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  • Sampmania: Giampaolo sta cambiando anche la carriera di Defrel, e non ce ne siamo accorti

    Sampmania: Giampaolo sta cambiando anche la carriera di Defrel, e non ce ne siamo accorti

    • Lorenzo Montaldo
    A quanti giocatori Marco Giampaolo ha cambiato la carriera? Negli ultimi anni, direi a parecchi. Aveva già cominciato all'Empoli: Laurini e Saponara esplosero grazie alle sue cure, idem Dioussé, per non parlare di Mario Rui e Tonelli. Nella formazione titolare c'erano anche un certo Zielinski, oggi punto di forza del Napoli, e pure un argentino di nome Paredes, che attualmente gioca nel PSG e che nell'estate 2016 alla Roma ringraziava così il tecnico: 'Devo tanto a Giampaolo. Al video mi faceva vedere cosa sbagliavo e cosa facevo bene”. In quella squadra, che fece oggettivamente molto bene in Serie A, il mister della Samp schierava un centrocampo con Paredes in regia e Zielinski mezz'ala, potendo contare in più sull'alternativa Dioussé. Ad oggi, un reparto del genere potrebbe tranquillamente giocarsi l'Europa. Quando gli avevano consegnato Zielinski e Paredes, però, non gli avevano dato in mano due calciatori già formati: erano due ragazzini di belle speranze ed entrambi erano arrivati in Italia da trequartisti, o comunque da giocatori con spiccate doti offensive.

    Il filo rosso che collega tutta la storia di Giampaolo è proprio questo: l'allenatore di Bellinzona impazzisce se gli affidano calciatori di qualità e spiccatamente offensivi, perchè sa già di poterli trasformare in ottimi centrocampisti totali. C'è bisogno di scorgere alcune caratteristiche particolari, certo: non tutti i trequartisti possono diventare mezz'ali, ci vogliono il passo, la corsa e la struttura fisica. Ma quando si accorge che c'è margine di manovra, non ci può fare nulla. E' più forte di lui. DEVE arretrare il baricentro dei giocatori fantasiosi e tecnici, perchè uno dei fondamenti del suo credo è proprio questo: la qualità va portata il più vicino possibile al punto in cui si partorisce l'azione. C'è un concetto da tenere sempre a mente, per comprendere questo pensiero del mister: secondo Giampaolo i movimenti e i tempi si possono allenare, la tecnica no. Si può migliorare, certo – vedi Skriniar, un altro che a Giampaolo deve parecchio – ma alcuni aspetti sono innati. Per questo motivo, se parti da una buona base qualitativa, poi è tutto più semplice. 

    Non che ai giocatori in questione questa trasformazione dispiaccia. Se sono abbastanza intelligenti da impegnarsi ad imparare un nuovo ruolo, e da capire quale è l'intento di Giampaolo, poi tutto viene di conseguenza. Nuovi contratti, nuove squadre più ambiziose, una nuova carriera. Zielinski e Paredes hanno spiccato il volo, prima che Giampaolo si trasferisse a Genova. A proposito di Genova e di Samp, vi ricordate quale fu la prima idea del tecnico appena arrivato a Bogliasco? Voleva trasformare Correa, trequartista, in mezz'ala. L'argentino resterà un suo rimpianto, sono convinto che Giampaolo si fosse già immaginato tutto un percorso da fare con lui. Il calciomercato ha disegnato un altro destino per Correa, peccato. Ma sono sicuro che quella vendita un pochino la rimpianga anche la Samp: dopo un anno con il tecnico di Giulianova, Correa non lo avresti ceduto a 13 milioni. Ma questa è un'altra storia. Torniamo al concetto iniziale, e ai calciatori che Giampaolo ha trasformato. Il giochino dello spostamento da trequartista a centrocampista ha funzionato anche con Praet, che però a differenza di Zielinksi e Paredes era atterrato in Italia già più formato, e quindi ha avuto bisogno di più tempo per assimilare i nuovi dettami. Tralasciando poi i vari Skriniar, Andersen, Schick, Muriel e Bruno Fernandes, che bene o male hanno mantenuto lo stesso ruolo, la carriera Giampaolo l'ha mutata, con alcuni piccoli accorgimenti tattici, anche a gente come Linetty e Torreira. L'uruguaiano è un altro che ha scoperto l'America arretrando di venti-trenta metri il suo raggio d'azione: nasce seconda punta, diventa trequartista, passa centrocampista nel Pescara e si trasforma in un fenomeno da regista basso con la Samp.

    In questo solco credo potrebbe inserirsi a pieno titolo anche Defrel. Da un po' di tempo ormai Giampaolo lo vede trequartista. Aveva già attuato una strategia simile con Caprari, spostato da seconda punta a rifinitore. Il motivetto è sempre quello: la tecnica, la rapidità e l'imprevedibilità vanno portate anche più lontane dalla porta. Ora l'allenatore della Samp pare intenzionato a ripercorrere lo stesso modus operandi con il francese. Il punto di svolta è stato Samp-Sassuolo: blucerchiati erano incerottati, senza trequartisti, con Defrel reduce da un periodo grigio e da una settimana da incubo dopo l'incidente e conseguenti – legittime – critiche. Giampaolo lo impiegò dall'inizio, dietro alle due punte, e fu una folgorazione: rete per sbloccare la gara, e assist.

    L'idea ha tutte le carte in regola per funzionare. Defrel è veloce, e si può buttare come un treno negli spazi che aprono per lui Quagliarella e Gabbiadini: per un mediano è difficile restare attaccato ad uno con il suo passo nel breve, idem per i centrali avversari, che oltretutto dovrebbero già occuparsi delle due punte. In questo finale di campionato, l'allenatore lo ha utilizzato spesso in quella posizione, a gara in corso o talvolta anche dall'inizio, come a Parma. Ed è proprio alle spalle degli attaccanti che Defrel rende di più. Peccato per gli acciacchi delle ultime giornate: sono convinto che Giampaolo avesse incominciato a cambiare anche la carriera di Defrel, senza che nessuno se ne accorgesse. Fossi in Defrel, farei il possibile per rimanere ai suoi ordini anche l'anno prossimo. Vuoi vedere che prima o poi ce lo ritroviamo mezz'ala?

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