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  • Shaqiri & Guarin: 'Grande Inter grazie a Mancini'

    Shaqiri & Guarin: 'Grande Inter grazie a Mancini'

    "Il futuro? Qui ho trovato casa mia". Fredy Guarin si è (ri)preso l'Inter. Il centrocampista colombiano ha dichiarato al Corriere dello Sport: "Mancini fa grandi me e l'Inter. Il nuovo allenatore ci ha cambiato la mentalità, ora pensiamo solo ad attaccare e io sono tornato quello del Porto". 

    GENIO DELLA LAMPADA - Un altro giocatore nerazzurro, lo svizzero Xherdan Shaqiri ha rilasciato un'intervista alla Gazzetta dello Sport"Sono il genio della lampada di Mancini. Al Bayern Monaco giocavo poco, poi Roberto al telefono mi ha convinto che all'Inter il campo l'avrei visto molto. Esulto a braccia conserte come il genio della lampada di Aladino. Noi in Champions League? Con 3 punti a partita...". 

    Shaqiri, quanto sa di favola la sua storia? 

    "In effetti se penso di essere partito da una piccola città del Kosovo, beh, la mia storia sa di favola davvero; e ancor di più considerando che sono giovane, i cambi di città e tutto quello che ho vinto in questi anni. Ma io, alla fine dei conti, la considero comunque l’inizio di una lunga carriera: ho collezionato trionfi in ogni squadra in cui ho giocato, e la stessa cosa voglio fare qui, all’Inter. Quindi sì, è vero: sa tutto di favola, ma io la vedo ormai come una storia concreta, una verità. Bella, affascinante". 

    Allegro e sempre sorridente: è vero che da piccolo era un po’, come dire, matto? 

    "Il più matto della mia famiglia, con la quale ho un rapporto stretto, fantastico, unito e unico. La mia mamma? Alla fine di ogni partita chiamo lei, sennò s’arrabbia: ovviamente la chiamo se non è allo stadio a vedermi… Spesso i miei genitori raccontano di come ero da piccolo: una vera e propria peste. Cosa combinavo? Quando viaggiavamo in aereo mi piaceva dar fastidio a quelli seduti davanti a me: scherzavo e mi abbassavo. E ora, a volte, lo faccio anche coi compagni di squadra. L’allegria? Il cattivo umore non so cosa sia, non lo considero". 

    Il primo contatto con l’Inter? 

    "Diciamo che da tempo, ma non so dire quando esattamente, l’Inter era in contatto coi miei agenti, quindi anche con mio fratello (Erdin, ndr .). E’ una storia che nasce da lontano, perché il club mi conosceva, mi risultava che fossi sempre sotto i suoi occhi. Poi, ecco la telefonata". 

    Quella di Mancini. O quelle, plurale? 
    "Due telefonate sì. E due belle chiacchierate che ho reputato da subito molto importanti. L’aspetto che mi interessa di più, alla mia età, è quello di giocare a calcio, e ultimamente succedeva poco: Mancini mi ha spiegato che il campo lo avrei visto molto, la filosofia sua e della società, il progetto di gioco e la voglia di riportare l’Inter dentro l’antica e più recente storia gloriosa. E così, sono qui". 

    Vincere ovunque: lei lo ha fatto. All’Inter è sicuro di poterci riuscire? 

    "A questo punto della stagione, realisticamente, si può puntare solamente all’Europa League. Facile non è, perché la concorrenza è forte e tanta". 

    Il Wolfsburg pare un leone indomabile. 
    "Ma io sono molto contento del fatto che ci siano capitati loro: perché ai forti piace misurarsi coi forti. Contro di loro, quand’ero in Bundesliga, ho fatto buone partite: gol, assist e tante belle cose. Vivono un bel periodo, sono forti, tecnici. Ma ripeto: se elimini il Wolfsburg puoi andare a vincere l’Europa League". 

    Migliaia di parole sono piovute su di lei il giorno del suo arrivo: accoglienza super. Ma è vero che quando arrivò al Bayern la accolsero in tre giornalisti? 

