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  • Sampmania: dieci, cento, mille Viviano

    Sampmania: dieci, cento, mille Viviano

    • Lorenzo Montaldo
    Di sicuro, con un titolo così, qualche insulto (diciamo critica, meglio) mi arriverà di certo. Ne sono consapevole, e me li terrò tutti, dopo il naufragio di Cagliari non può andare diversamente. Sarò di parte, quello che volete, ma a gettare la croce addosso a Emiliano Viviano proprio non ci sto. 

    La 'papera' clamorosa del portierone della Sampdoria è stata una terribile doccia gelata. Peggio anche per certi versi del rigore di Totti in Roma-Samp, peggio del gol di Bacca contro il Milan. Ho assistito immobile a quel pallone che rotolava lento e beffardo verso la riga di porta, cercando di comprendere e metabolizzare il liscio del numero 2 blucerchiato. Un errore concettuale, prima ancora che tecnico: avrei compreso maggiormente un pallone 'ciccato' di destro, piuttosto che un goffo tentativo di sinistro. Da Viviano, comunque, non te lo aspetti mai e poi mai.

    Poi però ho visto la disperazione sul volto di quell'omone di quasi due metri, sdraiato prono a terra con la faccia tra le mani. Ci ho letto lo scoramento e l'incredulità che si vedeva riflessa in tutti i tifosi blucerchiati. E ho realizzato, o meglio, mi sono ricordato che la Samp a Viviano deve tanto. Gli deve la Serie A, tanto per dirne una, gli deve un attaccamento e una serietà che non si trova in nessun altro - o quasi - elemento della rosa. Mi sono ricordato che stiamo parlando di uno dei migliori 3-4 portieri italiani, la scuola per eccellenza a livello mondiale. Ho pensato che l'errore concettuale a monte del gol subito, prima ancora che di Viviano, è stato lasciare una prateria a Melchiorri lanciato a rete. E ho pensato anche che se gli altri dieci giocatori avessero la metà dello spirito dell'ex Fiorentina, la Samp contro il Cagliari non avrebbe mai e poi mai perso

    Il dato preoccupante, se mai, è quello di una squadra che si è persa strada facendo. 'Voliamo bassi, e con Giampaolo', avevo scritto dopo le due vittorie iniziali, che avevano caricato di eccessive aspettative questa squadra. Mi sento di sottoscrivere anche oggi questo pensiero, in tutte e due le due affermazioni. Credo che l'allenatore blucerchiato abbia notato benissimo da solo quali sono le debolezze di una squadra partita a mille ma spezzata, al primo soffio di vento, dal filotto di tre sconfitte, diventate quattro, che hanno minato le certezze acquisite nelle prime giornate.

    La difesa, purtroppo, non è all'altezza. Era sotto gli occhi di tutti a fine mercato, è sotto gli occhi di tutti anche oggi. Un centrale del livello di Silvestre sarebbe servito come il pane, e De Silvestri non andava venduto: sono ripetitivo? Lo so. Ma a Cagliari, oltre alla retroguardia, presa di infilata due volte dopo errori macroscopici, è mancato il reparto che più di tutti pareva completo e affidabile, ossia il centrocampo. Se a ciò assommiamo un attacco in affanno fisicamente (e forse era il caso di concedere un po' di riposo almeno a Quagliarella), il risultato non può che essere una Samp impalpabile e molle. Una Samp che aveva puntellato in maniera neppure troppo pulita una partita scivolatagli via dalle mani, ma che meritava di perdere, papera o non papera. 

    Sei giorni di tempo possono bastare a restituire certezze, a ridare smalto ai Muriel e ai Ricky Alvarez, a inserire ancor di più Praet nei meccanismi del mister, a correggere quei difetti che tutti riusciamo a notare, figurarsi Giampaolo. Contro il Palemo vedremo un'altra gara, ne sono convinto. E non è una frase fatta, lo penso davvero: a Cagliari sono mancati i giocatori di esperienza, i 'pirati'. Non ripeteranno l'errore. La Samp sarà una squadra completamente diversa. Una squadra, se fosse per me, con dieci, cento, mille Viviano.

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