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  • Spinazzola: 'Gasperini ci faceva correre più di 12km ogni martedì. L'infortunio alla Juve un periodo difficile...'

    Spinazzola: 'Gasperini ci faceva correre più di 12km ogni martedì. L'infortunio alla Juve un periodo difficile...'

    Intervistato da Cronache di Spogliatoio il terzino della Roma, Leonardo Spinazzola ha parlato della sua carriera e del suo modo di interpretare il ruolo di terzino in una sorta di intervista doppia che ha visto protagonista anche l'ex-terzino della Juve e della nazionale, Zambrotta.

    PREFERENZE DI RUOLO - "Sia io che Zambrotta nasciamo esterni alti, a un destro piace di più giocare a sinistra in modo da rientrare e calciare. Io ho sempre giocato a sinistra, mi hanno abbassato perché facevo pochi gol e perché a questi livelli per giocare esterno alto devi essere bravo spalle alla porta, a giocare tra le linee. Io quando trovo campo e spazi aperti mi trovo meglio. Quando gioco a destra mi adatto, è tutto completamente diverso: la postura del corpo, l’uno contro uno".

    SEDUTE E MENTALITÀ - "Il primo anno con Gasperini, che non facevamo l’Europa League, ogni martedì facevamo sui 12 km a seduta. Possessini e finivi con 800 o 1000 metri quasi tutti i martedì. La questione è mentale, poi il corpo si abitua allo sforzo. È una cosa lenta, non è una partita. Fai sempre quello, giri intorno al campo. È una cosa mentale. Se da piccolo hai tecnica, con il fisico devi adattarti a dare sempre il massimo e alzare l’asticella ogni volta che ti alleni. La tecnica ce l’hai o non ce l’hai, puoi migliorare ma se hai una base è normale che dopo è più facile".

    RITI SCARAMANTICI - "Non ho molti riti scaramantici. Quando vinci ti ricordi di quello che hai fatto e così lo puoi ripetere. Esercizi per scaldare i muscoli, sempre quelli a ripetizione. Magari i fisioterapisti mi chiedono degli esercizi ai flessori: 6 o 8? E io gli dico 7 perché magari era andata bene una volta. E poi è il mio numero fortunato. Oppure mi metto un parastinco prima di un altro".

    INFORTUNI - "A 14 anni mi sono trasferito, ero piccolissimo e lontano dalla famiglia e dagli amici. Il primo mese, pronti via e mi sono fatto veramente male, sono stato fuori due mesi per un’entrata sulla caviglia. Ero in convitto, solo in una camera, ho detto: ‘Mamma vienimi a prendere perché non riesco a stare qui da solo’. Ero a Siena. Poi ho avuto fortuna che era vicino, a un’ora di macchina, ma sempre solo ero. Mia madre veniva sempre con mio padre in macchina e mi dicevano ‘Leo, aspetta un attimo. Sappiamo che è dura ma questi sono i sacrifici che devi fare’. Dopo 5 o 6 mesi non volevo più tornare a Foligno, mi ero abituato. Il crociato, due anni fa, è stato un periodo brutto perché era da tanto che volevo tornare alla Juventus. Durante quel periodo però è nato mio figlio, è stata una fortuna. Tutti i giorni con il sorriso anche se mi faceva male, sei ore a fare esercizi ma tornavo a casa e tutto passava. L’ho vissuta bene".

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