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  • Stipendio basso e continuità: ecco perché la Samp ha scelto D'Aversa. Osti e Faggiano promettono scintille

    Stipendio basso e continuità: ecco perché la Samp ha scelto D'Aversa. Osti e Faggiano promettono scintille

    • Renzo Parodi
    Non proprio un predestinato, Roberto D’Aversa, alla panchina della Sampdoria. Prima di lui, nel vortice delle candidature durato l’intero mese di giugno, erano finiti un bel po’ di nomi: da Maresca a Dionisi, da Vieira a Pirlo, passando per Giampaolo e per l’eterna promessa mancata, Iachini. La scelta caduta sull’ex tecnico del Parma (col quale è appena retrocesso ma dopo tre stagioni tutte in crescendo) è figlia di vari fattori. Quello economico in prima battuta.

    Il biennale con cui D’Aversa si è legato alla Sampdoria per circa 750.000 a stagione consente un risparmio di quasi due terzi rispetto agli emolumenti percepiti dal suo predecessore, Claudio Ranieri che viaggiava attorno ai due milioni netti. Ma non è tutto qui. Pronubo Carlo Osti, recuperato da Ferrero dopo un periodo di congelamento, nelle vesti di responsabile di tutta l’area tecnica della società, il profilo di D’Aversa rappresenta la continuità tattica col calcio di Ranieri, verso il quale il nuovo tecnico blucerchiato ha avuto parole di stima. Definirlo difensivista però sarebbe fuorviante. A Parma il suo calcio si è evoluto negli anni, in partenza il 4-3-3 poi approdato al 4-3-2-1 decisamente più audace del gioco difesa-contropiede dei primi tempi. 

    Un punto fermo è già stabilito. D’Aversa non si impiccherà ai vecchi schemi del Parma. Valuterà in base alle caratteristiche dei calciatori. Parlando di Quagliarella (“Ha segnato 13 gol è il nostro capitano, un giocatore molto importante. Da lui mi aspetto che aiuti i colleghi a fare gruppo e dia loro l’esempio della cultura del lavoro”) D’Aversa ha fatto balenare l’idea di fondo – soggetta ovviamente alla definizione del nuovo organico – alla quale vorrebbe ispirarsi: un 4-3-2-1 nel quale i due esterni di ruolo stringerebbero al centro in modo da supportare adeguatamente Fabio. Il capitano, 38 anni lo scorso gennaio, vide i sorci verdi nel 4-3-3- di Di Francesco. E ha bisogno di spalle con le quali duettare allo stretto. Altrimenti si perde.

    Per il resto il calcio di D’Aversa si annuncia pragmatico come il calcio di Ranieri. Nessun dogma tattico irreversibile alla Giampaolo, ma una interpretazione soft e elastica dei temi di gioco, tenendo conto anche delle caratteristiche dell’avversario di turno. L’organico attuale è rimasto per ora intatto anzi gonfiato dai ritorni dai prestiti (Caprari, Depaoli, Murru, Chabot. Murillo è destinato a restare in Spagna) gli andrebbe a genio, D’Aversa è consapevole che di fronte ad offerte irrinunciabili anche i migliori fichi del bigoncio sarebbero ceduti.

    Damsgaaard? Agli Europei ha mostrato il suo valore. E’ un giocatore di grande talento e se restasse sarei felice, perché potrebbe migliorare tanto. Ma so che potrebbe partire di fronte ad una offerta importante. In quel caso si dovrebbe trovare un sostituto all’altezza”. Il precedente di Schick è illuminante. Ceduto subito dopo i suoi exploit (35 presenze, 13 gol e 4 assist) nella Sampdoria di Giampaolo, a Roma si era perduto e ci sono voluti quattro stagioni per rivederlo all’onore del mondo. I salti troppi arditi non fanno mai bene. E Damsgaaard ha appena 21 anni, proprio come Schick nel 2016. E’ ovvio che il destino del maghetto danese sarà legato alle necessità di cassa della Sampdoria di Ferrero, che deve realizzare un certo volume di plusvalenze (una trentina di milioni di euro) per restare in linea di galleggiamento. E la valutazione di Damsgaard che dà Ferrero è appunto di trenta milioni. Cash. Almeno 30.

    L’ingaggio come ds di Daniele Faggiano, che ancora non si è liberato dal contratto biennale col Genoa a 750mila euro a stagione, va visto in quell’ottica: monetizzare senza indebolire la squadra. Osti che gli lascerà il ruolo ha commentato con arguzia: “Andremo d’accordo fino all’apertura della stagione della caccia”. Non si annuncia una convivenza facile fra i due, Faggiano per carattere tende a straripare e Osti ha perduto la sua spalla prediletta, Riccardo Pecini, passato allo Spezia.  

    La lista dei possibili partenti è lunga: da Damsgaard a Colley, da Audero a Jankto, passando per Thorsby, Ekdal, Bereszynski e Augello.  Faggiano avrà il suo bel daffare a liberarsi degli esuberi ed è prevedibile che si arrangi con i prestiti, in modo da alleggerire il monte ingaggi che va riportato da 34 sotto i 30 milioni di euro. Dopo gli ingaggi l’anno scorso dei senatori (Candreva, Keita, Silva) la politica società virerà nettamente sui giovani da valorizzare e rivendere a prezzi molto maggiorati.

    D’Aversa si è sentito dire da Ferrero che dovrà ripetere i 52 punti raggiunti l’anno scorso da Ranieri. Un obiettivo non facile da raggiungere. “E’ certamente un punto di riferimento”, ha ammesso il tecnico che ha spiegato come intende cementare i rapporti all’interno della squadra: ”Voglio che in campo si crei un gruppo di calciatori che si aiutino a vicenda, che facciano squadra. Quello che ciascuno di loro fa fuori dal campo invece non mi riguarda”. Boskov, omaggiato da D’Aversa, (“un onore sedere sulla panchina che fu sua”) non l’avrebbe pensata così.

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