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  • Sampmania: bella come il Birra Moretti o la coreografia della Coca Cola

    Sampmania: bella come il Birra Moretti o la coreografia della Coca Cola

    • Lorenzo Montaldo
    Piccola premessa: raramente ho guardato una partita con minor trasporto e entusiasmo rispetto a Inter-Samp. Quando mi sono stravaccato sul divano, alle 21.30 dopo una giornata in piscina, l'ultimo mio pensiero era quello di sorbirmi una sorta di Trofeo Birra Moretti anticipato. Anzi, a questo punto si potrebbe prendere in considerazione l'idea di giocare la Serie A direttamente ad Appiano Gentile, o a Bogliasco. Che senso ha aprire San Siro, Marassi, l'Olimpico per duecento persone? Dato che il passo e l'atmosfera sono quelli da Sampdoria-Montipallidi (tipica formazione estiva affrontata dai blucerchiati per anni), tanto varrebbe disputare le prossime amichevoli direttamente al Mugnaini o alla Pinetina. Eppure, sul programma c'era scritto che quella di ieri non era un'amichevole, bensì una partita di cartello, e come tale abbiamo dovuto sciropparcela.

    Ora, penso che saremo tutti d'accordo nel sottolineare i ritmi da sgambata di luglio espressi da questo pallido surrogato di calcio. Nonostante i blandi tentativi da parte dei telecronisti di enfatizzare alcune giocate appena sopra le righe, manco si trattasse della finta di Pelé a Mazurkiewicz ai Mondiali del '70, mi pareva lampante che i giocatori di entrambe le squadre abbinassero ad una condizione fisica pietosa pure una certa rilassatezza nei contrasti e negli interventi. Quale è la conseguenza logica di tutto ciò? Semplice: la squadra con Lukaku, Martinez, Eriksen, Candreva e Barella tiene sempre la palla, quella con La Gumina, Thorsby, Jankto e Bertolacci insegue e non la prende.

    E' piuttosto evidente che le compagini maggiormente tecniche saranno enormemente aiutati dal ritmo anni '60. Inter-Sampdoria può avere un senso se la Sampdoria entra sul campo e corre il doppio dell'Inter, mordendo erba, caviglie e magari ogni tanto anche quella cosa bianca che rotola sul prato. Se il Doria si approccia ad una formazione con un monte ingaggi triplo applicando la stessa 'garra' e convinzione utilizzata dal sottoscritto nel Trofeo San Biagio al mercoledì sera, il risultato è scontato.

    La riprova è data dai trenta minuti finali, durante i quali la Samp non è che abbia dipinto calcio, eh, chiariamolo. Anzi, tutt'altro. Se mai, si sono palesati ancora più lampanti i limiti e le difficoltà in fase di costruzione di una squadra che sino a ieri aveva realizzato complessivamente 28 gol, di cui però 16 messi a segno da calciatori inizialmente tenuti fuori dalla formazione titolare tra infortuni, prevenzione e condizioni ancora precarie. Se non altro però nell'ultima mezz'ora, dopo aver leggermente aumentato l'intensità di corsa e il dinamismo, il Doria ha restituito un briciolo di senso ad un canovaccio saldamente incanalatosi sui binari della disfatta. Cosa è successo? Credo che la spiegazione sia piuttosto banale: l'undici di Conte ha semplicemente finito la benzina, quello di Ranieri invece (aiutato anche dal ritorno al confortante 4-4-2) ne aveva ancora una piccola riserva, ed è riuscito a concludere dignitosamente la prima apparizione di questo stramaledetto campionato che non appassiona proprio nessuno.

    Ecco, a proposito di Ranieri, ritengo piuttosto ingenerose alcune critiche fatte al mister. Il tentativo della difesa 'a tre' (che poi sostanzialmente era a cinque) è stato rimandato a data da destinarsi, ma era legittimo. Contro squadre come l'Inter, che palleggiano a centrocampo e tra le linee, non può reggere, ma Ranieri se n'è reso conto e ha corretto a gara in corso, poco male. Che il Doria fosse Quagliarella-dipendente, invece, Sir Claudio lo sapeva da parecchio. Sostengo già da tempo che il tecnico doriano stia facendo tutto il possibile con una formazione che, al netto degli inguaribili ottimisti convinti di 'avere la squadra più forte sulla carta rispetto alle altre in lotta per non retrocedere', si trova si trova esattamente nella posizione di classifica consona a cifra tecnica e caratteriale. Quantomeno per ora.

    Da adesso in poi, si entrerà nella roulette russa di un campionato imprevedibile, inteso non con accezione positiva, bensì noioso e artefatto, proprio come gran parte delle cose artificiali di questo mondo. Inter-Sampdoria era solo un antipasto. L'unica cosa che possiamo augurarci, a questo punto, è di fare risultato contro Bologna, Lecce e Spal, mettere fieno in cascina e lasciarci alle spalle il prima possibile questa disastrosa Serie A, brutta come una coreografia della Coca Cola.

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