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  • Sampmania: 'Pecunia non olet'

    Sampmania: 'Pecunia non olet'

    • Lorenzo Montaldo
    Per parlare di mercato, dovrebbe prima esserci stato. Fino ad ora  la Sampdoria, ma più in generale tutte le società di Serie A, hanno fatto ben poco. Era prevedibile, non si può essere sorpresi. Anzi, in tale ottica l’innesto di un giocatore come Torregrossa è assolutamente buono in valore assoluto anche se, lo ripeto, nella mia scala personale di priorità sarebbero venuti ben prima i rinforzi per una difesa corta a livello di numero e fragile. Comunque, il nuovo calciatore blucerchiato è di qualità, un ottimo comprimario/possibile titolare per la A. Non parliamo di Batistuta, ma comunque di un centravanti vecchio stile, molto anni ’90, se vogliamo persino nostalgico, comunque perfetto per il calcio ‘vintage’ di Ranieri.

    Però, vi chiederei anche di non spingervi troppo oltre con un processo fin troppo noto sull’altra sponda del Bisagno, ossia l’eccessiva beatificazione istantanea di un calciatore a seguito del primo gol segnato. Esordio migliore per Torregrossa non poteva esserci, siamo d’accordo, e ci siamo esaltati tutti quanti per il gol da ‘9’ vero rifilato all’Udinese, io per primo. Ma partire subito con lodi sperticate – e conseguente crescita esponenziale delle aspettative – potrebbe rivelarsi un arma a doppio taglio, per noi ma pure per il ragazzo. Una volta gli specialisti della pratica stavano a Pegli, e se non ricordo male venivano persino presi in giro per questo motivo.

    A proposito di Pegli. C’è una frase di Vespasiano perfetta per sintetizzare a pennello il pensiero dei presidenti delle due società genovesi. E’ la celeberrima ‘Pecunia non olet’, ‘il denaro non ha odore’. Non mi sorprenderei di scoprirla tatuata sulla pelle di Preziosi e Ferrero. E allora, già che i soldi non puzzano, e le plusvalenze neppure, via con il carrozzone di idee, scambi, salti di sponda e chi più ne ha più ne metta. Il Viperetta e il Joker vanno d’amore e d’accordo, questo si è capito, anzi, sembrano me e il mio migliore amico. Viaggiano a Ibiza insieme, organizzano cene, partecipano ai compleanni delle rispettive compagne, si sentono e si telefonano, studiano iniziative in coppia… non mi sorprenderei neppure se dovessimo scoprirli a scambiarsi Gif, meme e video sul telefonino.

    Già da tempo lo spettro di un passaggio diretto di giocatori da una società all’altra volteggia su Genova. Gli ultimi capitoli della saga sono noti. In estate ci aveva provato Ferrero, proponendo Ramirez perfino al Genoa, ora  i due colleghi sono tornati alla carica. Storicamente, quando un pensiero simile viene riproposto a più riprese, prima o poi si concretizza. L’ho imparato con il tempo. L’idea, per quanto a priori sembri inconcepibile,  inzia a strisciare, pianta semini, si àncora da qualche parte nel cervello e inizia a crescere, sino a diventare accettabile, lecita e poi persino scontata. L’ho già visto succedere decine di volte.

    Ecco, avrò sicuramente una concezione antiquata e superata del calcio, magari troppo romantica, non lo discuto, ma l’idea di sdoganare e rendere disinvolti i cambi di casacca tra Sampdoria e Genoa mi esalta quanto l’idea di un venerdì sera  invernale di lockdown e pioggia. E mi spaventa anche notare l’accondiscendenza di parte dei tifosi di fronte a tale prospettiva, come se ormai fossero anestetizzati e pronti ad accettare ogni genere di operazione, in nome di bilanci e numeri. Togliere pure l’ultima parvenza di rivalità a due squadre che scendono in campo senza obiettivi sportivi di sorta, al di fuori della costruzione spasmodica di plusvalenze e del mantenimento dei diritti tv, senza pubblico, private di ambizioni, mortificate dalla sempre crescente mancanza di stile e di identità, e con la stragrande maggioranza dei tifosi scollati e distaccati dalle rispettive proprietà, significa soffocare la residua fiammella di menaggio cittadino e, di conseguenza, uno dei pochi stimoli residui. Tolto quest’ultimo, il processo di depersonalizzazione delle due realtà avrà raggiunto il punto di non ritorno. Se è ciò a cui si punta, la strada è quella giusta, anzi, è perfetta. Ma sto divagando.

    Torniamo al mercato, forse è meglio. Come vi dicevo, la mia priorità sarebbe stata individuare il prima possibile rinforzi in difesa, e alternative di livello. Però, c’è un aspetto che mi preme sottolineare più di tutti. Deve essere ben chiaro, inciso nella pietra: questa squadra non può nella maniera più assoluta privarsi di alcun titolare tra quelli in rosa. Non può permetterselo, neanche per sogno. Pensare di poter fare a meno di un Ekdal, o di un Colley, o di qualunque altro elemento nel gruppone dei 14 sarebbe avventato  e molto, molto pericoloso. Ho la sensazione di una generale rilassatezza ambientale. Ma la Sampdoria non è salva, tutt’altro. Ed è bene tenerlo a mente. Così come il motto di Vespasiano.

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