    "E’ vero: quando arrivai a Monaco l’accoglienza non fu molto numerosa… I tifosi interisti mi hanno proprio gasato quella sera all’aeroporto: una cosa posso dire loro, con me hanno acquistato un giocatore che dà tutto. E con la squadra vogliamo riportarli dove l’Inter merita di stare: in alto". 

    In alto con Shaq, Popeye o Magic Box? Qual è il suo soprannome preferito? 
    "Va bene Shaq. Ma esulto a braccia conserte e con sguardo beffardo, come il Genio di Aladino". 

    Curiosità. Come nativo del Kosovo e nazionale svizzero, cosa farebbe se la Federcalcio kosovara fosse riconosciuta dalla Fifa? Al momento la sua nazionale disputa solo amichevoli: ma se ci fosse una svolta, lei potrebbe sceglierla e abbandonare la Svizzera? 

    "Il cambiamento di per sé è possibile, ma pensarci adesso è fuori luogo per il fatto che decisioni definitive non ce ne sono. Io spero che la nazionale del kosovo possa essere riconosciuta dalla Fifa, ma al contempo io nella Svizzera mi sento a mio agio, sono felice, abbiamo fatto grandi cose. Ne parleremo insomma, ma resta il fatto che nella mia nazionale attuale sto alla perfezione". 

    Cosa sarebbe disposto a fare per il gol decisivo nel derby che verrà ad aprile? 
    "Non so cosa darei, davvero… Conosco l’emozione di una partita del genere, ne ho sentito parlare e vincere sarebbe una bellissima sensazione. Ma preferisco prendere i 3 punti con un gol segnato dagli altri che segnare e non prenderli". 

    Podolski ha preso molte critiche. 

    "Lukas è una persona molto tranquilla, e non credo che sia giù per le critiche dei media. E’ un professionista serio, aiuta tutti, corre tanto, vive un periodo difficile ma ha l’esperienza giusta per uscirne. Si vede in allenamento che fra poco farà belle cose, e non sono d’accordo sulle critiche che gli stanno piovendo addosso". 

    Stessa situazione per Kovacic, al quale lei – in pratica – ha tolto il posto da trequartista… 
    "Lui è molto giovane, e come tutti i giovani vuole giocare il più possibile. Ma tutto questo lo decide una persona sola: l’allenatore. E l’allenatore va rispettato. Bisogna accettare le sue decisioni dando il top quando si è chiamati a fare la propria partita. Sempre". 

    Lei ha segnato dappertutto e in ogni competizione, in Bundesliga e in Champions (col Bayern), con la Svizzera, in Coppa Italia, serie A ed Europa League. Il gol da sogno quale vorrebbe che sia? 

    "In rovesciata: ne segnai uno quando giocavo nel Basilea, club col quale vinsi tre titoli svizzeri consecutivi. Fu una rovesciata bellissima e pazzesca, contro il Lucerna. Riuscire a ripetere un gol per l’Inter così sarebbe fantastico". 

    E’ vero che adora Leonardo di Caprio? 
    "Wolf of Wall Street è il mio film preferito. L’ho visto e rivisto. Dentro c’è tutto. Anche un’attrice bionda mica male (Margot Robbie, ndr. )… Poi adoro gli orologi, essendo cresciuto in Svizzera e sono testimonial di una marca importante. Seguo anche la moda, e Milano è la città ideale". 

    Se non avesse fatto il calciatore? 

    "Prima di riuscire a sfondare nel calcio ho lavorato in un negozio di abbigliamento maschile. Probabilmente avrei scelto questo campo". 

    Torniamo al campo, quindi al Napoli: l’Inter, quest’anno, una grande non l’ha ancora battuta. 
    "Vincere a Napoli non è affatto facile, squadra bella e importante. Però fare tre punti avrebbe un peso anche psicologico. Anche per l’idea di aver battuto una grande, sì. Bisogna giocare bene e crescere. Le carte per poter vincere ci sono tutte". 

    Ipotesi: se l’Inter dovesse arrivare a -7 sarebbe ancora possibile pensare al terzo posto? 

    "Dobbiamo vincerle tutte. E parlare poco". 
     


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