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  • Se non ci fossero stati Percassi e i tifosi, l'Atalanta sarebbe sprofondata

    Se non ci fossero stati Percassi e i tifosi, l'Atalanta sarebbe sprofondata

    Nutro stima e rispetto profondi per Ivan Ruggeri, Daniela Ruggieri, Alessandro Ruggeri, Francesca Ruggeri. Da quando Ivan è stato colpito dall'aneurisma, sua moglie e i suoi figli stanno dando prova quotidiana di immenso amore, coraggio, forza d'animo verso un uomo che da quasi quattro anni lotta per la vita e Dio solo sa quali siano il tifo d'inferno e le preghiere perchè Ivan vinca questa durissima partita. Il dramma che i Ruggeri vivono rende piccole piccole tutte le altre questioni.

    La stessa stima e lo stesso rispetto provo verso Antonio Percassi e la sua famiglia: per tutto ciò che rappresentano e, soprattutto, per ciò che fanno, concretamente, ogni giorno, nel nome dell'Atalanta. Parlano i fatti, non c'è bisogno di aggiungere molto altro.
     
    Ricordo ancora la commozione del presidente, dei suoi figli, di Marino, Spagnolo, Lazzarini, del Bocia, di migliaia di atalantini, di tutti noi che c'eravamo nel luglio scorso, all'ultima sera dell'ultima Festa della Dea (ce ne vorrebbero una, dieci, cento di Feste della Dea per prendere a calci il conformismo e l'ipocrisia di tutti quelli che in questi giorni hanno criminalizzato i tifosi della Curva Nord organizzatori dell'evento). Ero sul palco: non feci in tempo a terminare il pensiero dedicato a Ivan perché esplose una lunga, irrefrenabile ovazione per Ruggeri. 
     
    Per questo e altro ancora, come tutti gli atalantini mi ha procurato un vero dispiacere la querelle innescata dall'intervista rilasciata da Alessandro Ruggeri alla Gazzetta dello Sport (http://www.algeri.net/public/com/comfullheadline11.php?subaction=showfull&id=1353491304&archive=&start_from=&ucat=2&).
     
     Ieri sera Antonio Percassi  (http://www.algeri.net/public/com/comfullheadline11.php?subaction=showfull&id=1353443173&archive=&start_from=&ucat=12&) ha risposto punto per punto, con una franchezza e una trasparenza che gli fanno onore, facendo nomi e cognomi, ricordando tutto ciò che ha speso per la società, in termini materiali, morali, personali, pronunciando parole forti e giuste, intrise anche di sincera fiducia nel lavoro della magistratura e di ferma condanna di ogni tipo di violenza.  
     
    Per questo e altro ancora, non polemizzerò mai con Alessandro Ruggeri, le cui opinioni rispetto, soprattutto perchè, in questo caso sono diverse dalle mie. Né, tantomeno, mi permetto di entrare nella sfera dei rapporti personali fra l'ex presidente e il suo successore, il quale vuole guardarlo negli occhi per capire che cosa l'abbia indotto a rilasciare le dichiarazioni che ha rilasciato.
     
    Mi attengo ai fatti. E i fatti dicono che se non ci fosse stato Percassi, nel giugno 2010 l'Atalanta sarebbe sprofondata. 
     
    Se non ci fossero stati i 50 milioni di euro complessivamente investiti da Percassi per riacquistare il club di cui era già stato presidente, nella ridente Bergamo non ci sarebbe stato nessuno, dicasi nessuno in grado di prendere il club appena retrocesso in serie B e riportarlo subito all'onor del mondo, rifondandolo e organizzandolo con una struttura modello. 
     
    Già, la ridente Bergamo e la sua ridente Casta. Quella che da cinquant'anni non risolve il problema dello stadio e s'incazza pure se glielo ricordi e per questo glielo devi ricordare ogni giorno, a costo di spaccarle i timpani. E chissenefrega se ti danno del populista perchè chiedi conto di come stanno le cose.
     
    Quella che con la puzza sotto il naso protesta perchè, sulle Mura e lungo Viale Papa Giovanni, vengono esposte le maglie dei Grandi atalantini per festeggiare una salvezza, conquistata partendo da -6, che vale uno scudetto.
     
    Quella che si straccia le vesti perchè in giugno, per due settimane, il centro della città viene rivitalizzato dalla festa nerazzurra, dalle iniziative di solidarietà dell'Atalanta, calamitando migliaia di persone nel cuore di Bergamo, notoriamente dopo le 21 sempre più animato di Times Square a New York.
     
    Quella che non ha ancora avuto il tempo e il pudore di intitolare ufficialmente lo stadio ad Achille e a Cesare Bortolotti e meno male che l'han fatto i tifosi. I quali hanno capito che splendida impresa stia compiendo Percassi: per questo, sin dall'inizio sono stati accanto a lui.
     
    Sin da quando, come prima mossa  della sua presidenza, l'ex Capitano confermò Mino Favini alla guida del settore giovanile, come seconda rinnovò il contratto a Colantuono e come terza prese Pierpaolo Marino, confermandolo per cinque anni. Il resto è sotto gli occhi di tutti.
     
    Xavier Jacobelli
    Direttore Editoriale www.calciomercato.com

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