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Sampmania: la vita non è un film (americano)

Sampmania: la vita non è un film (americano)

  • Lorenzo Montaldo
Da quanto tempo continuiamo a dire che il campionato è chiuso, che la Sampdoria è retrocessa, e che di speranza non ce n’è piu? Sono mesi. Mesi di ultime spiaggie, di partite della vita toppate, di occasioni sciupate. Razionalmente lo sappiamo tutti, il Doria ha due piedi e mezza gamba in Serie B da settimane. Eppure, a livello inconscio, nella nostra testa abbiamo continuato a credere al lieto fine come nei film. Già, siamo plagiati dalle pellicole sportive americane. Esempio di copione 'tipo': la squadra di ragazzini grassi e imbranati del liceo che perde tutte le partite di basket 80 a 0 improvvisamente svolta e vince la finalissima. Probabilmente, ne abbiamo visto troppi. Abbiamo continuato di nascosto, quasi con vergogna, ad auto-somministrarci il palliativo sogno del miracolo. E’ normale, è umano, è lecito. Ed è, purtroppo, tutto finto.

Ieri ci siamo svegliati all’improvviso. Adesso è proprio calata la ghigliottina sul collo di una Sampdoria agonizzante. L’esecuzione capitale dei blucerchiati, però, mi ha fatto più male del previsto. Credevo di essere ormai anestetizzato da mesi di torture invece, lo confesso, ad un certo punto del tardo pomeriggio ero tornato a provare qualcosa. Si era accesa una tenue fiammella di ottimismo in me, immediatamente soffocata dalla atroce realtà dei fatti. E’ stato urticante perché per un breve istante eravamo tornati ad assaggiare quella sensazione di vaga fiducia che non assaporavamo da chissà quanto.

In tanti non sono stati all’altezza. Tra i giocatori, per esempio, c’è l’imbarazzo della scelta. Djuricic è impalpabile da agosto, prima aveva dato colpa a Giampaolo, adesso? Sarà mica di Stankovic che lo metterebbe dentro anche zoppo? Cuisance è leggerino, fumoso ed inconcludente. Gabbiadini va a corrente alternata. I portieri di riserva non sono neppure lontanamente paragonabili al titolare, che ovviamente si è infortunato perché, quando si tratta di far andare tutto storto, noi della Sampdoria siamo campioni mondiali. Gunter, più in infermeria che in campo, è andato a fare compagnia a De Luca, che tra parentesi povero cristo doveva stare fuori sei mesi ed ha già toccato quota otto. Oikonomou e Jesé sembrano quei capi d’abbigliamento che compri al mercatino dell’usato, perché costano poco e pensi ti possano stare bene addosso, e finisce che non li indossi mai. Su Sabiri poi stendiamo un velo pietoso. 

Durante Sampdoria-Cremonese, però, anche Stankovic non è stato all’altezza. Dispiace umanamente, mi è pure simpatico, ha una genuina passione e trasmette carisma, ma il carisma da solo non compila distinte e non azzecca i cambi. Avevo difeso il mister contro la Roma, mentre le scelte operate ieri mi lasciano davvero molto, molto perplesso. Non ho capito, ad esempio, la decisione di giocare ad una sola punta l’ (ennesima) partita della vita. Gabbiadini unico riferimento è stato brutalizzato dai difensori ospiti, e l’inerzia offensiva doriana è drasticamente cambiata quando, nel secondo tempo, il tecnico serbo ha buttato nella mischia Lammers, offrendo proprio al solitario Gabbiadini una spalla con cui dialogare. A proposito di cambi: togliere Zanoli e Augello, i migliori in campo, per Oikonomou e Murru mi ha fatto sanguinare gli occhi. La formazione poi è disorganizzata, soprattutto in fase difensiva, e offre voragini agli avversari. I gol che prendiamo sono delle barzellette.

Concludo dedicando un paio di righe al costante, tenace e incessante desiderio, da parte di Stankovic, di impiegare Djuricic sempre e comunque. L’ex Sassuolo è stato probabilmente il più deludente giocator della stagione. “E’ discontinuo, fa una partita bene tre male”, si diceva. Ma magari, vi rispondo io. Di chance ne ha avute 28 quest’anno, se davvero ne facesse “una bene e tre male”, avrebbe all’attivo nove partite come si deve. Io ne ricordo forse una. Per carità, Stankovic ha tutte le attenuanti del caso, e nessuno gliele toglie. Ma se una squadra va in Serie B senza praticamente mai lottare, di qualcuno la responsabilità sarà? Ovviamente tenendo sempre ben fermo a mente che tutto questo profluvio di difficoltà origina solo ed esclusivamente dalla gestione del tizio che ora vorrebbe tornare in sella, dei suoi sodali e del mandante originario.

Se non altro, Sampdoria-Cremonese è servita a ricordarci che la vita non è un teen movie made in U.S.A., e che la Serie A non è il ballo di fine anno dove la sfigatina studiosa bacia il capitano della squadra di football. La squadra di ragazzini cicciottelli in Serie A non si mette magicamente a vincere tutte le partite all’improvviso. La squadra di ragazzini cicciottelli finisce ultima, bullizzata da tutti, con la testa nel water mentre le rubano i soldi della merenda, e la secchiona bruttina alla festa manco ci va, resta a casa a piangere sul cuscino, perché il capitano della squadra di football non se la caga manco di striscio. Indovinate chi siamo noi, in questa metafora? 

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