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  • Sampmania: lui no

    Sampmania: lui no

    • Lorenzo Montaldo
    "Toglietemi tutto, ma non il mio Pecini". Sto parafrasando una pubblicità di un costoso orologio, sia chiaro, ma questo è anche il succo del mio pensiero. Non toccate il Re Mida della Sampdoria, girate alla larga dall'unico vero insostituibile del club blucerchiato. Il Doria in campo non ha fenomeni. Ha tanti ottimi giocatori, qualcuno ha le potenzialità per diventare un calciatore da top club, altri sono buonissimi rincalzi, ma non c'è nessuno che abbia le stigmate che caratterizzano lo straordinario. L'unico che possiede questo marchio sta dietro la scrivania. Ed è Riccardo Pecini, tifoso – per sua stessa ammissione – della squadra genovese.

    Oddio, per la verità Pecini dietro alla scrivania ci sta ben poco. Il direttore sportivo del settore giovanile della Samp viaggia avanti e indietro per l'Italia e l'Europa, vede partite, osserva calciatori,  ragiona e mastica calcio. Figlio di Aldo, notissimo osservatore internazionale che ha lavorato per Inter, Zenit, Fiorentina e Manchester City, l'uomo dei miracoli di Corte Lambruschini riflette sempre ad ampio raggio. "Vedere una partita e individuare il più forte è facile, possono farlo tutti. La difficoltà vera è capire: va bene per me? Può fare il lavoro di cui ho bisogno?". Questo è il Pecini-pensiero. E' così che vive il suo lavoro lo scout che ha portato Falcao, Kondogbia e tutta la nidiata di baby talenti al Monaco, colui che ebbe l'intuizione Icardi e Zaza alla Samp, e che oggi è tornato alla ribalta con gli Skriniar, gli Schick, i Praet e tutta la colonia dei polacchi. Insomma, è un fuoriclasse. Ed è logico che in tanti lo invidino. Anzi, in realtà mi stupisco che non siano addirttura più numerosi gli interessamenti. 

    In questi giorni, radiomercato fa il nome del solito Empoli pronto ad affidargli il ruolo di ds della prima squadra. Ma i toscani non sono gli unici decisi a tentare Pecini, che vanta alcune pretendenti in giro per l'Italia e per l'Europa. E' abbastanza normale, dal momento che vince praticamente qualunque scommessa. La proprietà della Sampdoria invece ha sempre ribadito un concetto: per Ferrero e Romei 'non esistono incedibili'. Ed è quasi sempre vero. L'eccezione è proprio questa. La Samp può permettersi una politica del genere soltanto grazie a gente come Pecini, perchè per non sbagliare mai la campagna acquisti serve un fenomeno. Senza una figura del genere, risulta impossibile anche solo pensare di attuare scelte simili. Io personalmente credo di poter digerire di fatto qualunque cessione: di fatto, è pressoché impossibile affezionarsi a calciatori che hanno sulla schiena una data di scadenza grossa come il loro numero di maglia. I tifosi della Samp hanno dimenticato negli ultimi anni i vari Soriano, Fernando, Muriel, Schick, Skriniar, e di certo non faranno drammi per Torreira, Praet e compagnia. Senza Pecini però è tutta un'altra storia. Uomo, o meglio, squadra avvisata mezzo salvata.

    Onestamente non so se ci sia un modo per trattenere Pecini a Genova. Dargli più potere, alzare il suo stipendio, offrire un nuovo contratto, o un nuovo ruolo, far leva sulla sua ambizione, sul suo affetto per la Samp, dove si trova benone ormai da anni (aveva iniziato addirittura con Marotta e Paratici): un sistema ci deve essere. Ma mi auguro che Ferrero si renda conto di avere a  che fare con uno di quelli che nel suo ramo di competenza non ha rivali. Altro che Schick: l'occasione che passa soltanto una volta ha le fattezze di Riccardo Pecini, nato a Fivizzano, a due passi da Sarzana e La Spezia. Lui di Schick ne scova quanti vuole... 

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