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  • Stadi senza barriere, l'esempio è il Modena di Caliendo, che a CM dice: 'Tavecchio? Niente figurine, serve competenza'

    Stadi senza barriere, l'esempio è il Modena di Caliendo, che a CM dice: 'Tavecchio? Niente figurine, serve competenza'

    • Gianluca Minchiotti
    Antonio Caliendo vuole cambiare il calcio italiano, partendo da Modena e dalla sua esperienza in Inghilterra: stadi senza barriere, bilanci in attivo e investimenti sui vivai. Un programma innovativo e coraggioso, che il consulente generale dei Canarini, nonché deus ex machina del Golden Foot, spiega ai microfoni di Calciomercato.com.

    Il Modena e lo stadio Braglia senza barriere, un obiettivo ormai vicino per la società e per la tifoseria modenese, vincitrice del Trofeo "Fair Play - Gaetano Scirea" 2013/14 per la Serie B, come tifoseria più corretta dell'ultimo campionato. Ci racconta il percorso che ha portato a questi risultati? 
    "Ho iniziato questa esperienza al Modena dopo quattro anni in Inghilterra, al Queens Park Rangers. Sono consulente del Modena da un anno e mezzo: la società prima perdeva sei milioni all'anno, ora il bilancio è in attivo. Parallelamente, abbiamo portato avanti l'iniziativa del calcio senza barriere. Abbiamo pensato di iniziare a cambiare il rapporto fra i tifosi e le società. Siamo partiti dalle scuole, dove, d'accordo con la Questura, abbiamo mandato un rappresentante dei tifosi, un nostro calciatore e due esponenti della Questura, per parlare di calcio dal punto di vista tecnico, della sicurezza e del fair play".

    E dal prossimo campionato le barriere al Braglia saranno un ricordo...
    "Sì, il Questore ci ha comunicato che fin dalla prima uscita del prossimo campionato allo stadio Braglia saranno abbattute le barriere fra tifosi e fra campo e tifosi. Per l'occasione inviteremo anche i genitori di Ciro Esposito, il tifoso del Napoli morto durante gli incidenti che hanno preceduto l'ultima finale di Coppa Italia. Questa settimana, mercoledì, incontreremo il sindaco di Modena e gli chiederemo di farsi promotore, insieme a noi  di un incontro a Roma, con il Governo, perché vogliamo che la nostra esperienza venga conosciuta a livello nazionale e, se possibile, presa anche ad esempio". 

    Da quali elementi deve ripartire il calcio italiano per rinascere? 
    "Innanzi tutto gli stadi di proprietà. Il Governo dovrebbe autorizzare le regioni a identificare delle aree da dare in concessione alle società, affinché poi costruiscano, a proprie spese, degli stadi di proprietà. E poi un lavoro serio e in profondità sui vivai. Il mio esempio preferito è quello del Brasile, dove hanno costruito dei centri per far crescere i giovani che sono dei veri e propri modelli da seguire e che si basano su tre concetti: educazione, meritocrazia (selezione dei migliori talenti), creazione di un indotto da esportare all'estero (dal Brasile, ogni anno, escono 1200 calciatori). Noi in confronto siamo una nazione da terzo mondo: negli anni 70 e 80 eravamo venti anni davanti agli altri, ora siamo venti anni indietro, anche rispetto a paesi europei calcisticamente di seconda fascia,  come la Grecia o la Turchia".

    Proprie oggi si è riunito il Consiglio Federale, che deve eleggere il successore di Giancarlo Abete alla guida della Figc, premessa anche per arrivare al nome del nuovo ct della Nazionale. Come vedrebbe Carlo Tavecchio, il candidato numero uno alla successione di Abete, nel ruolo di presidente della Figc?
    "Senza fare nomi, dico che non ci vuole una figurina alla guida della Figc, ma uno con gli attributi. Non voglio dare giudizi, dico solo che Tavecchio è un 'politico' e quindi dovrebbe essere affiancato anche da un manager vero, che conosca il calcio, che mastichi la materia. Non vorrei che il Tavecchio di turno si limitasse a fare il presidente della Nazionale, e non dell'intera Figc, con tutto ciò che questo comporta".

     

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