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  • Sampmania: grazie per aver sepolto le mie perplessità con 42 punti

    Sampmania: grazie per aver sepolto le mie perplessità con 42 punti

    • Lorenzo Montaldo
    Missione compiuta. Salvezza acquisita, nono posto e sicurezza di giocare in Serie A non sono certezze trascurabili. Perfino un vecchio - si fa per dire - brontolone come il sottoscritto, uno che non ha mai nascosto le sue perplessità sul tipo di gioco dato da Ranieri alla Sampdoria, su determinate scelte di cui mi interrogo ancora adesso, o su certe uscite credo rivedibili, deve sottolineare la portata del traguardo dell’allenatore blucerchiato. Ah, per inciso, lo faccio con estrema felicità. Quarantadue punti alla fine del campionato sono un buonissimo risultato, riuscisse a superare i cinquanta al termine della stagione diventerebbe ottimo. La Sampdoria in Calabria non era tenuta a vincere, avrebbe potuto accontentarsi. Eppure ha capitalizzato nel miglior modo possibile le energie portando a casa tutta la posta. 

    Intendiamoci, non siamo reduci da una partita epocale, da un manifesto di bel calcio o da spumeggiante gioco vorticoso. La Samp del mercoledì sera, in trasferta a Crotone, è la classica compagna da divano e copertina, neanche pizza e amici. Brutto calcio, rossoblù fuori partita dal primo al novantesimo, scarso livello tecnico degli avversari e atteggiamento stranamente rinunciatario da parte della squadra di Cosmi sono alcuni ingredienti fondamentali nel successo dello Scida. Però, allo stesso modo, bisogna attribuire i giusti meriti ai blucerchiati, glaciali nelle opportunità avute e molto ordinati nel rintuzzare le sporadiche e disorganizzate avanzate dei padroni di casa. Massimo risultato con il minimo sforzo può essere la fotografia dell’incontro. Va benissimo così.

    Oggi, a differenza di sabato scorso ad esempio, Ranieri non si è inventato nulla. Meglio. La formazione iniziale era quella prevista, priva di arzigogolate novità o inattese sorprese. Il risultato è lì a dimostrare che alle volte, le scelte più lineari, logiche e semplici premiano, anche se vengono suggerite da giornalisti, operai, avvocati o semplici tifosi, senza master a Coverciano. L’allenatore blucerchiato ha risparmiato lo stakanovista Bereszysnki, uno dei migliori in stagione, non ha rinunciato al vero perno difensivo della squadra, ossia Colley, e ha permesso a Damsgaard di rifiatare. Giusto, a mio modo di vedere, perché il danese era sembrato un po’ meno guizzante nelle ultime partite. In avanti poi ha dato fiducia alla coppia rodata. Ranieri deve dedicare, nelle lastre della sua lunga carriera, un’incisione a Gabbiadini e Quagliarella. Il 27 è eterno, la doppia cifra da cinque stagioni consecutive, tra i 33 e i 38 anni, è un risultato storico, e ci renderemo conto della sua portata soltanto tra qualche anno, ma l’impatto avuto da Gabbiadini sugli equilibri blucerchiati è stato davvero potente. L’ex Napoli fa quasi sempre la cosa giusta, restituisce brio all’intero reparto e, soprattutto, aumenta la resa dei giocatori al suo fianco. Gabbiadini è diventato un calciatore capace di far ‘giocare bene’ il partner d’attacco. E’ una dote rara e preziosa nel mondo del calcio.

    Mi pare evidente pure un altro aspetto. Ranieri ha in mano la squadra. Nessun elemento dà l’impressione di ‘remare contro’ al tecnico, neppure quelli meno impiegati o più bizzosi. Il prossimo blocco di sei gare, comunque, restituirà l’immagine definitiva della Samp 2020-2021. La posizione finale in classifica influenzerà ovviamente il giudizio sulla guida tecnica blucerchiata e sulle sue prospettive future. Io, lo ripeto, non sono il più grande fan di Ranieri. Determinati risultati si sarebbero potuti raggiungere pure in altra maniera, l’assunto ‘bel gioco, pochi punti’ mi suona incomprensibile e persino inconciliabile. Però i numeri certificano la bontà del lavoro di Ranieri, e alla fine hanno sempre ragione loro, le cifre. Quindi, ben fatto. Grazie per aver sepolto le mie perplessità sotto ad una quarantina di punti. Mi piacerebbe vederlo succedere spesso.

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