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  • Stendardo lancia l'allarme: 'Calciatori a rischio povertà, troppa ignoranza!'

    Stendardo lancia l'allarme: 'Calciatori a rischio povertà, troppa ignoranza!'

    Emergenza calciatori: al di là del paradiso Serie A, in Europa in realtà il 40% dei professionisti è a rischio indigenza e povertà. Come riporta Leggo, le percentuali sono allarmanti: sono circa 3000 i giocatori professionisti impegnati in serie A, B e Prima divisione, ma appena il 10 per cento di loro guadagna bene; gli altri, e sono tanti, devono comunque iniziare a lavorare nel post carriera.

    IL CALCIO FA POCO PER I SUOI CALCIATORI - Ad alzare l'allarme è l'ex Lazio Guglielmo Stendardo: “In Italia il giovane calciatore tende a trascurare l’istruzione e non si preoccupa di studiare e formarsi per il futuro. Quasi sempre, tra i 20 e i 35 anni, pensa a giocare solo al calcio. In più, fino a quando è in attività, tende a seguire un tenore di vita alto che i buoni guadagni gli permettono. Il ridimensionamento, poi, è complicato e iniziano i disastri“.

    PROBLEMI FISCALI E IGNORANZA - Non è solo il tenore di vita il problema: “È chiaro che non è solo un problema di istruzione e di tenore di vita esagerato – continua Stendardo -; nelle crisi finanziarie di tanti colleghi incide anche la scarsa attenzione che mettono verso i problemi del Fisco. La scelta di un commercialista preparato e affidabile è alla base nell’attività del calciatore, sia dei big sia dei tanti atleti di serie B e di Prima divisione. Si tende ad attribuire poca importanza ai problemi fiscali, invece sono fondamentali. Trascurandoli tornano ingigantiti negli anni a venire e diventano micidiali. Serve conoscenza, non solo cultura. In troppi trascurano le più elementari regole degli investimenti. Spesso sono errori grossolani di valutazione, ma di frequente sono anche scelte di manager e agenti senza scrupoli che non fanno gli interessi dei giocatori ma li conducono a rovine finanziarie“.

    SOLUZIONI POSSIBILI - Stendardo propone un piano di soluzioni importanti: “Serve rispetto delle regole e onestà nell’affrontare i problemi. Ma, soprattutto, serve una rivoluzione culturale in questo sport – conclude l’ex difensore biancoceleste che oggi si diverte a giocare ancora tra i dilettanti, nel team della Luiss -. Bisogna aiutare i giovani calciatori a studiare, a informarsi, a prepararsi in tempo e adeguatamente per il futuro nel mondo del lavoro. Non è possibile che il 70% dei nostri giocatori abbia la terza media e solo l’1% sia laureato. Inoltre, serve un fondo di accantonamento per almeno 5 anni per dare serenità economica agli ex calciatori che iniziano una nuova attività; serve creare polizze vita che offrano rendite vitalizie per gli atleti. Spero che Figc e Lega vogliano imboccare questa strada, fondamentale per il futuro dei calciatori italiani. E bisogna fare presto, i dati sono già drammatici”.

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