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  • Scommesse on line:|I Casalesi nel business

    Scommesse on line:|I Casalesi nel business

    Esisteva un sistema parallelo delle scommesse online. Non era il vecchio business illecito. E non erano neanche le giocate legali che alimentano le casse dello Stato. I vertici del clan dei Casalesi, insieme con un pool di ingegneri informatici, avevano creato un vero e proprio software parallelo invisibile perfino ai controlli di routine degli inquirenti.

    E' la prima volta che una Procura antimafia smantella una così capillare "architettura informatica". Trentotto provvedimenti complessivamente emessi dal gip su richiesta dei pm Giovanni Conzo, Cesare Sirignano e Catello Maresca.

    Trenta le "agenzie" sul territorio travolte dallo scandalo: la maggior parte delel quali operanti nei comuni di Casapesenna, San Cipriano e in altri centri dell'aversano, ancora nel comune di Giugliano, e in altre località del Sud Italia.

    Quindici ordinanze di custodia cautelare in carcere, sei agli arresti domiciliari e diciassette divieti di dimora notificati a personaggi di vario spessore e anche di approfondita competenza tecnica. In cima all'associazione, per gli inquirenti, operavano gli esponenti del gotha dei casalesi, cioé delle fazioni che fanno capo ai superboss Antonio Iovine e Michele Zagaria (già da due anni in carcere).

    A confermare ai carabinieri del Ros i  nuovi meccanismi di un business del tutto rinnovato è stato, tra gli altri, il nuovo pentito Salvatore Venosa, pericoloso luogotenente dei due padrini, nonché fratello del pluripregiudicato Giovanni, che

    aveva un ruolo di rilievo, come attore, nel film "Gomorra" (nella parte di se stesso).

    Le misure sono state eseguite dai carabinieri del Ros, coordinati dal colonnello Giovanni Fabi e dal vicecomandante nazionale Pasquale Angelosanto, che hanno svelato nei dettagli il sistema: l'organizzazione criminale riusciva a raccogliere scommesse su incontri di calcio utilizzando piattaforme informatiche illegali online, mutuate da quelle attive nei concessionari autorizzati dall'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato.

    In pratica, ignari utenti entravano nelle agenzie pensando di aver giocato legalmente, in mano si ritrovavano una ricevuta con il logo del Monopolio di Stato, e invece avevano versato i loro soldi direttamente nelle casse del clan. Che impiegavano quel denaro sia per sostenere le famiglie dei detenuti al "41 bis" (il regim edi carcere duro per i camorristi), sia per riciclare i soldi sporchi. Altro dato inquietante provato dai pm. Grazie alle captazioni sono stati ricostruiti diversi episodi - scrivono gli inquirenti  - in cui "gli indagati alteravano i risultati degli eventi sportivi collegati alle scommesse in corso, facendole risultare perdenti o vincenti", a seconda delle esigenze del clan.

    Così, tra l'altro, un giocatore che su una partita estera aveva scommesso appena 5 euro e che avrebbe dovuto intascare per la vincita 1600 euro, alza gli occhi sul monitor dell'agenzia e vede che la sua partita è stata perdente. Ma era un trucco: i tecnici complici del clan, avevano operato direttamente sul server per modificare quel risultato. E il giocatore apprenderà solo oggi, dal blitz, che quei soldi gli sono stati sottratti con una invisibile truffa.

    Sequestrati anche beni per oltre tre milioni di euro.


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