
Scudetto Napoli, il pagellone degli azzurri: Conte über alles! Anguissa da 8, McTominay anche meglio. E ci sono anche insufficienze
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Di seguito il pagellone degli azzurri: da Meret a Lukaku, tutti i protagonisti della cavalcata tricolore
Alex Meret 7: non sarà mai il ritratto della sicurezza, qualche errorino sparso qui e lì lo lascerà e con i piedi ogni tanto mostrerà qualche lacuna ma sullo Scudetto ci sono belle impresse anche le sue mani. I numeri parlano per lui: solo 25 goal incassati in 32 partite e ben 17 clean sheet. E quando la difesa granitica che si è trovato davanti ha lasciato qualche buco, lui si è fatto trovare presente con almeno un paio di parate, spesso nei minuti finali, decisive e foriere di punti fondamentali.
Alessandro Buongiorno 7: il grande colpo estivo, più di Lukaku, più di McTominay. L'arrivo del centrale del Torino era un messaggio ai naviganti, una dichiarazione d'intenti. Gli infortuni lo limitano a sole 22 presenze in campionato ma quando c'è alza il volume e un muro invalicabile. Ha convinto anche gli scettici che pensavano potesse patire il passaggio in una big, ora è pronto a prendersi anche l'Europa
Amir Rrahmani 7,5: il segreto di Pulcinella della difesa del Napoli due volte campione d'Italia in tre anni. I riflettori saranno sempre per i Kim e i Buongiorno del caso ma è con lui, e anche grazie a lui, se al suo fianco brillano tutti di luce riflessa. C'è sempre, sempre presente, sempre con la spina attaccata. Sottovalutato.
Rafa Marin 5,5: la scommessa, persa. Il Napoli lo pesca dalla Spagna e dal Real Madrid ma ben presto si capisce come Conte non si fidi poi tanto di lui. Vede il campo col binocolo, fa qualche sporadica apparizione ma non lascia traccia di sé. Nel finale di stagione il mister gli preferisce addirittura Olivera in un ruolo non suo
Juan Jesus 7: tra le sorprese dell'annata. Gioca più di quanto ci si aspettasse dopo una stagione in cui era affondato come e forse anche più di tutti gli altri protagonisti del decimo posto. Non sbaglia mai quando viene chiamato in causa, il perfetto back-up di Buongiorno. Alzi la mano chi se lo sarebbe aspettato
Mathias Olivera 7: conferma una crescita costante che va avanti ormai da anni. Ara la fascia mancina, ci mette corsa, cuore e tecnica. Giocatore moderno, ormai è una certezza
Leonardo Spinazzola 6: non ha più la continuità di un tempo né la possibilità di contribuire alla sorte della sua squadra con quelle folate viste a tratti con Atalanta, Juventus, Roma e agli Europei vinti dall'Italia. Centellina le forze ma è un porto sicuro in quei match che contano più di 3 punti. Esperto, sgamato, vincente, sa quando accelerare e quando è meglio innestare la velocità di crociera
Giovanni Di Lorenzo 6,5: cuore di capitano. Conte fa il diavolo a quattro per tenerlo in estate e lui lo ripaga con una nuova stagione di qualità e quantità. Quella horror del 2023/2024 è un lontano ricordo, il terzino della Nazionale la impreziosisce con 3 goal e 3 assist. Salta solo un match, parte fortissimo nei primi mesi - come a dare un segnale alla truppa - e cala un po' nel finale. Ha dettato la linea e i suoi ammiragli l'hanno seguita alla lettera
Pasquale Mazzocchi 6: profeta in patria. Gioca poco, pochissimo, ma è sempre pronto a gettare il cuore oltre l'ostacolo per questi colori. Quando entra è una dinamo a disposizione di Conte che gli fa fare qualsiasi ruolo utile per portare a casa i 3 punti
Stanislav Lobotka 7: la centralità, la costanza e i lampi dello Scudetto con Spalletti sono stati dei picchi forse inarrivabili. Quest'anno è un direttore d'orchestra meno appariscente ma che dimostra di saper suonare anche una musica diversa.
