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  • Sassuolomania: quel bisogno inconscio di realtà. Osservazioni post Sassuolo-Inter

    Sassuolomania: quel bisogno inconscio di realtà. Osservazioni post Sassuolo-Inter

    • Luca Bedogni
    Dispiace dover commentare un risultato così, il 3-0 rifilato ‘a sorpresa’ dall’Inter al Sassuolo, ma purtroppo o per fortuna è compito mio. O meglio, mi tocca.

    Spiace dover ammettere che l’Inter ha meritato nonostante il 61% di possesso palla dei neroverdi. Ed è molto istruttivo semmai per tutti noi che sosteniamo e amiamo il calcio di De Zerbi: stavolta no, il dato del possesso non può e non deve essere zucchero consolatorio. La sensazione di sconfitta netta c’è stata, e il primo ad esserne consapevole è stato il mister in conferenza stampa. Deve essere istruttivo per noi ma anche per tutti coloro che pensano a questo stile di gioco in termini sbagliati. Se De Zerbi non è soddisfatto della prestazione, evidentemente quel 61% di possesso non ha detto nulla neanche a lui (che lo esige, quel tipo di dominio territoriale). Statene certi: chi fa questo tipo di calcio sa distinguere bene (anzi meglio di chiunque altro) quando un possesso è di qualità e quando non lo è. Non c’è mai un aspetto solamente quantitativo. Come contro l’Udinese.
     
    L’Inter ieri ha aggredito l’inizio gara col piglio della grande squadra, e il Sassuolo ha sentito il morso. Lautaro e Sanchez impressionanti nel primo quarto d’ora. Detto ciò un episodio ha inclinato la partita: Chiriches lancia un pallone che Lautaro davanti a lui sporca con apertura del compasso notevole, Sanchez raccoglie il pallone e serve in profondità lo stesso argentino eccetera eccetera. Forse uno spintone in area non segnalato sullo stesso Chiriches, ma vabbè: uno a zero di Sanchez. Il raddoppio è doloroso da descrivere, perché davvero insulso. Al 14’, su un corner battuto dall’attaccante cileno, il pallone spiove sul secondo palo tra Djuricic e Toljan. Entrambi soli, il primo non ci arriva, il secondo incredibilmente si scansa e lo lascia rimbalzare. Al che Vidal, sopraggiunto sul lato corto dell’area piccola, calcia forte nel mucchio e colpisce fatalmente lo sventurato Chiriches: autogol carambola, 2-0. Il resto della partita va da sé è tutto in salita. Da una parte un’Inter troppo concentrata e ferita per sciupare l’occasione (punirà in ripartenza i neroverdi nella ripresa), dall’altra un Sassuolo senza Ciccio e Defrel, cartucce troppo necessarie in questo genere di partite.
     
    Forse da parte del mister c’era un bisogno inconscio di tornare ad avere i piedi per terra, il bisogno di sentire un po’ di più la realtà. Me la spiego così una formazione di partenza a mio parere un filino troppo spregiudicata stavolta. Come un bisogno latente di andare a sbattere contro i limiti della propria squadra, per tornare a ‘sentirli’ meglio. Si parla di inconscio naturalmente, quindi è una tesi molto discutibile la mia, forse addirittura una fesseria. Ma i sognatori si nutrono di realtà, questo è certo.

    Quando uso il parolone ‘spregiudicata’ non mi riferisco certo al numero di attaccanti: all’inizio mi aspettavo Ayhan al posto di Toljan, sono sincero. A posteriori invece, col senno di poi tipico dei leoni da tastiera (sotto sotto un po’ lo sono anch’io), rivaluto l’importanza di Obiang in mediana in partite come queste (ricordate Inter-Sassuolo post lockdown?). Una soluzione che non avrebbe certo escluso Lopez (nel secondo tempo il francese è stato spostato sulla trequarti all’ingresso di Obiang), bensì Raspadori, che per quanto forte è da un po’ di partite che sta girando a vuoto. Dunque chi avrebbe dovuto fare la prima punta in questo scenario? Djuricic falso nove? Un’idea. Meno profondità ma più qualità nello stretto, con l’Inter schiacciata nella propria metà campo a toglierti gli spazi. Pareri non richiesti, naturalmente. Ma per continuare a essere credibile, onesto e franco, il mio lavoro non può ridursi soltanto all' elogio.
     

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