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  • Stanke, Ziegler. |E la passione per quel 'killer della mafia'

    Stanke, Ziegler. |E la passione per quel 'killer della mafia'

    • Secolo XIX

    Se li vedi, biondi, tranquilli, miti. Quando sono in campo: difensori sempre corretti, più facile che un calcio lo prendano loro invece di darlo all’avversario, contraddicendo il ruolo. Quando sono fuori: sempre gentili, grazie prego e quanto altro, niente di più distante dal prototipo del personaggio famoso che magari tende allo sbruffone. Loro sono Reto Ziegler e Marius Stankevicius, i biondi alti e belli dai modi garbati. Mai un atteggiamento sopra le righe, tra i primi ad arrivare all’allenamento, tra gli ultimi ad andarsene. Sempre una parola buona per tutti.

    Ecco perché l’ultima lettura che uno ha passato all’altro sta inquietando il gruppo doriano. «Reto mi ha parlato di questo libro – racconta Stanke – e mi ha subito interessato. Soltanto che lui lo aveva in francese e o il francese non lo capisco bene. Così l’ho cercato in italiano ma non si trovava. Allora ho dovuto ordinarlo. Adesso lo sto leggendo».

    Perché tanto interesse e cosa ci sarà di strano nel libro di Stanke e Reto? Il titolo introduce l’argomento ma di per sé non è sufficiente: “Confessioni di un killer della mafia”. «È molto bello ma fa anche molta impressione» dice il lituano. La professione del protagonista è l’omicidio su commissione: un lavoro al servizio della mafia americana che l’uomo è in grado di eseguire con estrema precisione. Nella recensione on line che pubblicizza il libro di Philip Carlo, edito da Newton Compton, è scritto «lo chiamano “The Ice Man”, l’uomo di ghiaccio perché uno dei modi che predilige per impartire la morte è quello di rinchiudere le sue vittime in un congelatore, sbarazzandosi dei corpi soltanto dopo un lungo periodo di ibernazione. Ma la vera specialità di “The Ice Man” consiste nell’accontentare sempre i desideri della sua committenza e, quando la mafia desidera far morire un uomo tra le sofferenze più atroci, sa che l’omicida non si farà scrupoli».

    Ancora Stankevicius: «È una lettura forte. È inquietante e affascinante al tempo stesso perché è una storia vera. Lui riusciva a vivere tranquillamente, con moglie e figli, e intanto ammazzava centinaia di persone nei modi più incredibili». Stanke poi si mette a ridere: «Forse hanno ragione i miei compagni che mi prendono in giro e dicono che io sono sempre tranquillo ma sono in grado di fare una strage». Figuriamoci Ziegler, allora, che il libro glielo ha passato.

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