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  • Sampmania: non sono tutti cedibili

    Sampmania: non sono tutti cedibili

    • Lorenzo Montaldo
    Non tutti i giocatori sono cedibili. O meglio, può essere anche così. Ma come in ogni aspetto della vita, dipende dalla circostanza, dal momento, e da parecchie congiunture. Ci sono periodi in cui ogni elemento di una rosa può essere ceduto, e altri in cui alcuni calciatori diventano incedibili. Soprattutto per realtà come quella blucerchiata.

    A fronte di una buona offerta, ogni giocatore può partire. Questa è da qualche tempo la filosofia della Sampdoria. Un pensiero che gli appassionati doriani hanno ingoiato più volte durante la campagna acquisti. Correa, Moisander, Fernando, Soriano. A malincuore magari, e già con alcune tempistiche sbagliate (vedi il caso Soriano). Ma hanno giustificato, sacrificando all'altare del Dio Plusvalenza - compra a poco, valorizza, vendi a più - quelle che giustamente possono essere le ambizioni di chi, per passione e non per lavoro fa il tifoso.

    Hanno anche cercato di giustificare le operazioni fatte, di dare un senso ad una squadra smembrata e ricomposta ad ogni sessione di mercato. E posso capire (a denti molto stretti, sia chiaro) quando viene annunciato in maniera piuttosto esplicita ad inizio mercato che di fronte a parecchi soldi chiunque verrà lasciato liberi. Non mi trovo d'accordo magari, ma comprendo e rispetto.

    Aggiungerei però una postilla. Tutti i giocatori sono cedibili davanti a parecchi soldi, ma in momenti ben precisi del calciomercato. Di sicuro, non a 3 giorni dall'inizio della Serie A. Una decisione del genere è sconcertante, e pare frutto di pressapochismo. Perchè una squadra infarcita di giovani, di trequartisti, di promesse e di punti interrogativi non si può privare di una delle 3-4 certezze in rosa. Non si può azzoppare la linea difensiva che Giampaolo ha costruito con tanta attenzione e meticolosa cura in ritiro, e già monca dopo la paradossale situazione Castan. Non si possono stravolgere equilibri e gerarchie interne. Non si può privare lo spogliatoio di un caposaldo ad uno sputo dall'inizio della Serie A.

    De Silvestri, incoronato come capitano e che già aveva sventolato il suo desiderio di rimanere a Genova, semplicemente non andava ceduto. Non interessano le dinamiche, chi ha spinto per cosa. In questo momento, De Silvestri per la Samp era un punto fermo. Anche se fosse stato il giocatore a chiederlo. Non mi interessa chi argomenta sostenendo che l'investimento fatto per Sala a gennaio giustifichi la partenza di un laterale che ormai da 10 anni mette insieme dalle 20 alle 35 presenze in Serie A.

    Era un discorso che poteva andare bene, un mese e mezzo fa. Non oggi. non in una squadra composta da 7 giocatori offensivi (Muriel, Fernandes, Alvarez, Schick, Djuricic, Quagliarella e Budimir, senza considerare Cassano e il probabile Praet, diventerebbero 9), 7 centrocampisti e 7 difensori. Stesso numero, direte voi. 7 difensori con 4 terzini. Di cui uno è Pedro Pereira, che potrebbe salutare, direzione Portogallo, e l'altro è Dodò, ufficializzato ieri. I centrali di ruolo sono Skriniar, promettente ma che in Serie A ha totalizzato 104 minuti in carriera, Silvestre e Regini. Ne arriverà uno, certo, ma sarà comunque troppo tardi.


    E Jacopo Sala? Giocatore interessantissimo, d'accordo. Con un'eredità pesante da raccogliere. Poi però ci sono i numeri. 13 presenze in Bundesliga nel 2010-2011, da giovanissimo. 13 anche l'anno dopo. 8 la stagione successiva, poi 15 in A, 16 e per finire 23 lo scorso campionato. Che è stato anche quello con il maggior minutaggio complessivo, 1.680 giri d'orologio su 3.420 complessivi. Significa giocare per meno della metà del campionato. E non perchè al ragazzo manchino i mezzi, anzi, tutt'altro. Ma le noie muscolari lo hanno frenato troppo spesso. Al giocatore classe 1991 vanno i nostri migliori auguri: si merita un campionato da protagonista, e ha tutto ciò che serve per disputarlo. Ma gli azzardi rischi sempre di pagarli: alla Samp non sembrano averlo ancora imparato. 

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