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  • Sampmania: continuiamo a fingere che vada tutto bene

    Sampmania: continuiamo a fingere che vada tutto bene

    • Lorenzo Montaldo
    Questo Sampmania sarà noioso, senza particolari battute o scherzi. Io vi ho avvisato. E’ brutto, è domenica, la Sampdoria ha perso un’altra partita, non siamo neppure ad ottobre – che per inciso è il mese assieme a novembre che odio di più nell’anno - e ci ritroviamo già costretti a guardare alla gara di Verona come ad un match cruciale per il cammino doriano. Provateci voi a essere sorridenti, io non ci penso proprio. Andare alla sosta con 6 punti sarebbe vitale, anche perché il turno successivo a Marassi arriva la Roma, tanto per gradire. Continuo a sentirmi dire che sono pessimista, che il calendario era molto complicato (innegabile), che perdere con Inter, Lazio e Napoli ci sta, e che contro la Fiorentina in serata era plausibile anche una sconfitta. Tutto vero, ma al di là degli slogan da ultrà, quelli tipo ‘Serie A o Serie B noi saremo sempre qui’, credo che sia più interessante lanciarsi in qualche ragionamento magari scomodo, piuttosto che ridursi ad un’analisi buonista del momento, cercando attenuanti e scusanti a tutti i costi. Altrimenti rischiamo di fare come gli struzzi: testa infilata sotto alla sabbia, e via. Alcuni si dilettano in questa pratica già da tempo. A furia di dire che tutto va bene, o peggio ancora di liquidare preoccupazioni e analisi con battute e sfottò, si rischia di arrivare a gennaio con l’acqua alla gola senza nemmeno rendercene conto. Se invece volete leggere un pezzo farcito di ‘ho visto miglioramenti, la Samp è in ripresa’ ogni domenica, non lo troverete qui per adesso. Purtroppo, aggiungo.

    Il problema di chi fa il mio mestiere e si occupa della squadra che fin da bambino lo ha appassionato e conquistato, è che spesso si ritrova a dover scindere tra quello che è il lavoro del giornalista – analisi dei fatti, dei numeri, delle situazioni – e quelle che sono le speranze mosse dalle viscere e dalla componente affettiva. Anche io mi auguro che la crisi della Samp sia passeggera, e che questi giocatori siano più forti di quelli del Verona, o di quelli di Bologna, Lecce e Spal (le famose partite abbordabili arriveranno anche per noi, dopo la sosta e la sfida con la Roma). Anche io spero che la difesa cominci a registrare i movimenti, che l’attacco recuperi affiatamento e facilità di trovare la rete. Poi però guardo i numeri, e mi sembrano impietosi: la Samp dopo oggi rischia di mettere a referto il peggior attacco della Serie A, dal momento che mentre scrivo Udinese, Verona e Milan devono ancora giocare, ma in compenso ha già per distacco la peggior difesa. Questo non è catastrofismo, è semplice cronaca. 

    Non voglio limitarmi a liquidare la sconfitta con l’Inter pensando che a rifilarci tre pappine è stata una formazione in lotta per lo Scudetto. Ritengo sia più giusto andare a fondo nella sfida. L’Inter ad esempio non è mai stata realmente spaventata dalle iniziative blucerchiate. La formazione di Conte non ha neppure particolarmente accusato l’inferiorità numerica, merito di un organico decisamente più forte e meglio allenato, certo, ma colpa anche della pochezza blucerchiata. La Samp del primo tempo è stata rinunciataria, in balia delle iniziative nerazzurre, mentre l’undici della ripresa ha organizzato sì una reazione, ma di breve durata e decisamente troppo arruffona. Gli uomini in campo erano fuori posizione, slegati gli uni dagli altri, e incapaci di muoversi in sincrono. Ciò non dipende dal trovarsi al cospetto dell'Inter o dalla forza dell’avversario di turno, ma da un discorso più complesso che coinvolge numerose concause.

    Logicamente questa riflessione riguarda anche l’allenatore della Sampdoria. Nello scorso Sampmania parlavo di ‘confusione’, concentrandomi principalmente sull’aspetto societario, ma in piena confusione pare anche Di Francesco. Quando un allenatore cambia quattro moduli in corso d’opera, è evidente che stia tentando tutte le soluzioni a sua disposizione. Le difficoltà però sono strutturali, più profonde e radicate. Il Doria ha cominciato la gara con la difesa a tre e un folto centrocampo composto da cinque giocatori, poi è passata al 3-4-1-2, poi al 3-4-3 e ha chiuso con una difesa a quattro, il solo Vieira al centro del campo e tre trequartisti alle spalle delle due punte. Qui non si tratta di semplici aggiustatine, bensì di tentativi disperati per rimettere in piedi una gara che non è mai stata realmente in bilico. Per inciso: io non scarico affatto tutte le colpe sul tecnico. Non sono uno di quelli che a fine mercato lo considerava un martire, perché non aveva ricevuto i rinforzi richiesti, e oggi lo mette in croce se la squadra, fondamentalmente, non è così forte. 

    Altra considerazione probabilmente impopolare: Quagliarella non si tocca per diritto divino, e su questo siamo tutti d’accordo, ma forse è giunto il momento di prendere in considerazione la possibilità di alternarlo ad altri giocatori. Il problema però è che dal mercato non è arrivato il vice Quagliarella tanto atteso: e questo chiude il cerchio, e ci riporta a quella che è la causa scatenante dei problemi doriani, e credo anche delle difficoltà di Di Francesco. In tutta questa situazione, a farne le spese sono i tifosi della Sampdoria, che rimangono sospesi in attesa di un'offerta societaria che, a questo punto, non penso arriverà. Quantomeno, non adesso. Non avrebbe neppure troppo senso: pagare 100 un bene che potrebbe valere 50 soltanto aspettando pochi mesi non sarebbe sensato. E' terribilmente logico, e lucidamente triste. 

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