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  • Sampdoria, il prete-tifoso con la mascherina blucerchiata: 'Ma non è una carnevalata...'

    Sampdoria, il prete-tifoso con la mascherina blucerchiata: 'Ma non è una carnevalata...'

    Nei giorni scorsi a Genova, sponda Sampdoria, è diventata virale l’immagine del prete-tifoso, intento a servire la Comunione ai fedeli indossando una stilosa mascherina recante i colori blucerchiati. Il don in questione è don Tommaso Giani, 37 anni, in servizio nella campagna toscana, a 5 km da Fucecchio. “Chiariamo però: non è stata una carnevalata, semplicemente ho voluto regalare un sorriso ai miei amici doriani e così ho chiesto a un'amica di farmi questa foto...” ha raccontato a Il Secolo XIX don Tommaso. I fedeli, però, non sembrano aver notato nulla: “Per la verità no. Siamo in un paesino in Toscana, l'età media della messa è abbastanza alta, molti non avranno neppure collegato la mia mascherina a una squadra di calcio. Fosse successo a Genova non ne parliamo. La ‘fede’ doriana? L'ho già raccontato molte volte in passato: merito degli studi all'università a Genova, negli anni favolosi di Cassano, e al fatto che al cuore non si comanda”.

    Don Tomaso però non è troppo felice dell’attenzione mediatica: “In realtà non posso dire di essere contentissimo perché è stato un gesto simpatico ma non vorrei venisse interpretato appunto come una carnevalata. L'ho fatto solo per regalare un sorriso in un periodo per tutti difficile. Teniamo anche conto che la mascherina dobbiamo indossarla tutti per forza e in fondo per metterla di un altro colore ho optato per i colori più belli del mondo: i nostri ovviamente”.

    Il prete-tifoso, però, non è nuovo a imprese degne di nota legate al tifo. Ad esempio, quando la Samp affrontò nei preliminari di Europa League il Vojvodina, si sobbarcò la trasferta Genova-Novi Sad in autostop: “Diciamo che in quella circostanza il mio pellegrinaggio non ha portato troppo bene purtroppo” scherza. Genova, però non è solo la Samp per don Tomaso: “Ho radici familiari, tanti amici, tanti ricordi degli studi e naturalmente l'esperienza nella comunità di Don Gallo, al fianco a un sacerdote di strada che mi ha lasciato una traccia indelebile dentro. E poi, ovvio, la Samp”.

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