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  • Scarfone, il pm ex calciatore licenziato da Barbone perché indagava troppo su di lui

    Scarfone, il pm ex calciatore licenziato da Barbone perché indagava troppo su di lui

    L'ex calciatore Salvatore Scarfone torna a far parlare di sè. Dopo aver giocato in Serie B al Catanzaro, si è laureato in legge per poi diventare avvocato, docente universitario e membro della commissione disciplinare del settore tecnico della Figc. Ora ha 53 anni e, dopo un anno di battaglie giudiziarie, ha ottenuto una vittoria in tribunale grazie all'articolo 25 della Costituzione italiana: "Nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge". 

    La vicenda è raccontata sul Corriere della Sera in edicola oggi. Nel 2017 Scarfone diventa procuratore (pubblico ministero) della danza sportiva, che raccoglie 30 discipline agonistiche con 100 mila tesserati e migliaia di gare. La Fids è squassata dagli scandali dal 2010: elezioni annullate per irregolarità, commissariamento, un ex presidente radiato accusato di gestirla nell'ombra per pilotare la sua amnistia, un consiglio federale nel mirino della Procura del Coni diretta dal generale Enrico Cataldi. Scarfone inizia a indagare scrupolosamente e nel suo ufficio piovono denunce: 100 nel primo anno, 80 nel secondo, 50 nel terzo. A febbraio 2019 un suo dossier punta il dito contro il presidente Michele Barbone e l'intero consiglio federale. Ma, poche ore prima di consegnare l'avviso di chiusura delle indagini, Scarfone trova sostituita la serratura della porta del suo ufficio allo stadio Olimpico di Roma e riceve una lettera di licenziamento firmata dallo stesso Barbone. 

    Però, dopo la riforma Malagò, un presidente federale non può rimuovere un procuratore. Così Scarfone impugna l'atto davanti al Tribunale federale della danza, che dichiara il suo ricorso inammissibile. Allora scrive alla Giunta del Coni, ma riceve risposte vaghe ed evasive. Nel frattempo la Federdanza lo sostituisce e gli atti della sua inchiesta vengono chiusi in un cassetto a doppia mandata: il governo federale si salva. 

    Lo scorso 11 giugno la Corte d'Appello della Danza (presieduta da un vero magistrato, Oriana Calabresi) dichiara illegittima la decisione di primo grado e rimette Scarfone al proprio posto. Nel frattempo il Gip del Tribunale di Rimini, Benedetta Vitolo aveva emesso misure cautelari, interdittive e coercitive nei confronti di 7 tesserati per aver falsato i risultati dei campionati italiani di Danze Latine del 2018, quando le coppie vincenti venivano segnalate ai giudici di gara dalle scuole di danza più potenti tramite una chat su Whatsapp. E cita il presidente Barbone per omessa denuncia dei casi di frode sportiva di cui era a conoscenza. 

    Due giorni fa Scarfone ha chiesto alla Federdanza di riavere il proprio posto, ma il presidente Barbone gli ha scritto una mail in cui considera nulla la sentenza che lo reinsedia. Il procuratore generale del Coni, Ugo Taucer ha preso tempo per capire come muoversi: una federazione con due procuratori non si era mai vista. Se la decisione non dovesse arrivare, sarà l'autorità giudiziaria a ribadire il principio che in Italia nessuno può sbarazzarsi del suo giudice naturale, nemmeno nel mondo dello sport. 
     

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