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La Lazio ha scelto Bisevac: la sua storia

La Lazio ha scelto Bisevac: la sua storia

Se tornasse Bisevac. I tifosi del Lione mormoravano a commento di articoli, in cui si raccontavano le (non) gesta sportive del nuovo acquisto, l’ex Roma Mapou Yanga-Mbiwa. Se tornasse Bisevac: centrale, piede destro, una carriera francese più che lustra, come un generale pieno di stellette e medagliette. Può giocare anche terzino (si è adattato, ha detto, lo ha chiesto l’allenatore, ha sottolineato, lo ha chiesto Ancelotti). Ancelotti: ne parla sempre bene, di Bisevac. Lo porta a Parigi Kombouarè. Mi adatto, lavoro, il mantra che ripete Bisevac ai giornalisti, quando stralunano nel vederlo sulla destra. Difendo, recupero, do il pallone a Pastore, a Nenè, aggiunge. Sic et simpliciter: questo il centrale individuato da Igli Tare per assestare le avarie difensive della Lazio. Scommette su di lui un ex attaccante, Tare, su input di un altro ex attaccante, Kezman. Sarebbero stati una coppia ben assortita sul campo, lo sono sul mercato: affiatati, dopo Milinkovic-Savic stavolta tocca a Bisevac. 

LA STORIA - In Serbia è molto seguito, Bisevac. Oggetto anche di pettegolezzi, come dimostra il super regalo a sua moglie: una BMW i8, che infiamma i forum, per i 136mila spesi. In Serbia vince un campionato con la Stella Rossa, dopo la formazione al Milicionar di Belgrado, la squadra del Ministro degli Interni. Inutile cercarla su Wikipedia: è una squadra che non esiste più, confluita nel Radnicki. Ha dato i natali anche a Nikola Lazetic: in Serie A lo conoscono bene, alla Lazio non ha lasciato un ricordo impressionante, nelle sue abbondanti 5 apparizioni. Poi il Lens, dove sfiora Seydou Keita della Roma, appena ceduto, si impone al Valenciennes, la chiamata del Paris Saint Germain di Ancelotti e Leonardo, diventa un giocatore fondamentale (tanto da meritare anche il premio come miglior giocatore del mese in Ligue 1), poi l’OL del padre-padrone Aulas. Che non è che sia stato sempre contento di lui: lo scorso maggio il croato si è beccato gli strali velenosi del suo presidente, complice una passeggiata troppo rapida verso gli spogliatoi dopo un cambio, in una rovinosa disfatta contro il Marsiglia (“è una vergogna, noi non abbandoniamo così la nave”). Rapporti che si tendono come corde di violino, come quelli con Fournier, l’allenatore del Lione (appena sostituito in panchina), che, a onor del vero, non è che fosse apprezzatissimo nello spogliatoio (anche il capocannoniere della scorsa Ligue 1 Lacazette lo ha accusato di non difendere i suoi giocatori). Per Bisevac a febbraio 2015 l’infortunio, legamento crociato anteriore del ginocchio destro (stesso infortunio di Gentiletti, per intenderci), contro il Monaco. “Il calcio è la mia vita”, dirà al ritorno, dopo 199 giorni, prima di saltare altre partite, su partite, dopo l’inizio di stagione da titolare, al fianco di Umtiti. Ha pagato di tasca la sua l’operazione di Aleksandar Jankovic. Gravemente malato, aveva pubblicato su Facebook un appello per raccogliere fondi per provare ad operarsi in Turchia. Bisevac ha pagato tutto di tasca sua: “Mi auguro di prendere un caffè con lui”, ha detto. In Serbia è molto seguito, Bisevac: già nel 2013 aveva aiutato una bambina, affetta da malattia rara, curabile solo con cellule staminali: “Ho donato per il suo intervento in Italia, e invito tutti a fare lo stesso”. Pare ce l’abbia fatta, pare ottenga sempre quello che vuole. Se tornasse Bisevac, mormoravano sconsolati i tifosi del Lione. Arriva alla Lazio, proprio nell'anno del Giubileo della Misericordia, il difensore della Misericordia. Ora per lui una nuova sfida. Ma forse le sfide più importanti, come quella di Aleksandar, e di una bambina di 8 anni, le ha già vinte. Stravinte. 

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