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  • Sampmania: settembre è un mese odioso

    Sampmania: settembre è un mese odioso

    • Lorenzo Montaldo
    Settembre è un mese odioso. Forse uno dei peggiori. Finisce l’estate, e trascina con sé una sensazione di incompiuto e di malinconia, oltre alle prime temperature fresche, che ti entrano nelle ossa. Soprattutto, ti costringe a fare conti e primi bilanci. E il calcio non fa eccezione. Settembre ti schianta sulla faccia la realtà, ovattata sino a quel momento dalle serate estive e dai bagni al mare. Come con la Sampdoria.

    La Sampdoria si è bruscamente risvegliata in un tardo pomeriggio già al sapore di autunno. Tutta la polvere nascosta sino a quel momento sotto al tappeto è uscita fuori, e ci è entrata nel naso, negli occhi e in gola. Il 2-1 con cui lo Spezia ha schiantato i blucerchiati fa male come un pugno nello stomaco. E’ una mazzata alle gambe, una sorsata di sabbia nella trachea. La reazione naturale al dolore per alcuni è lo sconforto, per altri la rabbia. In quel caso si scatena tutto il malessere sopito, e parte il tiro al piattello, ad alzo zero. Serve un bersaglio, un capro espiatorio su cui sfogare frustrazione e nervosismo. E’ normale, è umano, è persino comprensibile.

    Oggi il bersaglio ha il volto di Marco Giampaolo. Scontato sia così, l’allenatore diventa il perfetto catalizzatore di tutte le colpe. Posso capirlo. Il mister doriano ha responsabilità, come tutti quanti in frangenti del genere. Anche perché, se dopo sette giornate hai due punti e, soprattutto, hai steccato due trasferte e mezza su tre, degli interrogativi sono legittimi. Qualcuno evidentemente non lo segue, o lui non è stato in grado di permeare con le sue idee una squadra smarrita, fragile e debole. Però, se davvero si vuole sparare ad alzo zero, bisognerebbe avere la coerenza di farlo allargando il campo visivo, sino ad abbracciare tutte le componenti. 

    Si dovrebbe aprire l’orizzonte e coinvolgere, per esempio, i giocatori sempre protetti dall’ombrello-allenatore. Forse, anzi, persino troppo schermati, regolarmente esentati da critiche, riparati dietro a moduli, farneticazioni su 4-5-1 o 4-3-1-2, cambi tardivi, grinta, e tutto il corollario. Poi si potrebbero anche coinvolgere alcune figure dirigenziali poco chiare e trasparenti, di difficile collocazione, rimaste sempre o quasi al fianco della mano che questa Sampdoria l’ha torturata, martoriata, prosciugata e colpita, sino a ridurla in fin di vita. Perché la Samp, oggi, questo è. E’ un corpo agonizzante, aggrappato all’ultima scintilla instillata, con un mezzo miracolo, da un paio di dottori (Lanna e Panconi) chiamati a soccorrerla quando non c’era quasi più nulla da fare. Tramite un bocca a bocca disperato, le hanno insufflato dentro l’aria sufficiente per non staccare l’elettrocardiografo, ma gli interventi da ultima spiaggia sono appunto questo, un estremo tentativo. Non possono diventare la normalità.

    Si può dissertare di moduli, di allenatori che potrebbero fare meglio, tanto la ragione è sempre dalla parte di chi non c’è, ma la realtà, amici miei, è questa. Il defibrillatore che ha tenuto in vita la Samp è stato caricato tramite un’estate di acrobazie contabili, equilibrismi economici da crisi del ‘29, e tentativi matti di far quadrare conti, tentando di impoverire il meno possibile una rosa già salvatasi un anno fa in extremis. Ora, di corrente non ce n'è più. Però, se vi fa sentire meglio, possiamo continuare a discettare di media punti, percentuali in trasferta, di grinta e di sfiga e di pali e di attaccanti che non la buttano dentro e di Gabbiadini che deve entrare prima e di due punte invece di una. Tutto vero, ma a leggere certe cose mi sento come quel tizio che, con la casa in fiamme, si preoccupa della cenere sul tappeto. 

    Questo avvio di stagione è maledetto. Lo sapete da cosa lo capisco? Dal fatto che la Samp, anche quando fa ‘bene’, incassa bastonate. A La Spezia i blucerchiati non meritavano di perdere. Capisco l’amarezza, ma il Doria visto al Picco un punto poteva prenderlo tranquillamente, e non avrebbe rubato neppure una vittoria. Lo dimostra il fatto che il migliore bianconero, per tutti i quotidiani, sia stato il portiere. A voler parlare di campo, si può sottolineare la sofferenza continua della truppa di Giampaolo lungo le corsie. Per dare un'idea del bipolarismo galoppante, vi basti dire che adesso c'è pure chi invoca Murru, bistrattato sino a ieri. Ma la coperta è corta, dove la tiri la tiri, o i piedi o la testa restano scoperti. La fatica in fase realizzativa poi cozza contro occasioni da commedia muta degli anni ‘30, con rimpalli, miracoli dell'estremo difensore, errori e tutto il corollario a cui ci siamo ahimé abituati nell’antipasto di campionato propinatoci sino ad oggi.

    Settembre è proprio un mese tremendo, ed è la perfetta cornice di questa Sampdoria. Ma oggi si possono scegliere soltanto due strade. La prima prevede l’invocare disperatamente fantasiosi esoneri (che non ci saranno, toglietevelo dalla testa, il Doria oggi non può permetterselo), addossando tutte le colpe in maniera acritica pure ai due o tre tizi che la maglia blucerchiata stanno tentando di tenerla faticosamente in vita. Oppure si può cercare di fare buon viso a cattivo gioco. Stringere i denti, mettere su una bella maschera, e millantare sicurezza. Non vi giudico, ognuno reagisce come crede di fronte al dolore. Solo, per piacere, evitiamo di scannarci tra noi. Settembre è un mese già abbastanza schifoso di suo. Non rendiamolo ancora peggiore.

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