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  • Sassuolomania: lettera ai nemici di De Zerbi

    Sassuolomania: lettera ai nemici di De Zerbi

    • Luca Bedogni
    Un saluto ai detrattori e ai nemici di De Zerbi, questa lettera è per voi. Prendo posizione una volta per tutte, se non si fosse ancora capito, e lo faccio a partire da un episodio sgradevole avvenuto al termine di Sassuolo-Torino (2-1). Un diverbio acceso tra un tifoso e l’allenatore neroverde che, al triplice fischio dell’arbitro stavolta non ce l’ha fatta a trattenersi, e dopo un anno e mezzo di insulti ha finalmente reagito, si è voltato verso la tribuna e ha inveito contro il tizio sconosciuto.

    Tutto questo, nella settimana in cui Gasperini aveva appena puntato il dito contro il pubblico fiorentino. Ma son cose diverse, direte. E in effetti è così: De Zerbi, a differenza di Gasp, è ancora un bersaglio facile per tutti, addetti ai lavori, commentatori e persino per alcuni sostenitori del Sassuolo.

    I nemici dell’allenatore bresciano sono tanti, ma potremmo suddividerli in due categorie: quelli che ce lo invidiano, perché col suo gioco si va a imporre praticamente ovunque in Italia, e quelli che invece non condividono il suo stile.

    Fanno parte di quest’ultima categoria quei tifosi neroverdi che, ad ogni sconfitta, spuntano come i funghi dopo la pioggia chiedendo un cambiamento via social, con la famigerata formula #DeZerbiout. Sono gli stessi che, naturalmente, smorzano il volume dopo una grande vittoria, come è stata ad esempio quella di ieri contro il forte Torino.

    Ma tralasciamo questi esemplari, che forse stanno maturando confusamente una loro opinione. Voglio rivolgermi qui soprattutto ai detrattori incalliti, a quelli che sfoderano e brandiscono ‘la noia del tiki taka’ come se fosse un argomento. A quelli che danno del presuntuoso a De Zerbi perché prova a far giocare una medio-piccola seguendo i principi del Guardiolismo. A quelli che aspettano un errore in fase di impostazione per scaricare su un tecnico all’avanguardia tutta la loro ostilità ideologica, il loro personalissimo medioevo calcistico.

    Costoro forse avrebbero preferito un Sassuolo ‘palla lunga e pedalare’ contro il Torino di Nkoulou e Izzo? Costoro vorrebbero un centravanti grande e grosso a cui scaraventare il pallone nei momenti di difficoltà? Un Petagna, vorreste? Magari rimpiangete pure Pavoletti, attaccante dotato di un fondamentale che condiziona il gioco di un’intera squadra. Vi siete accorti che Mazzarri, sullo 0-1, da bravo italiano ha tolto Verdi per Laxalt, di fatto abbassando la sua squadra e perdendo così la partita? Eravate intenti a insultare De Zerbi, forse, e non ve ne siete accorti.

    Bene, a tutti voi che storcete il naso quando si parla di modernità, dico una cosa: una realtà come Sassuolo può sopravvivere in Serie A soltanto con un progetto frizzante, solo attraverso un gioco avanzato e innovatore. Ne va dell’identità e della riconoscibilità del brand. Preferite forse l’anonimato tra le piccole della Serie A? Salvarsi attraverso la mediocrità può succedere un anno, più o meno per caso, poi la stagione successiva ti ritrovi ancora più impantanato e allora vai giù diretto. È questo che volete? Se non osa, il Sassuolo è destinato a sparire. L’avanguardia è la sua ancora di salvezza, la sua anima. E nessuno meglio di De Zerbi, oggi, può incarnare questi valori. Fatevene una ragione.      

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