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  • Spalletti: 'Non è un anno irripetibile, io non ho molto tempo. I cambi col Toro e la Champions..'

    Spalletti: 'Non è un anno irripetibile, io non ho molto tempo. I cambi col Toro e la Champions..'

    • Giovanni Annunziata, inviato
    C'è voglia di proseguire la grande stagione in casa Napoli dopo lo storico accesso ai quarti di finale di Champions League e il primo posto con ben 18 punti di vantaggio sull'Inter. Domani gli azzurri saranno a Torino per affrontare i granata e cercare di allungare ancor di più in classifica. Luciano Spalletti presenta la gara alla vigilia:

    Il momento più bello della sua carriera?
    "Il tempo che passa mi deve dare qualcosa che mi dia soddisfazione. Noi verremo giudicati per la serietà, la professionalità, l'umiltà con cui affrontiamo le cose nel percorso. Ho quest'esigenza e devo affrettarmi perché di tempo non ne ho molto. So che devo dare valore a tutte le cose che mi passano davanti. Per completarlo per il Napoli sono disposto a tutto".

    Può essere un anno irripetibile?
    "Per quanto mi riguarda l'anno irripetibile sarà l'anno dopo questo, qualsiasi cosa succeda. E dopo l'anno successivo sarà quello dopo ancora, qualsiasi cosa succeda. Può andare avanti all'infinito. Il meglio è quello che devi andare a prendere. Non ci si ferma, non ci si deve fermare mai. Si va a scavare in profondità, si va a provare qualcosa che ci dia questa soddisfazione".

    Alcune squadre si sono snaturate contro il Napoli. Lo farà anche il Toro?
    "Parlo volentieri del Torino per il rispetto che devo alla squadra di Juric e che gli riconosco. So che sarà una partita difficile. Il Torino non cambierà atteggiamento, l'Eintracht l'ha fatto perché la partita d'andata li ha costretti a farlo. Il Torino è un avversario molto complicato perché è asfissiante in tutto ciò che fa, non solo in fase di non possesso. Quando hanno palla vogliono mantenere un livello di fatica altissimo, sono allenati a questo. Poi quando sei in possesso non vedi mai di fronte a te, porti un duello costante sulla fisicità. Sono sempre disposti a farti sentire il fiato sul collo e per una squadra come noi che usa il possesso palla per loro diventa un divertimento non farti giocare sul pulito. Con Juric qualche volta ho discusso ma quando si parla c'è sempre stata stima per la qualità del lavoro e l'impegno profuso da parte mia e sua. Si vede che si impegna nel suo lavoro".

    Che vuol dire che non ha molto tempo? La prossima vita di Spalletti cosa prevede?
    "Che ho 64 anni. Ogni momento può essere diverso, meglio non fare calcoli. Ognuno va ad affrontare il momento che vive, le situazioni in cui metterci mano. Fino a quando resto in panchina? Questo lo vedremo, nasce da quello che succede. Se penso alla disponibilità, all'impegno della squadra vorrei vivere in eterno, se penso a quello che è successo l'altro giorno in città vorrei non partecipare a questo tipo di situazioni. Lavorandoci dentro è una cosa che mi disturba e non vorrei farne parte ma è il mio mondo e ne faccio parte. Ritorna sul discorso dell'evoluzione delle cose, dipende da ciò che percepisci come amore. Perché poi in fondo la cosa fondamentale è quanto hai amato le cose e quanto sei stato amato".

    Contro il Torino ci potrà essere qualche cambio in più?
    "Può succedere che ci sia qualche titolare differente a quello della partita precedente. Si fa quello che si fa sempre, ci si prepara al meglio ogni giorno per ogni singola partita. Una alla volta. I conti in fondo. Le alternanze sono sempre un po' in base alla forma dei singoli, succede così relativamente alle caratteristiche. Non ho il timore di sbagliare in maniera profonda perché qualsiasi cosa scelgo, scelgo bene. Li ho tutti molto interessati alla causa, tutti molto disponibili da un punto di vista fisico e mentale. Sono valutazioni che si fanno in base alla partita, alla reazione di questa grande attesa del risultato della partita precedente. Poi ti dicono tutti che l'hai già vinta, tutti parlano del prossimo turno e tu provi a giocarla in condizioni mentali di svantaggio totale perché se fossi dentro ti accorgeresti di questo. Sono costretto a subire quest'idea, questo racconto che siamo già di là mentre dobbiamo affrontare una partita e costa molto di più rispetto al costo reale".

    La ricerca del Napoli e il Torino contro.
    "C'è la ricerca di fare delle cose moderne, più forti dal punto di vista dell'impatto durante la gara. Penso alla qualità del portiere del Torino, quando gli portano palla dietro, tu vai a pressare e sei costretto in una pallata sola a dover rincorrere e ordinarti subiti. Tu pensi che gliela vai a prendere ma con una pallata te la mette bene a 70 metri. Queste sono cose che fanno parte di un calcio moderno e loro hanno la soluzione, oltre che fisica anche di velocità e di tecnica lì davanti. Io ho allenato Karamoh all'Inter, ha questi guizzi che creano problemi. Questo per dire che il calcio va avanti e ci sono sempre cose da prendere. La lunghezza la puoi accorciare in base a come ti comporti con la linea difensiva ma a loro non interessa niente, anzi con le corse che hanno lo allungherebbero. Diventa complicato per ritrovare le distanze, le misure, per una qualità di gioco che ci assomiglia nel modo di fare".

