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  • Società e arbitri: abbattete il muro

    Società e arbitri: abbattete il muro

    • Giovanni Battista Terenziani

    Quello dell’arbitro non è mai stato un mestiere facile. Il direttore di gara, molto spesso, è sottoposto a insulti e critiche, ma ultimamente l’atteggiamento di questa categoria è eccessivamente chiuso in se stesso, quasi come se giudicassero da dentro una ‘sfera’ che rende infallibile il loro operato.

    Un arbitro, troppo spesso, subisce offese che vanno oltre il lecito e che sono inimmaginabili per qualsiasi ambiente che non sia un campo da calcio. Ciò non parrebbe trovare sufficiente giustificazione nell’adrenalina o nella pressione che una partita può provocare. Ci sono tanti momenti nella vita di una persona in cui essa viene messa duramente alla prova, ma in nessun altro caso verrebbero tollerate certe reazioni. Inoltre, si è sempre pronti a riempire di critiche ‘il fischietto’ quando sbaglia , mentre quando l’incontro è diretto in modo pressoché  perfetto è più difficile riscontrare elogi o riconoscimenti particolari. È vero che i veri protagonisti del match sono i calciatori, ma è altrettanto vero che senza l’arbitro risulta molto complesso giocare, quindi, probabilmente, bisognerebbe riconoscergli i giusti meriti quando li ha e non solo coprirlo di accuse nel momento dell’errore. Sovente, poi, si tende a dimenticare che l’arbitro è un essere umano e come tale non è infallibile. A ciò si aggiunge la pressione che, come calciatori, allenatori e dirigenti, esso è costretto a subire durante la sfida. Ciò sicuramente non agevola il suo lavoro. Come il giocatore, il direttore di gara deve correre parecchio durante un incontro. Deve cercare sempre di essere il più vicino possibile all’azione. Questo è sicuramente uno sforzo fisico da non sottovalutare e che non rende certo facile prendere decisioni, magari anche complesse. Tutto ciò è amplificato da un regolamento ormai pieno di cavilli che renderebbero la scelta difficile anche nel migliore stato psicofisico possibile. Tutto ciò ammesso, ormai, tra calciatori, tecnici, dirigenti da un lato e arbitri dall’altro sembra quasi essersi creato una sorta di muro difficile da valicare. Tra ‘le due parti’ non pare esserci abbastanza dialogo e collaborazione.  Ciò è denotato pure nell’atteggiamento degli stessi  ‘fischietti’ che in campo adottano  espressioni non verbali  talora molto marcate, anche per proteste civili.  È vero che ascoltare le ragioni di tutti sarebbe praticamente impossibile, così come giustificare ogni decisione presa, ma utilizzare tutta questa rigidità pare, forse, eccessivo.  A ciò si aggiungono le pesanti squalifiche che si infliggono a chi ‘va oltre le righe’. Queste sanzioni sommate all’atteggiamento di chiusura non paiono avere l’effetto di contemperare le contrapposte posizioni. 

    Insomma, probabilmente, bisognerebbe da una parte avere maggiore comprensione nei confronti degli arbitri.  Così facendo, forse, essi eviterebbero di arroccarsi in se stessi dando l’idea di una sorta di infallibilità nelle proprie scelte. Ciò creerebbe un ambiente più sereno in cui, probabilmente, lavorare risulterebbe più semplice a tutti.      

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