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  • Sampdoria, l'avvocato Di Cintio a CM: 'Vi spiego la vicenda Eto'o-Olinga e il crack Livingston'

    Sampdoria, l'avvocato Di Cintio a CM: 'Vi spiego la vicenda Eto'o-Olinga e il crack Livingston'

    • Lorenzo Montaldo
    Negli ultimi mesi, i tifosi della Sampdoria sono stati chiamati a destreggiarsi tra termini giuridici propri del diritto sportivo, ricorsi, esposti alla Fifa e possibili decadenze. Difficile raccapezzarsi, per chi non si destreggia quotidianamente tra tribunali e giustizia.

    Il caso Eto'o-Olinga è arrivato un mese dopo la conclusione della vicenda Livingston, ossia il 
    crack della compagnia aerea di Ferrero. Una sentenza sancita con il patteggiamento dell'imprenditore ad una pena di un anno e dieci mesi, che aveva portato alla ribalta la possibilità di una decadenza del numero uno di Corte Lambruschini dalla presidenza della Sampdoria. Per fare chiarezza sulle vicende legali che stanno interessando i blucerchiati in questo periodo, Calciomercato.com ha avuto il piacere di contattare l'avvocato Cesare Di Cintio, esperto in diritto sportivo della DCF Sport Legal:

    Avvocato, per quanto riguarda la questione Olinga-Eto'o-Sampdoria, lei che idea si è fatto? 

    "Sarebbe interessante sapere che tipo di pattuizioni avevano preso le parti. Tutto dipende dal tipo di accordi che c'erano in origine, e soprattutto se erano scritti, perchè se non ci sono documenti scritti stiamo parlando del nulla. Se invece esiste un documento scritto, dal momento che mi sembra di capire che il signor Eto'o lamenta un mancato pagamento di 300.000 euro, bisognerebbe capire da cosa dipende. Sembrerebbe, uso il condizionale che è d'obbligo, che la Sampdoria si difenda dicendo che si sarebbe trattato di una problematica legata a norme sui trasferimenti internazionali. Bisognerebbe capire anche quale è esattamente la condizione di Olinga, se è giocatore extracomunitario e i posti da extracomunitari erano coperti era chiaro che il tesseramento non si sarebbe potuto perfezionare". 

    Insomma, bisogna chiarire se esistono o no tracce di quanto dichiarato dalle parti?
    "Si, dipende tutto dal tipo di accordo. Se c'è una traccia di un documento, è possibile chiarire la vicenda, se non ce ne sono, tutto diventa più complicato. Bisognerebbe ricostruire le dinamiche anche senza documenti contrattuali, ma con scambi di mail, inviti recapitati al giocatore, oppure semplici scambi di corrispondenza ordinari. Se esistono mail nelle quali si dice 'si, vieni a Genova a fare uno stage', e poi altre successive tipo 'quanto costa il giocatore, costa 300.000 euro' allora siamo davanti ad una traccia scritta. Il problema, a quel punto, sarà come instaurare un contenzioso e davanti a quale organo".


    Ecco, in caso Eto'o avesse ragione, quali sono i rischi per la Samp?
    "Di rischi da un punto di vista sportivo, in assenza di un contratto che vincola la Sampdoria da cui emerga un inadempimento, non ce ne sarebbero, se non di carattere economico. In poche parole, una multa. E' chiaro che però potrebbero essere ravvisate, ma questo è tutto da provare, violazioni di carattere disciplinare se vi sono stati comportamenti non conformi ai principi di lealtà, probità e correttezza che le parti devono sempre tenere nei rapporti contrattuali. Però qui si parla di ipotesi che ad oggi sono difficili da percorrere".


    Eto'o e i suoi legali hanno dichiarato di voler ricorrere alla giustizia sportiva e ordinaria.
    "La giustizia ordinaria potrebbe essere un luogo dove instaurare un contenzioso di questo genere perchè davanti alla giustizia ordinaria le parti potrebbero avere possibilità istruttorie più complete che dinnanzi alla giustizia sportiva. Potrebbe essere una via".


