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  • Spalletti come Mancini, il perno di questa Inter per ora è Handanovic

    Spalletti come Mancini, il perno di questa Inter per ora è Handanovic

    • Andrea Distaso

    C'è un'Inter che si è riscoperta per una notte prima in classifica in solitaria, dopo le risposte a stretto giro di posta di Juventus e Napoli e dopo un'astinenza che resisteva da 618 giorni. Era il 16 gennaio 2016 e al timone della formazione nerazzurra c'era Roberto Mancini, capace di mantenere il primato per ben 6 mesi prima di crollare e terminare la stagione “solo” al quarto posto. Oggi come allora, era una squadra non necessariamente spettacolare dal punto di vista del gioco ma estremamente solida e cinica, capace di sfruttare anche le poche occasioni a disposizione per colpire, ma soprattutto in grado di tenere blindata la propria, protetta anche due stagioni fa da un certo Samir Handanovic.

    PORTA BLINDATA - A Crotone, il numero uno sloveno ha compiuto un paio di interventi che hanno pesato, eccome, nell'economia del risultato, fermando le conclusioni di Tonev e Rhoden sullo 0-0 prima che Skriniar e Perisic estraessero dal cilindro i colpi per risolvere la delicata sfida dello “Scida”. Nelle prime 4 giornate di campionato, l'Inter ha mantenuto la porta inviolata in ben 3 occasioni, incassando un solo gol e per mano della Roma. Nella stagione 2015/2016, furono 11 i clean sheet di Handanovic prima di abdicare a gennaio ed esattamente come allora gran parte dei meriti vanno resi al portierone nerazzurro. Come due campionati fa, molta della solidità della propria retroguardia è stata imperniata su una coppia di centrali che sta consolidando, partita dopo partita, la propria intesa: Miranda e Murillo ieri, Miranda e Skriniar oggi.


    C'E' LA DIFFERENZA - Ma le analogie tra quell'Inter e quella allenata da Luciano Spalletti si esauriscono qui, perchè diversi sono alcuni interpreti e differente è il modo di perseguire il risultato. Con Mancini, a una tradizionale linea a quattro con terzini molto bloccati (Juan Jesus e Nagatomo più di Telles a sinistra, Santon o D'Ambrosio a destra) si aggiungevano due centrocampisti abili in interdizione come Medel e Felipe Melo (o Kondogbia), con l'obiettivo di fare densità e scatenare poi la qualità dei 4 giocatori offensivi, Brozovic (o Guarin), Jovetic (in alternativa Palacio) e Perisic a sostegno di Icardi. Due blocchi separati e una gestione molto speculativa della partita in attesa della giocata del campione davanti. Dal suo arrivo a Milano, Spalletti ha chiesto qualità in mezzo al campo, aggiungendo le geometrie e il senso tattico di Borja Valero e di Vecino, ma soprattutto trasferendo a tutta la squadra una personalità e concetti che coinvolgano tutti i calciatori, sia nella fase offensiva che in quella di non possesso. Non è ancora l'Inter che ha in mente la squadra di Certaldo, ancora poco fluida nel far girare il pallone e non sempre ermetica di fronte alle iniziative avversarie. Questione di tempo, questione di automatismi da mandare a memoria e nel frattempo, laddove non arrivano Skriniar e Miranda, ci pensa Handanovic. Ma questo già si sapeva.


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