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  • Spagna: tutti i volti della rivoluzione roja

    Spagna: tutti i volti della rivoluzione roja

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    Col 5-1 alla Macedonia è iniziato il nuovo ciclo della Spagna, chiamata a raccogliere le macerie lasciate dall'ultimo Mondiale e a ripartire dalle novità portate dal campionato e da un serbatoio ricco di giovani talenti per ricostruire un nuovo ciclo vincente dopo due Europei consecutivi e una Coppa del Mondo nel 2010. Nessun cambio della guardia, il comandante Vicente del Bosque è rimasto saldamente al suo posto e a lui tocca il compito di far tornare subito protagonista un Paese che, insieme alla Germania, ha contribuito a portare l'innovazione nella storia recente del calcio mondiale.

    BASTA TIQUI-TACA? - Nella formazione scesa in campo ieri sera a Valencia erano solamente 6 i titolari reduci dalla figuraccia contro il Cile, nel match che sancì l'aritmetica eliminazione dal Mondiale brasiliano. Di quell'undici sono rimasti Casillas in porta, Jordi Alba e Sergio Ramos in difesa, Busquets a centrocampo, Pedro e David Silva in attacco. Dopo gli addii alla Roja di Xavi e Xabi Alonso, vanno però considerate le indisponibilità per infortunio di Piquè e Iniesta, due elementi a cui difficilmente del Bosque rinuncerà non appena avranno recuperato dai rispettivi infortuni; inoltre Koke, de Gea, Fabregas, Azpilicueta e Cazorla erano presenti nell'elenco dei 23 portati in Sudamerica. Eppure, la rivoluzione tanto invocata dai tifosi in parte si è compiuta, senza intaccare l'impianto tattico (guai a chi tocca il 4-3-3) ma con interpreti che nel medio periodo possono cambiare qualcosa dello stile di gioco espresso per anni.

    FABREGAS IL NUOVO LEADER - L'ultima stagione in Spagna non poteva non lasciare tracce, dunque largo a Juanfran e Koke dell'Atletico Madrid campione in carica e in panchina c'è pure spazio per de Marcos e Iturraspe, pedine fondamentali dell'Athletic Bilbao che ha recentemente eliminato il Napoli dalla Champions League. Grande tecnica ma anche maggiore sostanza in una squadra che aveva finito per specchiarsi troppo nella grande qualità di molti suoi interpreti; in attacco torna un centravanti vero come Paco Alcàcer (in gol nel debutto in gare ufficiali) del Valencia, l'erede designato di David Villa e in panchina scalpitano un giovane di assoluto valore come il madridista Isco e l'astro nascente del Barcellona Munir (alla prima con la squadra A), freschi di promozione dall'Under 21. In tutto questo, diventa finalmente centrale un giocatore come Fabregas, chiuso in precedenza dal carisma di Xavi e Xabi Alonso e rigenerato dalla cura Mourinho nelle sue prime uscite con la maglia del Chelsea. In attesa dell'esplosione delle stelline dell'Under 21 di Celades (da Bernat a Unai Lopez, passando per Muniain, Deulofeu e Sandro), possiamo dire che la Spagna sta tornando. O forse che non se n'è mai andata.

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