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  • Sassuolomania: lo spettro di Sarri in Empoli-Sassuolo

    Sassuolomania: lo spettro di Sarri in Empoli-Sassuolo

    Forse ricorderete il mio ultimo articolo, quello in cui parlavo della sostituibilità di Saponara (un'apparente contraddizione) e della comprovata pericolosità dell'Empoli, specialmente per una squadra come il Sassuolo. Se è così, tenetelo a mente.

    Alcuni di voi, inoltre, potrebbero persino ricordare il pezzo che scrissi prima di Sassuolo-Napoli, in vista della prima giornata di campionato, quando confrontai il 4-3-3 di Di Francesco con il 4-3-1-2 di Sarri. Ci si chiedeva, allora, quale di questi due moduli fosse il più adatto per andare in pressione e, di conseguenza, per imporre il proprio gioco. Poi quel Napoli durò venti minuti, e per soli venti minuti ci mise in grossa difficoltà. Risultato? La spuntò il Sassuolo, e Sarri cominciò a orientarsi piano piano verso il 4-3-3, beninteso, anche per altre ragioni.

    Prima di Empoli, il modulo col rombo a centrocampo l'abbiamo quindi rivisto nel Chievo di Maran, ma il Sassuolo stava ancora un po' meglio di questa domenica (sia fisicamente che psicologicamente). Il Chievo, poi, per quanto migliorato sotto l'aspetto del palleggio, non avendo comunque nelle corde le capacità tecniche dell'Empoli, non ci mise in grossa difficoltà.

    Eccoci allora al lunch match della settima giornata. Giochiamo fuori casa, sul bellissimo tappeto del "Castellani". Dopo pochi minuti, sembra di rivedere la brutta trasferta dell'anno scorso. Per la seconda volta dietro fila perdiamo male con l'Empoli.

    Anche allora, nel dopo-partita, si parlò molto di atteggiamento sbagliato. Presunzione in alcuni giocatori, superficialità in altri, inadempienze varie: è possibile. Anzi, senza far nomi, in alcuni casi è stato prorpio lampante. Ma non vorrei che oggi più di allora, anche a causa delle parole (ironiche?) del patron sullo scudetto, si spingesse troppo su questo tema, cioè sull'approccio mentale.

    D'accordo, Di Francesco ha certamente ragione a mantenere umile la squadra, tuttavia, così facendo, si corre il rischio di tralasciare qualche problema tattico concreto, emerso già l'anno scorso contro l'Empoli (nella gara di ritorno), e riscontrato ancora contro il Napoli (in quei primi venti minuti..) e domenica, di nuovo contro l'Empoli. Secondo me, alcune squadre si soffrono più di altre, e si soffrono più di altre per determinate ragioni; volevo arrivare a dire questo.

    La matrice, non ce ne voglia Giampaolo, potrebbe essere Sarri. E' stata la rivincita di Sarri? Forse sarebbe davvero ingeneroso nei confronti di un tecnico raffinato come Giampaolo, però, dobbiamo ammetterlo, la suggestione di una spettrale rivincita di Sarri tiene eccome.

    La ragnatela di passaggi dell'Empoli è stata sfiancante. La superiorità numerica a centrocampo (4 vs 3), complice la poca applicazione in fase difensiva del nostro attacco e le numerose palle perse dai nostri esterni alti (4 per parte), determinante. Per quali ragioni tutto questo? Pigrizia e presunzione? Anche. Nosotti, a bordo campo, ha riportato una vera e propria lamentazione del mister che la dice lunga ("Mi viene da piangere!"), ma che dovremmo comunque interpretare. Sempre in ritardo, i nostri centrocampisti erano continuamente presi in mezzo dal possesso studiato che faceva l'Empoli per mandare all'aria la pressione del Sassuolo. Ci riuscivano puntualmente. Tra i due centrali dell'Empoli ballava Defrel, quasi sempre tagliato fuori; in mezzo, se uscivi sul loro vertice basso, con un appoggio o una triangolazione rapida trovavano la mezzala lasciata in questo modo libera o addirittura il trequartista. Veniva il dubbio che non attendessero altro, loro, manovrando insistentemente. Ad ogni buco si poteva dire: "Visto? Hai visto che funziona? E' matematico!". Mentre guardavo il video con un amico, (eravamo già in pieno secondo tempo), dopo l'ennesima uscita a vuoto di un centrocampista neroverde sul loro regista, gli ho chiesto di mettere in pausa un attimo. Casualmente, in quel fotogramma, c'era il vice di Giampaolo col braccio teso, rivolto verso la mezzala libera di turno, ad indicare l'uomo da servire al più presto. Poi possiamo parlare anche di mentalità, ma se questi fanno un giro palla fatto bene, mirato sui difetti del tuo modulo, fai comunque fatica. "Per quanto tiri sai che la coperta è corta", canta Ligabue, attingendo chiaramente dal suo vissuto da mediano. Va beh, lui starebbe parlando d'amore, noi soltanto di 4-3-3.               

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