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  • Signori: 'Dieci anni rovinati, ora la scommessa è allenare i giovani'

    Signori: 'Dieci anni rovinati, ora la scommessa è allenare i giovani'

    Intervista del Corriere della Sera a Beppe Signori, ex attaccante della Lazio, arrestato il 1° giugno 2011 con l’accusa di essere il capo di una banda che combina partite per avere risultati sicuri su cui puntare: "Io a capo di una banda, come Totò Riina. Solo che è provato che su 70mila intercettazioni o contatti io non abbia mai parlato con nessuno della banda. Come facevo? E senza sim segrete". La vicenda giudiziaria ha rischiato di travolgere la sua carriera, i gol (188 in A, anche qui, aveva scommesso ne avrebbe fatti 200), il Foggia, la Lazio, la Nazionale.

    Veniamo allo snodo che ha segnato la sua vita: 15 marzo 2011, lei che va all’appuntamento con i suoi commercialisti, dove ci sono Bellavista e Erodiani, loro sì al centro delle combine. Perché ci va?
    «L’antefatto: io ero amico di Gigi Sartor. Lui in Cina ha conosciuto degli investitori di Singapore, che non sono però quelli dell’inchiesta scommesse, non c’entrano niente, sono solo di Singapore, vogliono comprare una squadra di B e vogliono spendere il mio nome come futuro allenatore. Mi danno come compenso 32mila euro, che io deposito in Svizzera, con nome, cognome, modulo antiriciclaggio. Per la procura diventa un conto cifrato, sa perché? Perché scelgo di identificarlo con delle cifre. Comunque, vado a quell’incontro per sostituire Sartor. Poi non vedo mai più nessuno».

    Ma perché scrive le condizioni della combine? Il famoso «papello», la prova regina per l’accusa.
    «Mi chiedono di puntare dei soldi su Atalanta-Piacenza combinata e io rifiuto subito. Così per convincermi che sono gente seria mi dicono: “dai scrivi come va a finire, scrivi a che condizioni si può fare”. Io per non discutere scrivo, metto il bigliettino nella tasca dei jeans e me ne dimentico. Ma è provato che nessuno ha accettato di fare niente. Fosse rimasto nei jeans, il bigliettino sarebbe andato distrutto e non sarebbe successo nulla, invece mia moglie svuota le tasche e il papello sta sul comò per due mesi e mezzo, dove lo trova la polizia».

    Lei non ha commesso reati, non ha combinato partite: però sembrava disposto a scommettere su partite combinate da altri, non è grave?
    «No, un attimo: io ero disposto a sfruttare dritte, magari di squadre che non volevano impegnarsi. Ma quando sento che sotto c’è qualcos’altro, mi tolgo».

    Perché nei processi sulle combine ha rinunciato alla prescrizione ma a Cremona, dove era rimasta l’associazione a delinquere, no?
    «Rinunciare alla prescrizione non è banale. Non volevo restare nel grigiore, i miei avvocati precedenti mi avevano proposto di patteggiare, ma sarebbe sembrato ammettere una colpa, ho cambiato avvocati e con Patrizia abbiamo scelto la strada più difficile. Ed è uscito che sono innocente. Perché non ho patteggiato a Cremona? Perché sarei ancora in ballo e volevo tornare nel calcio»

    Ora che ha vinto cosa sogna?
    «Di allenare i giovani: servono maestri di calcio. Scommettete su Signori

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