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  • Scandalo Pivetti, le mascherine importate dalla Cina sono 'false', dovrà restituire 30 milioni alla Stato

    Scandalo Pivetti, le mascherine importate dalla Cina sono 'false', dovrà restituire 30 milioni alla Stato

    L’ex presidente della Camera, Irene Pivetti è finita nei guai per l’importazione di 15 milioni di mascherine dalla Cina. L’enorme partita di protezioni è finita sotto sequestro nell’ambito di una inchiesta della procura di Savona che contesta a Pivetti i reati di ricettazione, frode nell’esercizio del commercio, vendita di cose con impronte contraffatte e violazioni alla legge doganale. Secondo la magistratura si tratta quindi di mascherine «false» perché non dotate della certificazione prevista dalle norme di legge.
    Otto pagine protocollate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri contengono tutti i dettagli del contratto firmato tra il governo e la Only Italia logistics, società di cui è amministratore unico l’ex presidente della Camera che si impegnava a importare dalla Cina ben 15 milioni di mascherine per un corrispettivo di oltre 30 milioni di euro pagati dallo Stato.
    Risibili le giustificazioni addotte dalla Pivetti che ha motivato il sequestro con un presunto e improvviso cambio di norme sulle mascherine a trattativa già conclusa e soprattutto a causa della propria popolarità.
    Pivetti aveva allacciato relazioni tra l’Italia e la Cina Il 18 marzo scorso, mentre la pandemia stava causando migliaia di morti in Italia e non si trovavano mascherine. Palazzo Chigi (dipartimento di protezione civile) vista la situazione di estrema emergenza aveva varato procedure “flash” per limitare al massimo la burocrazia e abbreviare i tempi per le importazioni delle protezioni anti Covid-19. Niente fidejussioni e ampie facilitazioni economiche per i fornitori: il 60% dell’importo pagato in anticipo alla firma del contratto, mentre il restante 40% allo sdoganamento delle mascherine. E proprio questo particolare avrebbe favorito che si facessero avanti società non in grado di adempiere ai contratti al punto da dover costringere in un secondo tempo Domenico Arcuri a prendere in mano le redini della struttura come commissario per l’emergenza e irrigidire le condizioni economiche.
    A questo punto, viste le contestazioni di inadempienza contrattuale, la società di Irene Pivetti dovrebbe restituire allo Stato quasi 31 milioni di euro.
     
     

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