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  • Spalletti, il derby è di Totti

    Spalletti, il derby è di Totti

    • Luca Borioni
    Coniugare le esigenze aziendali con i sentimenti è possibile? Il panorama lavorativo attuale fa chiaramente capire che no, non è possibile, non c’è speranza. Le aziende in crisi tagliano senza guardare in faccia a nessuno, assumono invece manager aggressivi, disumani, pronti a tutto pur di assecondare il mandato. Ma poi i risultati pagano? Davvero è questa la strategia giusta?

    Coltivare il dubbio è più che lecito.

    Così come immaginare un possibile (o impossibile) scenario del derby di Roma. D’accordo, le esigenze tecnico-tattiche di Spalletti sono chiare, la programmazione societaria anche. Ma davvero in una partita speciale come quella contro la Lazio non potrà esserci spazio per Francesco Totti? Davvero è logico rinunciare a priori al talento universalmente riconosciuto del numero dieci giallorosso?

    Spalletti potrebbe accettare la sfida e sua volta rilanciarla: vai France’, vediamo se hai ancora magia da regalarci, vediamo se sei ancora da Roma.

    Una sfida al limite, d’accordo. Ma ha a che fare con i valori dello sport e più in generale con i valori assoluti. Dov’è il confine tra riconoscenza e profitto?

    È vero che in ballo, tanto per cambiare, c’è parecchio denaro. Il rinnovo del contratto che Totti sarebbe disposto a firmare anche senza includere calcoli economici, rappresenta un ostacolo. Come il contratto che non fu rinnovato a Del Piero, altra bandiera non più remunerativa per la Juventus di quattro stagioni fa.

    Senza guardare in faccia. Ma qui i dettagli sono diversi. C’è un derby che potrebbe essere l’ultimo da numero dieci per Totti. C’è una partita che è sempre stata la sua. L’ultima sfida, l’ultima grande recita, l’ultimo prodigio. È una possibilità, rientra nel novero delle opzioni a disposizione del tecnico. Una Roma schierata con il 4-2-3-1 dove Perotti possa agire sulla linea dei trequartisti a supporto proprio del capitano, libero di attaccare davanti alla porta della Lazio.

    Si tratta di un’utopia? Forse no. Sarebbe certamente una mossa a sorpresa, non preventivata, non prevista, ma capace di far saltare i piani dei rivali, da un punto di vista giallorosso. Comunque un pericolo in più. Sarebbe una bella sfida. Per Totti in primis: una grande dimostrazione di stima e fiducia nel momento più significativo. Un’occasione da cogliere. Se volete, dal punto di vista societario, anche una astuta mossa di marketing, un segnale rappacificatore in vista dell’esito contrattuale. Un modo per rasserenare gli animi alla vigilia di una partita che gli animi li accende in automatico. Spalletti avrebbe una chance in più per ripescare quella creatività che nel calcio, come nella vita, può sempre fare la differenza a patto che sia compresa, favorita, coltivata. In altre parole, bisogna crederci. L’imprevedibilità è una componente essenziale che fa del calcio qualcosa di magico. Totti in campo per poter centrare l’impresa. Perché no?

    Lo sappiamo. Perché i programmi della Roma sono altri, perché un leader sul viale del tramonto condiziona il futuro e le svolte. Perché la passione in questo calcio fa sempre più fatica a trovare espressione se non si presta alle aspettative manageriali. Ma poi ci sono gli spalti vuoti, c’è l’Olimpico senza anima. E resta un derby che va rilanciato. Totti potrebbe dare il suo modesto contributo… 

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