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  • Sassuolomania: De Zerbi ha compreso Locatelli: 'Giocatore di livello assoluto'. Ora sì che è da big

    Sassuolomania: De Zerbi ha compreso Locatelli: 'Giocatore di livello assoluto'. Ora sì che è da big

    • Luca Bedogni
    Dopo un avvio di campionato che mi aveva indotto a sputar fuori un titolo piuttosto forte sul conto di Locatelli (Locatelli, ci risiamo! L’anno della consacrazione è sempre il prossimo.. 23 settembre 2019), ora mi sento in dovere di fare marcia indietro, o meglio, vorrei scrivere una palinodia, una specie di ritrattazione.

    Infatti non devo scusarmi, né tantomeno ricredermi o rinnegare quel pezzo. Era motivatissimo allora, come lo è ciò che segue. Semplicemente, quel Locatelli là non è questo: è cambiato qualcosa di decisivo nel gioco dell’ex centrocampista rossonero. E più in generale nel gioco del Sassuolo.

    De Zerbi pare abbia compreso il talento del classe ’98 soltanto ora, cioè dopo averlo studiato e messo alla prova per più di un anno. La verità è che Locatelli, fino all’undicesima giornata di questa stagione (Lecce-Sassuolo), non si capiva bene a che ruolo appartenesse. Era un apolide del centrocampo. Non il vertice basso di un 4-3-3 come all’inizio del 2018/2019 o come al Milan, non la mezzala o il trequartista della seconda parte del campionato scorso e dell’inizio di questo, ma dunque cosa? Regista nel doble pivote del 4-2-3-1, ecco il suo habitat. Risolto l’arcano.   

    Prima però di riportarvi le parole al miele di De Zerbi per Locatelli nel post Brescia-Sassuolo (0-2) di ieri sera, bisogna che mi lasciate fare un piccolo salto indietro all’ottava giornata. Sassuolo-Inter. È nel secondo tempo di questa sconfitta stranissima che De Zerbi doma finalmente la sua nuova creatura, il Sassuolo 19/20. Cambia modulo, abbandona il difficile 4-3-1-2 per passare al 4-2-3-1. E per poco non raggiunge il pareggio facendo infuriare Conte. Da quella partita in poi il Sassuolo è sempre sceso in campo coi due interni di centrocampo, mai col vertice basso. Questa modifica strutturale ha permesso a Locatelli di riemergere dal buio in cui era sprofondato, portando alla luce per la prima volta la sua vera essenza. Quando infatti, dopo quattro panchine, è tornato titolare a Lecce, Locatelli è apparso non solo rigenerato, ma molto, molto di più. Più centrato. Dominante. E da allora non è più sceso, sempre titolare.

    Bastava così poco per farlo scoppiare? Evidentemente sì. Nessuno ci aveva ancora pensato a questa mossa, prima di De Zerbi. Non di certo Gattuso col suo dogma per il 4-3-3, ma nemmeno il Milan, che forse l’ha scaricato troppo presto, credendolo inadatto a San Siro. S’è visto domenica quant’è inadatto. E pure con la Juve, e col Cagliari e con la Lazio e col Brescia ieri sera.

    Non mi resta che dare la parola a De Zerbi, che così si è espresso al Rigamonti in risposta a una domanda di Marocchi: “Sta diventando un giocatore completo e di livello, purtroppo, assoluto. Dico ‘purtroppo’ perché prima o poi ce lo portano via. Veramente, sta collezionando una partita più bella dell’altra. Non solo da un punto di vista tecnico-tattico, ma proprio di spessore, di presenza. Ha 21 anni, eh! Mi domandi dov’era finito? Era finito dietro agli altri perché andava troppo piano, si allenava troppo piano. Nonostante sia un ragazzo intelligente, un professionista serio, deve chiedere sempre il massimo a sé stesso, perché se lo chiede diventa veramente… non lo dico perché è un mio giocatore ma non ne vedo tantissimi meglio di lui in giro”.

    E a conclusione del discorso il chiarimento sul ruolo: “Da vertice basso davanti alla difesa probabilmente non ha il dinamismo che serve per coprire tutti gli spazi; come mezzala magari non ha i 30/40 metri di allungo senza palla; mentre a due in mezzo diventa qualità e quantità, fa giocare bene tutti quelli che ha vicino.. È veramente una fortuna averlo quando è così”. Sta’ a vedere che è  l’anno della consacrazione! Dai, Manuel, ci sbagliavamo tutti. 

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