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  • Signori: Moratti, strafottente juventinità

    Signori: Moratti, strafottente juventinità

    Il «chissenefrega» spedito da Moratti a Galliani è una frase cult del pensiero calcistico. Chissenefrega di quel che pensano gli altri, chissenefrega di regole e regolamenti, chissenefrega di un calcio meno velenoso e avvelenato, chissenefrega della giustizia sportiva, chissenefrega della moralità, chissenefrega alle volte dei tifosi

    L'unico «chissenefrega» che non passa mai è quello sulle decisioni degli arbitri. Certo, sarebbe stato meglio che qualcuno avesse spiegato a Moratti che il rigore poteva non essere rigore. Ma i trombettieri abbondano. E che quello del tirare contro gli arbitri è il solito gioco del 'diversamente alibi'. Meglio nascondersi dietro un alibi (e gli arbitri li offrono a chi perde, vince o pareggia: basta cambiare la prospettiva) che guardarsi allo specchio. Lo fa l'Inter, lo fa la Juve, così simili da lasciar pensare male. E i poveretti (leggi tifosi e addetti) che vorrebbero credere al calcio in quanto spettacolo serio, credibile e avvincente, devono sorbirsi reazioni da invasati. Magari qualcuno pagherà. Stramax è passato dalla signorilità post Catania («Rigore per Gomez? Ci è andata bene») al gesticolare di San Siro, con espulsione. Poi nel tunnel verso lo spogliatoio c'è stato caldo, pare che anche Cassano abbia messo del suo. 
     
    Moratti è passato dal gesto dell'ombrello a Ronaldo (sportivamente accettabile) al chissenefrega a Galliani, neppure fosse stretto parente della genia juventina di ultima specie. Cosa aveva detto Galliani? Ricordato fatti di cronaca: «Quest'anno nel derby siamo stati sfavoriti, ma nessuno si è lamentato: ci è stato annullato un gol regolare e non ci è stato dato un rigore. Ognuno si lamenta quando ha dei torti e mai quando hai dei vantaggi a favore». Discorso che non fa una grinza. Ma domenica Moratti aveva ancora la testa calda e furiosa, non voleva sentir parlare. «Mi sembra che Galliani abbia detto niente di strano», ha concluso con strafottente juventinità
     
    Ecco, ci risiamo. Quelli, Inter e Juve, non la smettono mai di litigare e il mondo del calcio comincia ad averne abbastanza. Perfino Abete, l'inutilmente operativo presidente federale, se n'è stufato. Il gioco delle parti di Juve e Inter sta mandando in circolo troppi veleni e da troppo tempo. Avvelenatori di pozzi che Abete ha ripreso con modi soft, ma finalmente tempisti: «Prima di Juve-Inter si parlava di tregua. Non che mi fossi illuso, ma da quella ipotetica tregua siamo tornati a una situazione spiacevole. Occorre un'assunzione di responsabilità da parte dei dirigenti delle società. Ci vuole uno sforzo di volontà». Ci ha provato anche Petrucci, riportandoci alla leggenda dei birboni di Pisa, quelli che litigano di giorno e poi di notte... «Comprendo l'amarezza, ma non credo che la polemica allontani Moratti da Agnelli». Ed ha ragione il Cagliari, che si è lamentato sul sito: «Il Cagliari è stato più bravo dell'Inter: nel gioco e nelle occasioni. Il resto sono chiacchiere che porterà via il vento». Si, questa è la sintesi del «ci avete stufato». Inter e Juve non meritano di finire in quell'angolo in cui le confinano i loro dirigenti. Ma il mondo del pallone è quello del chissenefrega: Moratti for president.
     
     

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