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'Sono passati trent'anni ma siamo ancora i migliori'

'Sono passati trent'anni ma siamo ancora i migliori'



«In campo c’erano tre palloni: uno l’ha preso l’arbitro e l’ha visto tutto il mondo, un altro un guardalinee, il terzo è finito in mano a me. A quel punto ho cominciato a correre verso gli spogliatoi con l’altro assistente che mi rincorreva disperato: ma non l’avrei mollato per nulla al mondo...».

Trent’anni dopo Claudio Gentile sembra ancora quello del titolo mondiale, perché va bene i gol di Paolo Rossi o l’urlo di Tardelli, ma ancora oggi c’è gente che si guarda la maglietta per vedere se «Gheddafi» è ancora lì incollato.


Lo chiamavano così, Claudio, e a lui ha sempre dato fastidio: «Si parla di un uomo che mi aveva cacciato da casa quando ero piccolo. Però poi era anche azionista della Fiat, per cui per anni ho dovuto far finta di niente». Ma oggi Gentile resta uno dei campioni del mondo, quelli di Italia ’82, «che, con tutto il rispetto, non c’è paragone con il 2006, senza voler sminuire. Chiedete alla gente: su dieci sportivi, nove vi parleranno di noi. Anche perché battemmo l'èlite del pallone».

Torniamo a quel pallone dunque.
«Ci sono le firme di tutti i giocatori e quella di Pertini. Un ricordo indelebile che mi riporta ad allora. Alla vittoria, alle partite a scopa con il presidente, al viaggio di ritorno. Fantastico».

Di quel mondiale si sa ormai tutto. Cosa c’è da aggiungere 30 anni dopo?
«Nulla: ha vinto l'unità del gruppo. Nato da critiche ingenerose e attacchi personali e volgari».

La vicenda del Camerun, il gossip su Cabrini e Rossi...
«Appunto: cose volgari».

Certo che anche lei ci andò giù duro in campo.
Maradona e Gentile

Ad esempio le sue marcature su Maradona prima e Zico poi.
«Guardi, si giocava a calcio e c’era in palio un mondiale. Ho fatto solo il mio dovere»

Loro non la pensano così probabilmente.
«Posso solo dire che erano due grandi campioni in campo, ma sono due persone completamente diverse. Vuole sapere la verità?».

Dica.
«Con Zico siamo rimasti in contatto, e una volta che sono andato in Brasile sono stato ospite a casa sua».

E con Maradona?
«Non ho mai voluto più incontrarlo, ai tempi disse cose non vere su di me. Mi attaccò per coprire le sue mancanze».

Quali?
«Doveva essere il suo mondiale, ma fu invece un fallimento. Lui non è mai stato capace di digerire le sconfitte. Insomma, fuori dal campo non è mai stato un campione. Eppoi...».

C’è altro?
«Certo: forse il signor Maradona non ricorda che in quel mondiale ci fu un solo giocatore espulso per gioco violento. E fu lui contro il Brasile».

Però lei, ammetta: alla sua maglietta si era attaccato...
«Ribadisco che non potevo fare altrimenti: lui era davvero un fuoriclasse. Probabilmente è stato il migliore di sempre».

Mentre Gentile era il più cattivo.
«Smentisco: in carriera sono stato espulso una sola volta, per un fallo di mano, in una semifinale di Coppa Campioni contro il Bruges, nel secondo tempo supplementare e su un campo infame. Ero stanco».

Trent’anni dopo dunque cosa resta?
«La soddisfazione di aver vissuto un momento storico: l’Italia veniva fuori da un periodo tragico e difficile, noi siamo stati quelli che hanno contribuito a ridare la felicità al Paese».

E dell’Italia di oggi, quella di Cassano e Balotelli, che dice?
«Ha fatto un buon Europeo. Il Cassano che ho avuto io nell’Under 21 non è quello di oggi: adesso sicuramente è maturato. Lo stesso farà Balotelli».

Cosa farebbe con lui Gentile ct?
«Diciamo che il talento non si discute, anche se non basta».

E invece Gentile ct della Libia?
«Sono tornato a casa: vivo a Como da 50 anni, ma Tripoli mi mancava.


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