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  • Sampmania: alcune contraddizioni di Massimo Ferrero
Sampmania: alcune contraddizioni di Massimo Ferrero

Sampmania: alcune contraddizioni di Massimo Ferrero

  • Lorenzo Montaldo
Massimo Ferrero è un dritto. Con tutte le accezioni, anche positive, che questo termine contiene. Il patron doriano è scaltro, molto, e nei rapporti d’affari è tutt’altro che prevedibile e noioso. In questi anni gli aggettivi per lui si sono sprecati: furbo, martellante, sveglio, imprevedibile, istrionico, tutti quelli che volete. Di certo c’è che sa tirare sul prezzo come pochi, e che non molla un centimetro in fase di trattativa. Da qualche tempo, però, Massimo Ferrero si contraddice, afferma una cosa e ne pensa un'altra. Il che va bene, rientra nel personaggio, a patto però che poi si evitino presunte lezioni di stile e insulti alle categorie varie ed eventuali (ai colleghi giornalisti, ad esempio, ma anche a chi osa semplicemente contestare l’operato o i modi del patron).

Per quanto riguarda la comunicazione mediatica, la vicenda della cessione della Sampdoria può essere oggetto di studio ad Harvard. Tutto è cominciato dalle prime voci e conseguente promessa di querele. Minaccia accompagnata dagli alleluia di quella fetta di pubblico composta dai cosiddetti ‘Ferrero boys’, specie oggi improvvisamente in via d'estinzione, che vedeva nei giornalisti il peggior pericolo mondiale. Poi si è passati alla fase del ‘sono tutte balle’, per arrivare infine alle varie smentite, alcune davvero poco credibili. Specialmente quelle a seguito di dichiarazioni specifiche e diametralmente opposte, rilasciate dalla controparte nella trattativa. Alcune smentite sono state sparate addirittura dopo un viaggio a New York: quando mai si è visto un venditore volare dall'altra parte dell’oceano per incontrare un (potenziale?) (supposto?) acquirente? Poi, quando la cosa non si poteva più nascondere, ecco un altro must: il periodo del “Sto costruendo una grande Samp, qualcuno vuole destabilizzare, non voglio cedere e comunque ho ricevuto offerte ridicole”. Come se un gruppo composto da massimi finanzieri internazionali si divertisse a trattare e a perdere tempo offrendo cifre irrealistiche, incapaci di smuovere l’attenzione di un Ferrero qualunque, peraltro evidentemente sempre ben disposto ad ascoltare, dal momento che si è giunti sino a questo punto. E' interessante osservare anche questo tentativo da parte di Ferrero di esternalizzare la responsabilità, puntando il dito contro un ipotetico terzo soggetto interessato, per chissà quale motivo, a complicare la vita alla Samp. E' un tema ricorrente, nei suoi discorsi. Che poi, per non 'destabilizzare l'ambiente', forse dovrebbe essere lui per primo ad evitare certe asserzioni sul Palermo, tanto per fare un esempio. 

Nel frattempo ci sono state altre cadute di stile e altre affermazioni quantomeno rivedibili. Ferrero ha tirato in ballo più volte “Il signor Vialli”, in quella che ricorda veramente da vicino una crisi di gelosia, dovuta probabilmente all’attenzione mediatica e all’affetto di cui gode l'ex bomber. Lo posso anche capire: il patron della Samp ha bisogno delle luci del palcoscenico e dell'adrenalina da palco, Vialli sotto i riflettori c'è da mesi senza bisogno di strepiti e di balletti, per di più non avendo mai pronunciato neppure una parola in merito alla cessione. Il Viperetta ha inoltre dipinto Giampaolo come uno che non ama la Sampdoria. Un concetto, quello dell'amore, tirato in ballo a ripetizione ma ormai trito e ritrito, anche perchè ha generato ulteriori contraddizioni. Parlando di amore per la Sampdoria, Ferrero ha citato più volte la Roma e la sua passione per i colori giallorossi, sublimando nel paradossale invito rivolto a Totti, “Prendiamoci sta Roma”. Tutto ciò prima di spalancare all'ex capitano giallorosso le porte di casa Samp, beninteso.

L’ultima, grande contraddizione invece forse si rivelerà quella decisiva. Ferrero ha ammesso di aver messo in vendita la Sampdoria, e di sognare il Palermo. Ha di nuovo tirato fuori il concetto dell'amore, beato lui che è capace di provarne così tanto. Non contento, ieri ha rincarato la dose affermando di volere il Palermo da due anni. Ma come, non erano tutte bufale? Non era proprio il periodo in cui la Sampdoria veniva definita una figlia, per cui ‘ci si faceva il culo’ e si ‘sputava sangue’? ‘L’unico pensiero’, 'l'unico amore' e via di seguito? L’ultima intervista di Ferrero, in cui viene esplicitato il suo desiderio di liberarsi della Samp, rappresenta evidentemente un punto di non ritorno. E' una contraddizione troppo grossa per uscirne indenni, neppure con qualche piroetta stilistica da acrobata della parola.

Come volevasi dimostrare, poche ore dopo aver buttato giù questo Sampmania, a Genova è deflagrata la notizia dell'incontro che sarebbe in programma oggi a Londra. Non so ancora quale sarà l'esito del faccia a faccia, non sono neppure sicuro che si tenga, questo incontro. Non intendo nemmeno dare giudizi sulla persona Ferrero (non ne ho la caratura morale), né sull'operato alla guida della Sampdoria, ci sarà tempo e modo. So anche che alcuni dei lettori legittimamente non si sentono particolarmente toccati dalla passione di Ferrero verso questa o quella squadra o dalle sue uscite, fortunatamente a questo mondo non siamo tutti uguali. Ma mi preme sottolineare le tante, recenti contraddizioni che hanno coinvolto quello che ad oggi è il presidente della Sampdoria, e che per sua diretta ammissione sogna di ricoprire questa carica da un'altra parte. Vi faccio notare ancora una curiosità, però. L'ultima sparata di Ferrero, quel 'Sono romanista e romano, quando Pallotta andrà in pensione, io ci sarò' era arrivata il 24 marzo, pochi giorni prima di quello che poteva rivelarsi un primo closing con il gruppo Vialli. Soltanto una coincidenza? Io ormai alle casualità in questa vicenda non ci credo molto.

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