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  • Sampmania: tra Perin e Mihajlovic, pensiamo a Paolo Mantovani. E al Milan

    Sampmania: tra Perin e Mihajlovic, pensiamo a Paolo Mantovani. E al Milan

    • Lorenzo Montaldo
    E' stata la settimana delle 'gufate' e delle risate per le 'sfighe' altrui. Tutto forse dimenticandosi che domenica sera c'è il Milan. Acciaccato, ferito, ma pur sempre il Milan. A quali sfighe mi riferisco, a Genova lo si sa benissimo. Non entrerò nel merito del 'godimento' per le rispettive sfortune di Mihajlovic e Perin, ognuno si comporta come meglio crede e non penso che il mio giudizio in merito aggiunga qualcosa a quanto già detto e ridetto. Non so nemmeno quanto interessi. Una cosa, però, voglio dirla. Pensate se a Paolo Mantovani determinati comportamenti sarebbero piaciuti. Se ci si fregia della storia, poi però bisogna onorarla. Bisogna esserne all'altezza. Altrimenti non vale indignarsi per un fallo su un giocatore della Sampdoria, o per quella fetta della controparte che esalta un tale gesto. E non vale neppure puntare il dito e dire 'beh, loro lo hanno fatto per primi'. Questo principio l'ho imparato giocando ai giardinetti con gli amici, ritengo però valga ancora.

    Non si compirà neppure il ritorno a Marassi di Mihajlovic. Con buona pace di chi lo aspettava a Genova (dove peraltro era già stato da avversario, vincendo pure in Coppa Italia) per urlargli tutto il disappunto provato per il suo 'tradimento' di gennaio. Anche in questo caso, non mi sogno di criticare le legittime opinioni di ognuno. Io però ritengo che ci sia un concetto semplicissimo di cui tenere conto. E' vero, ha delle macchie nel suo curriculum doriano: la Samp nel girone di ritorno del 2015 si è spenta, trattare con De Laurentiis a campionato in corso non è professionale, la formazione messa in campo a Milano contro l'Inter era quantomeno bizzarra. Però la truppa blucerchiata, guidata dal condottiero serbo, era terza in campionato - fino al mercato di gennaio - ed esprimeva un gioco divertente, intenso, ad alto ritmo. Una cosa che non si vedeva da parecchio tempo, neppure per certi versi nella Samp di Delneri. Ha vinto 2 derby e ne ha pareggiato uno su 3 giocati, ha salvato un Doria altrimenti spacciato, e ci ha regalato alcune vittorie memorabili come lo 0-2 a Roma con la Roma e il successivo 1-0 contro l'Inter.

    Ciò che voglio dire è che un mediocre non lo rimpiange nessuno. Il suo addio non fa male, non scotta, non se ne parla a distanza di tempo. Un mediocre non viene fischiato più degli altri, anzi, è facile che venga ignorato. Sinisa no, su Sinisa il pubblico si sarebbe accanito, ne avrebbe dette di tutti i colori, avrebbe cercato di farlo a brandelli. Perchè l'addio di un vincente,quello si che brucia. E il mister di Vukovar, con tutti i suoi difetti, non gioca mai per perdere. Se poi la discussione verte sulle modalità dell'addio, allora lì si potrebbe andare avanti a parlarne per ore. Ma questo non è lo spazio adatto, nè vuole esserlo.

    Sarebbe meglio concentrarsi invece su una gara che arriva nel peggior momento possibile, ossia quello immediatamente successivo ad un esonero. Quando una scossa, in un senso o nell'altro, c'è quasi sempre. Il Milan di oggi può perdere con qualunque squadra ma che, se è in giornata, può dare del filo da torcere a tutte le compagini di Serie A. Sarebbe meglio badare al proprio cammino, piuttosto che concentrarsi su vicende extra calcistiche che poi riguardano professionisti pagati (bene) fondamentalmente per fare i propri interessi. Con il rispetto di base per la Sampdoria, che ci deve essere sempre, è scontato. Ma che in alcuni ambiti si deve anche guadagnare, dimostrando di essere meglio degli altri.

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