Francesca e Filippo,che continuano a perpetuare il ricordo del più grande Presidente della storia del Doria. 

    Il Secolo XIX li ha riuniti tutti, con l'eccezione del solo Filippo che vive in Spagna, per scorrere una galleria di ricordi, istantanee e foto del loro passato, a tinte blucerchiate e non: "Qui c'è papà Paolo con il cane lupo Wolf... ma nome intero Wolfgang. Abbiamo avuto prima tre pastori belgi, nomi Suez, Said e Sinai. Poi due tedeschi. Quindi il periodo degli schnauzer giganti, per finire con i due cani di montagna dei Pirenei, ai quali era molto affezionato. Nomi? Luca e Roberto" racconta Enrico, che fu a sua volta presidente del club.

    Francesca invece cita l'incontro con il Papa, dopo la vittoria del tricolore: "Quella volta che siamo andati a Roma dal Papa, dopo lo scudetto, i giocatori avevano ancora i capelli biondi. Cerezo biondo con i baffi neri. Avevo chiesto a tutti loro di mettersi in fondo. E avevo spiegato al Santo Padre la situazione".

    "Al Mugnaini invece una volta durante una rifinitura ero seduta su una panchina" continua Francesca "e Renica con un tiro mi centrò in pieno la fronte. I compagni, in particolare Paolo Conti, gli fecero credere che stavo malissimo e mi chiesero di stare allo scherzo. Si giocava in trasferta. La sera in albergo lui venne da me tutto avvilito, per scusarsi... Io ero sdraiata a letto e mi lamentavo... Quante risate".

    Anche Enrico ha dei racconti inerenti al campo dove la Samp si allenava: "Una volta mi fecero giocare una partitella. Feci un'entrata in scivolata su Brady, energica ma pulita. All'inglese. Papà mi disse con grande calma 'se gli fai male ti uccido'.

    Guardando queste foto ci si emoziona sempre. Ho rivisto tanti pezzi di un puzzle iniziato alla fine degli anni '70. Che ha rappresentato la realtà della mia famiglia e nella quale tutti noi siamo cresciuti -prosegue ancora Enrico-. Ogni volta mi sembra ci sia una sfumatura differente, Che sia una parte differente di lui. Un'immagine di un qualcosa che non c'è più. Ma non lo dico perché oggi tutto è cambiato... no. Io penso che queste foto a chi ha vissuto quel momento trasmettano tranquillità e affetto" riporta Sampdorianews.net. "Sono un'ulteriore testimonianza di una storia incredibilmente unica nel panorama italiano. E penso che sia difficile immaginarne una simile in futuro".

    C'è spazio anche per ricordi meno 'lieti': "Mi dispiace non aver vinto a Wembley - ammette Enrico- Per papà. Perché sapevamo che Luca sarebbe andato via. Però dobbiamo esserne fieri, abbiamo giocato la finale di Coppa dei Campioni con lo scudetto tricolore sul petto".

    Prende la parola anche la più giovane Ludovica: "Io sono la più piccola e la vedo sempre un po' diversamente. Per me tutto quello che succedeva era la normalità della famiglia. E con il senno di poi, mi dico che ho avuto una gran fortuna. I modelli esistono per chi può fare dei paragoni, per me era la mia vita. Nel bene e nel male, ho vissuto la nostra storia".

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