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  • Sampmania: la favola di Fedro e il giocatore di poker

    Sampmania: la favola di Fedro e il giocatore di poker

    • Lorenzo Montaldo
    Voglio raccontarvi un sogno che ho fatto. E’ inverno, rientro a casa. Fuori dalla finestra, nel paesino dell’entroterra genovese dove abito, nevica. Penso al Sampmania di domani mattina, mi metto al computer e inizio a batterlo. In questo scenario idilliaco parlo degli ultimi colpi di mercato della Sampdoria e analizzo l’ultimo innesto. Mi chiedo se è realmente funzionale alla tattica dell’allenatore, se è stato pagato una cifra congrua, se potrà inserirsi negli schemi. Mi occupo di Linetty e della sua nuova collocazione, del fatto che Ekdal è troppo importante per la Samp, insomma, di queste cose qui. Il gatto mi ronfa nelle gambe, tutto intorno è silenzioso.

    Ad un certo punto mi sveglio. Fa un freddo dannato, ma non nevica, pioviggina, e il gatto col cavolo che fa le fusa, il mio gatto è uno squilibrato e mi fissa con gli occhi sgranati, pronto ad azzannare il filo del mouse o le mie dita. Invece che parlare del mercato della Sampdoria mi trovo a raccontare di possibili fallimenti e di fallimenti certificati, di inchieste e di richieste di concordati, di advisor e di mandati a vendere. Tutta roba che il sottoscritto, per inciso, odia e non capisce. Ecco, il nodo da comprendere forse è proprio questo: io non sono felice di addentrarmi in tale argomento. Non mi piace scrivere di cessioni, di tribunali e di libri contabili. Sono stufo di indagare con professionisti del campo quali sono effettivamente i potenziali rischi per la Sampdoria. Anzi, vi dico di più, se mi fermo a riflettere mi dà fastidio persino considerare la Sampdoria ‘in vendita’, come fosse un prosciutto o un paio di pantaloni. Sono esasperato dai titoli sui giornali locali e nazionali, e dall’accostamento del nome Sampdoria a vicende che starebbero bene in ‘The wolf of Wall Street’, e di certo non tra la Valbisagno e la Valpolcevera.

    Che poi, più che un lupo, in questo caso il protagonista della vicenda ricorda più il cane della favola di Fedro. La conoscete? E’ quella della bestiola che, passeggiando con un pezzo di carne in bocca, all’improvviso nota la sua immagine riflessa nell’acqua. Credendo di scorgere un suo simile in possesso di un trancio di cibo più grosso, il cane lascia cadere il pasto in acqua per assicurarsi il nuovo pezzo di carne. La corrente, però, trascina via la carne, lasciando l’animale a bocca asciutta. E’ un racconto incentrato sulla smania di ottenere sempre di più, anche quando hai già ciò di cui hai bisogno. Credo che un paio di mesi fa a qualcuno sia sfuggito dalla bocca un pezzo di carne bello succulento, forse per avidità, forse perchè mal consigliato, o forse per entrambe le cose. Oggi però non voglio più illudermi di essere al punto di svolta, ho già compiuto l’errore una volta con la famosa lettera d’intenti, e non ho intenzione di ripeterlo. Anzi, la notizia del mandato potrebbe essere soltanto l’ennesima tattica, evidentemente riuscita, per dilatare i tempi e spostare il fuoco e l’attenzione su altri punti, in un perverso gioco delle tre carte. 

    Consentitemi un’autocitazione, perchè sono dannatamente stanco di riproporre questo genere di considerazione. L’8 ottobre, il giorno dopo la notizia del ritiro del gruppo Vialli dalla trattativa, scrivevo: “Sono abbastanza convinto che a qualcuno il bluff sia sfuggito di mano, perchè il bravo giocatore di poker sa quando sedersi e soprattutto quando alzarsi, quando prendere e uscire con l’incasso e quando invece giocarsi il tutto per tutto. Credo che l’avidità alla lunga non paghi mai, e penso anche che la Sampdoria abbia un valore di mercato definito, fissato da costosissime ed estremamente accurate analisi dei conti”. Ecco, temo si sia giunti al ‘river’, che per i non iniziati al poker texano è l’ultima carta. Al momento di mostrare il punto, il bluff è uscito allo scoperto.

    Sapete però che cosa mi fa maggiormente rabbia? Che molto probabilmente a coprire la puntata non sarà il giocatore che è andato contro alle probabilità e al buon senso, ma sarà la Sampdoria. Anzi, la giocata la stiamo pagando tutti noi, fino all’ultimo centesimo, tra umiliazioni, rospi ingoiati e sofferenze varie e assortite. L’acconto lo abbiamo già versato, rinunciando all’idea di un matrimonio con il miglior sposo possibile (se non si fosse capito, era un tizio con pochi capelli ma dannatamente affascinante). Il giocatore in questione, invece, quasi certamente si alzerà dal tavolo, si spazzolerà la giacca e lascerà il Casinò come se nulla fosse. Pronto per una nuova puntata, e un nuovo bluff.

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