Billy Gilmour 6,5: ben più di un supplente di Lobotka. Insieme allo slovacco rende la manovra azzurra più aerosa, senza di lui va più in difficoltà. Si rivela comunque un ottimo innesto e un giocatore affidabile.
Scott McTominay 8,5: il go to guy del Napoli scudettato. Quando ce n'è stato più bisogno, si è messo la squadra sulle spalle e l'ha lanciata verso un obiettivo che sembrava lontanissimo in estate. Un po' attaccante (12 goal), un po' trequartista (4 assist), tanto tuttocampista. Mette il fisico per difendere, i piedi per creare e il suo senso per gli inserimenti e per la porta per assaltare le aree avversarie. A Manchester lo rimpiangono, a Napoli se lo godono. Mvp con quel vizietto di sbloccare le partite decisive, anche con sforbiciate da cineteca
Frank Anguissa 8: come una sorta di sciamano, Conte rovista dentro di lui e ne estrapola il meglio, tutto il suo potenziale finora nascosto, visto solo a sprazzi. Unisce forza bruta a tocchi di classe, giocate di fino a fughe in solitaria. Per gran parte della stagione fa il bello e il cattivo tempo, aggiunge 6 goal e torna quello dello Scudetto targato Spalletti, anzi meglio
Philip Billing 6,5: arriva da Carneade ma mette la sua firma sulla gara che forse più indirizza la cavalcata partenopea. Fisicità, tempismo e buona padronanza tecnica, segna all'Inter e sfiora la marcatura anche con il Genoa, quando avrebbe potuto far vivere settimane più tranquille ai suoi. Poco male, avrà anche lui - e per sempre - un posto speciale nel cuore dei napoletani
David Neres 7: guizzi, frizzi e lazzi, pochi goal ma tanti dribbling e altrettanti infortuni. Parte da sostituto di Kvaratskhelia, inizia a farsi apprezzare e poi beneficia della cessione del georgiano che saluta il Vesuvio anche perché, dietro di lui, c'è l'ex Ajax che in quel momento viveva la sua parte più felice della stagione. Finisce in calando per i soliti problemi fisici ma se il Napoli ha vissuto fasi in cui creava poco è perché ne ha sentito la mancanza. Occorrerà metterlo in una teca e preservarlo perché quando c'è lui gli azzurri innestano due marce in più
Noah Okafor 5,5: la soluzione last minute dopo l'addio di Kvara, il pomo della discordia tra Conte e la società. Ci si attendeva un contributo minimo e non è arrivato neanche quello. Fuori forma e fuori contesto, non lascerà traccia
Cyril Ngonge 5,5: discorso simile a quello fatto per lo svizzero. L'ex Verona però non è in prestito ed è costato tanto agli azzurri. Bocciato da Conte, inconcludente quando è stato buttato nella mischia, spesso nel finale e con punteggio avverso
Matteo Politano 7,5: dalle critiche di 12 mesi fa agli applausi a scena aperta del Maradona. È l'emblema del lavoro di Conte che gli chiede di sacrificarsi per tutto l'anno: lui lo fa, inizia a correre a settembre e smette a maggio e ci mette anche 3 belle reti. Percorre a perdifiato la sua fascia avanti e indietro senza colpo ferire, addio alle velleità da 10, quando serve - e serve spesso - si mette i panni del terzinaccio che spazza in tribuna pur di non subire goal. Rigenerato
Giacomo Raspadori 7,5: se vale ancora il vecchio assunto per cui le reti non si contano ma si pesano, allora nessuno ne ha segnate di più pesanti. Vive una prima parte di stagione da riserva di lusso, in difficoltà nell'entrare nei nuovi meccanismi contiani. Da gennaio in avanti però il mister leccese cambia tutto e quasi gli cuce la squadra addosso. Risponde con goal da 3 punti, punizioni decisive e un contributo decisivo negli ultimi, decisivi, mesi. Ritrovato.