    C'è anche, pare, un esposto alla Fifa dell'Apollon contro la Sampdoria relativo agli stipendi pagati a Olinga dai ciprioti e non restituiti dalla Samp. Ma di preciso, cosa comporta un esposto? 
    "L'esposto alla Fifa può condurre a sanzioni di ordine sportivo, ove vengano ravvisati dei comportamenti stigmatizzabili. Effettivamente però oggi da ciò che emerge dalla vicenda diventa difficile andare ad individuare delle responsabilità certe, credo però che se i difensori di Eto'o, avendo deciso di rendere tutto pubblico tramite una conferenza stampa, abbiano delle carte in mano che giustamente non espongono in questa fase. Bisogna anche capire che rapporto legava la società di appartenenza al giocatore. Ci sono ancora troppe ombre".


    Passando alla questione Livingstone, davvero Ferrero rischia la presidenza?
    "Il problema riguarda più che altro l'interpretazione della eventuale sentenza di patteggiamento, e come possa essere interpretata alla luce delle norme sportive. Se la consideriamo una vera e propria condanna, la norma sportiva potrebbe aprire ad una decadenza. C'è anche da dire a favore di Ferrero che secondo la giurisprudenza sviluppata negli anni la sentenza di patteggiamento non può essere paragonata da un punto di vista tecnico ad una di condanna. E' vero che ha una motivazione, ma ha anche una visione sommaria dei fatti, la parte in un certo senso rinuncia a difendersi. Il problema è che se da un punto di vista della giustizia ordinaria il patteggiamento non può essere considerato una condanna, da un punto di vista di giustizia sportiva non abbiamo un precedente". 


    Lei come agirebbe, se fosse in Ferrero? 
    "Mi concentrerei sul fatto che il patteggiamento non è una vera e propria condanna. Su questo punto credo ci sia possibilità di discussione, se dovessi trovarmi in una situazione del genere contesterei l'interpretabilità della sentenza di condanna a fronte di un patteggiamento ai fini della decadenza. Questo perchè il patteggiamento porta le parti a concordare la pena, non a concordare la responsabilità, ed è questo che la differenzia". 


    Qualcuno ha fatto notare che è strano un ricorso in Cassazione, come fatto dai legali di Ferrero, dopo un patteggiamento concordato.
    "Il ricorso in Cassazione uò avvenire in determinate situazioni elencate nel codice di procedura penale. 
    La parte può ricorrere in Cassazione per evitare che la sentenza passi in giudicato. In questo caso si tratterebbe di una strategia della difesa per posticipare il passaggio in giudicato della sentenza, e guadagnare tempo rimandando il problema in un secondo momento. Credo che Figc e Sampdoria stiano discutendo su che interpretazione dare del patteggiamento. Nel frattempo chi assiste Ferrero ricorre in Cassazione non tanto per contestare il patteggiamento, ma per avere un po' più di tempo e capire come agire". 

    Ipotizziamo lo scenario peggiore: il patteggiamento viene considerato come una condanna, chi ha una sentenza del genere deve comunicarlo alla Figc e lasciare la presidenza?
    "La norma è abbastanza chiara. Con l'entrata in vigore dell'attuale normativa, chi presiede una società deve 
    comunicare alla federazione anche il proprio casellario giudiziario. E' una certificazione che viene richiesta. Il problema è giuridico: come interpretare il patteggiamento davanti alla giustizia sportiva? Se viene interpretata come vera e propria condanna, si va verso la decadenza, altrimenti il Presidente può rimanere in carica".

    Ferrero però potrebbe rimanere proprietario, magari cedendo la carica di presidente ad un'altra persona? 
    "Si tratta di strategie aziendali, è ovvio che non decadebbe dall' essere titolare delle quote, ma solo dal ruolo dirigenziale. Questa norma però può essere considerata molto limitativa, perchè sostanzialmente si va ad impedire ad un imprenditore di esercitare una propria attività. Da un punto di vista civilistico non impedisce di esercitare l'attività dal punto di vista commerciale, ma solo sportivo. Sarebbe quasi come limitare il diritto di proprietà".

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