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  • Spalletti, bilancio sempre più in rosso

    Spalletti, bilancio sempre più in rosso

    • Pippo Russo
    Non è un campionato da buttare. Ieri Luciano Spalletti ha commentato così, dopo il pareggio casalingo in rimonta contro l'Atalanta che ha avuto come effetto il ridursi del margine sul Napoli. Soltanto due punti, secondo posto a rischio con prospettiva di dover passare un'altra volta dal play off agostano di Champions League. Ma al tecnico di Certaldo sta bene così, l'importante è accontentarsi. Se le cose non sono positive, ci si può sempre attaccare al fatto che non siano troppo negative. Un atteggiamento minimal ai limiti del rinunciatario, in attesa di capire quale sia il destino della panchina giallorossa. Lo stesso Spalletti, alla vigilia del ritorno di semifinale contro la Lazio in Coppa Italia, aveva detto che senza vincere titoli in questa stagione non rimarrebbe alla guida della Roma. E poiché la Coppa Italia era l'ultimo obiettivo alla portata, l'eliminazione che ne è sortita dovrebbe già essere una sentenza. Però nel frattempo le voci continuano a inseguirsi e a contraddirsi, e lo stesso Spalletti non fa molto per chiarire. Vuol restare o pensa di mollare?

    Lui solo sa. Ma in attesa di conoscere la sorte della panchina giallorossa per la prossima stagione, si può già dire qualcosa di certo a proposito di questa seconda avventura spallettiana in giallorosso: traendone un bilancio complessivamente negativo, soprattutto con riferimento alla stagione in corso.

    Il lavoro di Spalletti è stato molto buono nella stagione scorsa. Chiamato nella seconda metà di gennaio a sostituire un Rudi Garcia ormai in stato confusionale (provvedimento preso con colpevole ritardo dalla società giallorossa), l'allenatore toscano ha compiuto la missione di rimontare in classifica e agganciare il terzo posto, utile per andarsi a giocare il preliminare di Champions. Il massimo che si potesse ottenere nella situazione data. Presa una squadra allo sbando, Spalletti l'ha portata a vincere molte partite e a accumulare i punti necessari a centrare l'obiettivo.

    Ma in questa stagione gli si chiedeva altro. Bisognava scrollare di dosso alla truppa giallorossa l'indentità della squadra piazzata ma mai vincente, che vince molte partite ma non quante ne servirebbero per raggiungere i traguardi più alti, e che soprattutto si mostra incapace di affrontare gli appuntamenti decisivi. E le aspettative erano legittime. Perché, guardando agli organici, la Roma non è così distante dalla Juventus. Ovvio che i bianconeri siano almeno una spanna su per quantità e qualità. Ma è altrettanto ovvio che in campo scendano in 11, quale che sia l'organico alle spalle, e che gli 11 messi in campo ogni volta dalla Roma non siano così inferiori rispetto agli 11 messi in campo dalla Juventus. Questo doveva dimostrare la Roma nella stagione 2016-17, questo doveva tirar fuori Spalletti dal gruppo gallorosso. E invece?

    Invece è arrivata l'immediata eliminazione dalla Champions, al termine del doppio confronto con una squadra buona ma non certo irresistibile come il Porto. Un confronto che fra l'altro s'era messo bene dopo il pari in trasferta della gara d'andata. E invece il ritorno all'Olimpico è stato un festival dell'orrore: 0-3, con due espulsi giallorossi che si sono sommati a un altro cartellino rosso rimediato nella gara d'andata. Doveva essere una prova di maturità, si è trasformata in un'esibizione d'isteria collettiva. E il ripescaggio in Europa League è stata la premessa per un'altra delusione, con un'eliminazione agli ottavi di finale (per mano del Lione) che è un risultato molto modesto per una squadra della caratura della Roma. Una squadra così, in Europa League, deve arrivare in fondo.

    Non è andata meglio in campionato, dove i giallorossi sono stati in testa alla classifica soltanto dopo la prima giornata. Già alla seconda, dopo il pari in rimonta da 0-2 subìto sul campo del Cagliari, è cominciato un inseguimento mai prossimo al coronamento. E infine è arrivata l'eliminazione dalla Coppa Italia al termine di un doppio derby. Circostanza sanguinosa, per l'orgoglio del mondo romanista. Adesso rimane il secondo posto in classifica, a questo punto molto precario visto il prepotente rinvenire del Napoli. E la Roma è ancora quella che era nei giorni del primo Spalletti, e poi nel primo periodo di Rudi Garcia: una squadra di alta qualità che vince molte partite ma rimane l'eterna piazzata. Con l'aggravante che il tempo passa, e la rivale storica sta crescendo anche in Europa dopo aver cannibalizzato il calcio di casa nostra. Spalletti dice che non è tutto da buttare. Ma a accontentarsi di quanto fatto fin qui, il rischio è che sia la Roma a buttarsi via ancor di più.

    @pippoevai

     

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