    Come sta Raspadori?
    "Raspadori non recupera, non va neanche in Nazionale".

    Cosa ne pensa di Ndombele?
    Ndombele è un calciatore forte. All'inizio non lo conoscevo molto, c'era il dubbio sul perché il Tottenham l'avesse lasciato partire. Vedendo la partita dell'altro giorno in Champions contro il Milan lo vedevo titolare lì dentro. Lui ha forza, motore, tecnica, questi guizzi di lucidità dove riesce ad acchiappare, dove si libera lo spazio per imbucarci la palla con anticipo. Ndombele è un calciatore che mi garba".

    La qualità del gioco del Napoli.
    "Se andiamo a fare cose che siamo abituati a fare ci sentiamo maggiormente a nostro agio nel metterci mano. Questo comporta anche di essere leggibili, ma la creatività di calciatori come Kvaratskhelia, Lozano, Politano, Osimhen, Simeone, Raspadori, Zielinski, Elmas resta. C'è da imparare dalla loro creatività. Lascio che la qualità individuale dia soluzioni per far male alla squadra avversaria".

    Da dove proviene la differenza tra il Napoli e le altre?
    "È sempre quello che ci mettono i calciatori, la loro voglia di determinare, di far vedere di che pasta sono fatti. Questo comporta sacrificio. Ci sono giorni diversi da altri e devi andare lì a guardare, a impostare, fare un'altra giornata seria, professionale, che lasciano il segno. Perché poi la domenica sei più pronto e l'hanno capito bene, hanno ben chiara la loro volontà e il comportamento da prendere. Di Lorenzo è incredibile come calciatore e come persona, va sempre avanti. Ogni allenamento che gli vedo fare trovo qualcosa in più, come se pensasse la notte cosa migliorare. Ci mette con lo spirito corretto".

    Uno tra Elmas e Simeone titolari?
    "Vuole farmi diventare antipatico con i calciatori mentre io li abbraccio. Bisogna valutare che c'è una sosta dopo, si può recuperare bene. Quelli che stanno bene e non subiscono un arrugginirsi dei meccanismi fisici dopo la partita precedente si vanno a riutilizzare. Elmas meriterebbe di giocare qualche partita da titolare, lo meriterebbero in tanti. Calciatori che hanno dato sempre un risultato importante per il risultato di squadra. Qualche cosa si cambia ma per il momento non dico cosa".

    Quanto è importante ritrovare i tifosi in trasferta?
    Per noi è fondamentale, spero non succeda più perché poi in fondo capisco che ci sono storici dietro che ti comportano di avere un atteggiamento ma poi la squadra si sente più forte con il pubblico sugli spalti e diventa più bello. Quando viene escluso un pubblico a una partita ce ne sono molti di colpevoli ma molti altri non colpevoli che vorrebbero essere lì e vengono penalizzati involontariamente. Quando c'è stata la squalifica del nostro settore ospiti ho temuto perché per noi sono un sostegno importante e i calciatori hanno bisogno di quell'orecchio pieno delle cose che ci dà una curva. Ogni tanto gli fa più una reazione del pubblico rispetto ad un urlo mio. Loro sono capaci di direzionare emotivamente una partita su dei livelli che a volte la mia posizione non me lo consente".

    Grandi partite in Champions di Zielinski. È la competizione che lo esalta?
    "Secondo me ha giocato allo stesso modo anche in campionato. Zielinski è un po' dentro il discorso che facevamo, nella crescita costante della squadra, si nutre continuamente del comportamento della squadra. La volta successiva ci mette sempre qualcosa in più. Ha resistenza, tecnica, il gol, calcia splendidamente di destro e di sinistro. Secondo me sta mettendo mano in maniera pesante al suo carattere perché in questo mondo a volte quando sei troppo buono non hai troppi vantaggi. ogni tanto deve farsi venire la vena sul collo. Kvaratskhelia contro l'Atalanta mentre calciava aveva la vena sul collo e quando era arrivato non ce l'aveva così evidente. Ora mi garba di più".

    Come mai ha battuto Zielinski il rigore contro l'Eintracht?
    "L'hanno deciso ragazzi, nel nostro spogliatoio c'è democrazia. Se i calciatori decidono di fare diversamente rispetto alle decisioni sono contento. A fine allenamento si fermano a calciare i rigori e mi fa piacere. Ha preso il rigore, poi gli dava fastidio su quanto accaduto in occasione dei rigori precedenti ed è andato a calciare. Aveva la tranquillità giusta. È bello che si danno una mano in questo modo, partecipano tutti perché si tratta di una squadra".

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