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  • Sampmania: adesso fate silenzio

    Sampmania: adesso fate silenzio

    • Lorenzo Montaldo
    Adesso che avete confezionato il delitto perfetto, adesso che siete riusciti a portare a termine un piano diabolico iniziato il 10 giugno del 2012, il giorno dopo Varese, fate silenzio. Adesso che avete finalmente ottenuto l’unico risultato possibile dal disegno mefistofelico e perverso architettato per così tanto tempo, tacete e godetevi il vostro scempio. Adesso non vi stupite. Non vi è concesso, perché lo avete apparecchiato voi questo disastro. Voi che avete consegnato una macchina sportiva da 300 cavalli in mano ad un tizio senza patente, bendato e con una birra in mano, e ora fingete di meravigliarvi se si è schiantato alla prima curva e l’ha distrutta. 

    Adesso fate silenzio. Tutti. Facciano silenzio i giocatori, degni rappresentanti della moralità societaria. Non riesco a comprendere come un professionista, uno che ha dedicato tutta la sua vita ad uno sport, accetti supinamente certe figure barbine. Gli stipendi in ritardo, l’incertezza, le difficoltà: tutte attenuanti. In realtà si tratta solo di giustificazioni per evitare di fare il proprio lavoro. Che poi, l’ultima tranche mi pare sia stata versata. Loro, i giocatori, di fatto sono stati pagati, a differenza per esempio dei dipendenti. Eppure le maglie lavate e stirate le avevano lo stesso, gli alberghi prenotati idem.Cosa hanno dato in cambio? Faccia silenzio Stankovic, con i suoi proclami buoni per i social network e le sue conferenze stampa per i tifosi. “Difendiamo l’orgoglio della Sampdoria fino alla fine”, aveva detto prima di Udine. L’orgoglio è durato nove (NOVE!) minuti. Basta con le frasi fatte, basta con le prese in giro. Numeri alla mano, sarete ricordati come la più brutta Sampdoria di sempre. 

    Facciano silenzio quelli che, in questi anni, hanno coscientemente o incoscientemente coperto il misfatto. Facciano silenzio i favoreggiatori, i tre o quattro tizi schierati sempre in difesa di Ferrero, impegnati quasi come per lavoro a magnificare e glorificare l’opera di colui che, ad oggi, è riuscito nel compito di assicurarsi il titolo di peggior presidente della storia della Sampdoria. Alcuni sono spariti, altri imperversano solo sui social, qualcuno si mimetizza e si nasconde, come i nazisti prima di Norimberga. Forse sperano di poter fuggire in Argentina. In effetti la gente è strana, purtroppo tanti dimenticano subito, e ad intorpidire le acque loro sono dei fenomeni. Si sono allenati per anni.

    Facciano silenzio quelli che, tra una cessione e l’altra, hanno inventato favole di distrazione di massa. Facciano silenzio quelli che hanno dato per venduta la Sampdoria almeno una decina di volte, quelli che ancora scrivono papiri interminabili di scemenze, quelli che si sono volatilizzati e quelli che hanno dato spazio a ciarlatani e mitomani. Facciano silenzio perché il loro unico compito concreto è stato distogliere il bersaglio della gente, assopire e addormentare i moti di critica e inquietudine.“Non è il momento di contestare, c’è qualcuno dietro alle quinte che lavora per noi, ma va lasciato in pace”, “Ferrero ormai non conta niente”, “Segnatevi questa data”, “Il CdA è composto da professionisti e tifosi”: tutte belinate sulla nostra pelle. ‘Cui prodest’, in italiano ‘A chi giova?’. Se lo chiedevano nell’Antica Roma. Fatelo pure voi, interrogatevi con una domanda, e datevi la vostra risposta. 

    Faccia silenzio il CdA, che avrà pure tentato di salvare il salvabile, ma ha ottenuto l’esito opposto, allungando l’agonia, mantenendo la barra dritta mentre il proprietario era in carcere, per consentirne poi il rientro in grande stile. Faccia silenzio, soprattutto, l’avvocato Romei. Il giorno dopo una partita del genere, ve lo garantisco, l’ultima persona che i Sampdoriani vogliono sentir parlare è il tizio che il virus lo ha coltivato, inoculato, accudito e reso letale. Sentirlo dissertare di “giorno dolorosissimo e tristissimo”, di “dedicarci all’obbiettivo di salvare il club” quando sempre lui, pochi mesi fa, ammetteva di essere ancora “Il legale di Ferrero” è insopportabile.  Secondo Romei è colpa della stampa, delle notizie troppo allarmistiche che avrebbero allontanato chi voleva investire. Davvero pretende di farci bere una simile versione? 

    Non solo, ma il volto societario scelto per interfacciarsi con un pubblico frustrato, avvilito e depresso è lo stesso dell'avvocato che, non più tardi di pochi mesi fa, lo scorso ottobre, ci regalava perle come questa: “La gestione di Ferrero é stata buona. Mi dispiace per la situazione in cui siamo ma nei 7 anni che siamo stati qua nessuno può dire niente alla gestione. Non la vivo come una macchia. Ho fatto mio dovere professionale e ho sempre operato in assoluta correttezza. Non mi sento responsabile per i 7 anni di Ferrero, ci sono stati comportamenti criticabili ma la gestione era buona”. La mia preferita, però è: “Che io sia stato la persona che l'azionista lo ha portato qua, è un dato di fatto. La città non mi vuole per questa macchia? Me lo dica e torno indietro”. La città lo ha fatto, mi creda avvocato. Lo ha fatto, ma lei è sempre lì. E parla, quando sarebbe il caso di stare zitto.

    Faccia silenzio Ferrero. Non mi aspetto raziocinio da lui, né buonsenso, men che meno rispetto. Ma il silenzio oggi glielo chiedo lo stesso. Faccia silenzio anche Garrone, tanto è abituato, e la pianti con i comunicati piccati e nevrotici che sembrano caduti da Marte. A Genova abbiamo un modo di dire, rende bene l’idea: “Ancora che te ne viene?”.  Due righe in politichese non bastano per fare dietrofront in caso di parola non mantenuta, e neppure un’intervista in cui racconti la tua verità. Facciano silenzio tutti, soprattutto io. Intanto oggi non ho più niente da dire, e soprattutto non ho nemmeno voglia di farlo.

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