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  • Sampdoria, retroscena Giampaolo: 'La dignità non ha prezzo', disse a Cellino

    Sampdoria, retroscena Giampaolo: 'La dignità non ha prezzo', disse a Cellino

    • Lorenzo Montaldo
    Un uomo tutto di un pezzo. Disposto a rinunciare anche ai soldi pur di mantenersi coerente e fedele alle sue idee. Questo è il ritratto che tracciano a Cagliari di Marco Giampaolo, un allenatore che in rossoblù ha vissuto un periodo non semplice nella storia recente del club.

    Domani con la Sampdoria Giampaolo tornerà a Cagliari. L'Unione Sarda, nel tratteggiare il personaggio che sta dietro all'allenatore, racconta un retroscena legato alla sua esperienza in Sardegna e al suo rapporto travagliato con Cellino. Ma prima, per comprendere l'aneddoto, occorre riprendere brevemente l'esperienza di Giampaolo alle dipendenze dell'attuale patron de Leeds. Il mister blucerchiato ha vissuto al Sant'Elia il biennio 2006-2008. Con fortune alterne, per la verità.

    Nella prima stagione in rossoblù, il primo esonero arrivò a dicembre 2006. Udinese-Cagliari 3-1, una partita surreale in cui tutti sapevano che il tecnico, a fine gara, sarebbe stato cacciato. Dopo la parentesi Colomba, però, Giampaolo venne richiamato. Decisione azzeccata, perchè sotto la guida del tecnico nato a Bellinzona il Cagliari si salvò. L'anno dopo Giampaolo fu riconfermato. Sino a novembre 2007, sino ad un pranzo... indigesto.

    Già, il pranzo con Cellino. Era un lunedì, la domenica il Cagliari era stato sconfitto al Sant'Elia 1-3 proprio dalla Sampdoria. Quando il destino ci si mette d'impegno, crea davvero intrecci curiosi. Ma torniamo a Cellino e a Giampaolo. L'allora presidente del Cagliari insistette per raggiungere il mister a pranzo in un ristorante, 'almeno per il caffé'. I due si incontrarono, l'imprenditore rincuorò l'allenatore per la sconfitta, gli rivelò di essersi pentito di averlo cacciato l'anno prima, immedesimandosi in lui e pensando ai disagi che aveva procurato a lui e alla sua famiglia (la figlia era stata iscritta a scuola in Sardegna). Tutto perfetto, se non fosse che, una settimana dopo, il 13 novembre, Giampaolo fu nuovamente esonerato. Tra l'altro dopo Roma-Cagliari, una partita che non venne giocata: era morto Gabriele Sandri.

    Come poteva reagire, il tecnico nato a Bellinzona, alla terza chiamata da parte di Cellino? Qualcuno forse avrebbe accettato, non Giampaolo. "Pur nella consapevolezza del danno economico che ne deriverà, rinuncio a tornare a Cagliari. L'orgoglio e la dignità non hanno prezzo". Questa la nota che il legale dell'allenatore consegnò alla stampa. 

    Giampaolo, comunque, è rimasto legato a Cagliari e alla Sardegna. Una piazza dove anche di lui si ricordano con affetto. "Ha lasciato il segno insegnando calcio" scrive sempre L'Unione Sarda nel pezzo a lui dedicato. "La sua organizzazione difensiva ha fatto giurisprudenza in rossoblù. Il Maestro. A trarne vantaggio sono stati diversi successori, compreso Max Allegri. E soprattutto Diego Lopez, punto di riferimento in campo, diventato poi col tempo uno dei suoi discepoli in panchina".

    Mai banale, sempre coerente, sempre immerso nel suo lavoro fino al collo. A testa alta, anche di fronte a presidenti difficili. Meglio chiedere a Cellino per ulteriori informazioni: perchè Giampaolo, quel pranzo, ancora non l'ha digerito.

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