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  • Spalletti, lezione a Sarri: la Roma diverte, il Napoli rischia l'implosione

    Spalletti, lezione a Sarri: la Roma diverte, il Napoli rischia l'implosione

    • Giancarlo Padovan
    Il Napoli si sgonfia. Seconda sconfitta consecutiva dopo Bergamo (dove Milik c'era), prima in casa dopo ventidue partite. La Roma gioca, piace, si esalta e guadagna il secondo posto solitario (momentamente) in classifica.
    Spalletti batte Sarri non solo perché vince (3-1), ma per come lo fa: squadra, la sua, che palleggia più dell'avversario, che tiene il ritmo sempre alto nonostante il caldo del San Paolo, che attacca e ripiega senza mai perdere equilibrio. Notevole, dal punto di vista tattico, la mossa Florenzi. Spalletti non schiera una difesa a quattro, ma piazza Florenzi, teoricamente esterno basso di destra, alto e largo in fase offensiva.
    Sarri è sorpreso e confuso perché non sa con chi affrontarlo, visto che Ghoulam deve già contenere Salah e la Roma gioca anche palla a saltare il centrocampo (lo fa Manolas). Meno eclatante, anche se molto produttiva, la pressione individuale di Nainggolan su Jorginho, uno spettro ormai da almeno quattro turni. 
    L'esito della prima parte di gara è che la Roma gioca (splendido un tiro a giro di Perotti al 21') e il Napoli guarda. Quando prova a sfondare per vie centrali, la squadra di Sarri trova sempre Manolas (tre respinte consecutive su altrettanti tiri da fuori) e non trova mai Gabbiadini.
    Il bergamasco si muove, detta qualche passaggio, attacca un paio di volte (per tempo) la profondità, ma è troppo poco. Infatti, dopo un'uscita salvatutto di Reina su Dzeko (lanciato da Salah), i giallorossi passano. L'errore marchiano è di Koulibaly che tarda a rinviare o ad appoggiare su Reina (in realtà lui se la prende con Allan che non gli dà l'appoggio), Salah gli strappa palla e la mette in mezzo. Nainggolan finta e Dzeko gira di destro dentro la porta. 
    Azione procurata e risolta dai due migliori in campo. E non solo perché Dzeko (7 gol in 8 partite) segna il raddoppio di testa su punizione-cross di Florenzi (grave l’errore di Reina che non esce e di Hysaj che marca il bosniaco da dietro), ma anche perché Salah, oltre all'assist sul primo vantaggio, chiude la partita con un contropiede dei suoi (lancio di De Rossi ) e un tiro che carambola prima sul palo e poi in gol.
    Il Napoli ha realizzato il gol dell’1-2 quando è uscito Gabbiadini, subissato di fischi, ed è entrato Mertens. Il belga, schierato da centravanti effettivo, ha dato un'altra vivacità alle azioni offensive, anche se a colpire di testa in modo vincente è stato Koulibaly, da calcio d'angolo. La partita non è stata mai davvero riaperta perché la Roma, nonostante un Nainggolan a mezzo servizio e la sostituzione di Juan Jesus con Palmieri, non ha mai perso le distanze e la misura. 
    E se Sarri era senza Milik e Albiol, Spalletti ha dovuto rinunciare a Strootman e Bruno Peres. Se si considera poi che in difesa mancavano pure Rudiger e Vermaelen è chiaro come fosse la Roma a presentarsi più angariata all'appuntamento. Eppure i giallorossi hanno corso di più e meglio sprecando ancora, con El Shaarawy, un contropiede articolato splendidamente da Salah.
    A Sarri rimangono i cocci. E' vero che la partita è stata persa per alcuni errori individuali (Koulibaly, Reina e Hysaj, Ghoulam), come è altrettanto vero che almeno quattro elementi hanno dato molto meno di quel che possono (Gabbiadini, Callejon, Insigne, Jorginho). Tuttavia il polso della situazione e della condizione deve sempre essere sotto il controllo dell'allenatore. Prima dei cambi, in panchina c'erano Zielinski, Diawara, Rog, Giaccherini e Mertens. Il capitale umano abbonda e ad ottobre inoltrato la fase di apprendimento dei sistemi di gioco deve essere considerata conclusa. Altrimenti si rischia l'implosione.
    Gabbiadini, ovviamente, non è un caso e bene ha fatto Sarri a sostituirlo. La partita era quasi compromessa e la sostituzione è stata logica. Sarebbe, però, sbagliato non concedergli altra fiducia, a partire dalla gara in Champions con il Besiktas, solo perché lo hanno fischiato. Milik è un'assenza pesante, ma un Gabbiadini estromesso o emarginato ridurrebbe il Napoli a ipotizzare l'ingaggio dell'unico svincolato decente ancora in circolazione: Miroslav Klose.

    @gia_pad

     

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