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  • Storie nel pallone: quando il calciatore cambia vita

    Storie nel pallone: quando il calciatore cambia vita

    • L.C.

    Da freddo bomber a glaciale portiere di hockey. Vitali Kutuzov, ex attaccante di Milan, Sampdoria e Bari, entrato nel cuore dei tifosi del Pisa in un trio da sogno con Nacho Castillo e Alessio Cerci, ha cambiato completamente la sua prospettiva in campo e la superficie di gioco, ma la porta continua ad essere il suo costante punto di riferimento. Una carriera spezzata dai 3 anni e mezzo di squalifica rimediati per calcio scommesse ed un’altra appena sbocciata, soprattutto per divertimento, a Sesto San Giovanni come estremo difensore di una squadra di hockey su ghiaccio. E’ praticamente irriconoscibile dietro la divisa e le protezioni. La passione già covava da qualche anno, come testimonia un’intervista rilasciata tre anni alla Gazzetta del Mezzogiorno quando la punta bielorussa era all’apice, ignara del successivo rapido declino: «D’estate in Bielorussia frequento i palazzetti del ghiaccio. Un anno fa - racconta - mi sono appassionato ad un’altra disciplina e gioco ogni tanto come portiere di hockey sul ghiaccio». Parole confermate qualche sera fa alla trasmissione Tiki Taka di Italia 1: «L'hockey mi è sempre piaciuto, ma prima non avevo tempo da dedicare. In porta mi trovo bene, anche a calcio mi piaceva come ruolo». Il pallone è un capitolo chiuso? «Non vedo speranze per me». Il pensiero torna inevitabilmente alla combine di Salernitana-Bari, campionato di serie B 2008-09 (Kutuzov militava fra i pugliesi): «L'unica mia colpa è stata essere in campo in quella partita. Chi mi sta vicino sa chi è Vitali Kutuzov»“. Le giustificazioni però appaiono come parziali ammissioni: “La mia squadra non ha fatto male a nessuno. Io rifarei quello che ho fatto. Non potevo fare altrimenti. E' il mondo del calcio che ti permette di fare certe cose». Ormai 5 anni e mezzo sono trascorsi da quell’annata in cui sotto la Torre pendente per l’ultima volta si sognò il salto in serie A. Di quella squadra, incastonata come una perla nei cuori dei pisani, altri giocatori, in modo meno traumatico (soprattutto per ragioni anagrafiche), hanno iniziato una nuova vita, ma non così lontano dai campi di calcio. Mentre Alessio Cerci sogna i Mondiali brasiliani, il suo ex «guardaspalle» Alessandro Zoppetti scrive il quotidiano Il Tirreno, ha aperto un bar nella zona di Milano e gioca solo per diletto. Anche l’argentino Castillo aveva spiazzato tutti negli ultimi mesi della scorsa stagione, tornando in maglietta e calzoncini a 38 anni in un Trapani bisognoso di esperienza per tagliare il traguardo della serie B. Il connazionale Luciano Zavagno è a caccia di talenti in Sudamerica per conto del Torino. Gabriel Raimondi ha scelto di fare il procuratore e cura gli interessi di un altro compagno di quel Pisa 2007-08, Emanuele D’Anna, ancora in cerca di squadra. Jonatha Spinesi, pisano doc, classe 1978, ha chiuso la carriera tre anni fa a Catania, dove è entrato nei cuori della gente al punto tale da restare in Sicilia e aprire, proprio alle pendici dell’Etna, un’azienda che si occupa di produzione e commercio di caffè. Si chiama «Il gabbiano», proprio come il soprannome che i tifosi del Cibali affibbiarono al bomber pisano, capace di 50 gol in 121 presenze con la casacca rossazzurra. Restando in Toscana, sono diversi i calciatori che hanno puntato dritto verso il non semplice mondo della ristorazione. Francesco Flachi, altro giocatore incappato nella giustizia sportiva (è squalificato fino al 2022 per uso di cocaina, anche se sta combattendo nei vari gradi di giudizio per arrivare a una riduzione della pena), si è dovuto reinventare una vita e non ha avuto dubbi: prima ha aperto a Firenze un locale, il «Panino di categoria», che ben presto è diventato punto di riferimento per i tifosi viola e non solo, poi in società con l’ex compagno di squadra dell’Empoli, Luca Saudati, ha inaugurato un ristorante (il Flat) nella zona di Ponte Rosso, che adesso è gestito dal solo Saudati. Infine ha puntato su Genova (città nella quale è diventato grande dal punto di vista calcistico, con 112 reti è il terzo marcatore di sempre della Sampdoria dietro a Mancini e Vialli) acquistando un locale nella zona di Nervi. In questa ideale galleria non può mancare di certo il nome di Davide Matteini, talento ribelle della Livorno calcistica, poi approdato a diverse squadre tra serie B e serie C. Dopo la fine del contratto con la Reggiana, l’estate scorsa, si è trovato senza squadra e ha pensato di coronare un suo vecchio sogno: la televisione. Così, aiutato anche da un look accattivante, si è presentato alla trasmissione Mediaset «Uomini e donne» condotto da Maria De Filippi come tronista, ovvero corteggiatore della belloccia di turno. Esperienza brillante quanto breve, perchè Matteini non ha restito poi alle sirene del campo: richiamato dal Tuttocuoio, Seconda Divisione Lega Pro, adesso sta facendo sfracelli con la casacca neroverde come la sua classe impone. E Cristiano Lucarelli? In attesa di trovare una panchina (oggi è al Viareggio) aveva acquistato un terminal al porto di Livorno, arrività imprenditoriale in cui ha coinvolto il padre. Cosa avrebbe fatto Rino Gattuso senza il calcio? Avrebbe vissuto...di pesce, la sua grande passione. Per questo, insieme a un socio, ha aperto una pescheria di lusso a Gallarate, a un tiro di schioppo da Milanello, locale inaugurato tre anni fa alla presenza di Beckham e Ronaldinho. E ora che Ringhio ha concluso anzitempo la sua prima esperienza da allenatore (iniziare da Zamparini era una bella scommessa...) a Palermo sta lavorando, sempre nel settore ittico, nella sua Calabria. Il carisma non si compra al mercato, e chi era «diverso» sul terreno di gioco lo è anche nella vita. L’esempio è quello di Christian Karembeu, centrocampista francese tutto fisico e treccine che ha lasciato onestissime tracce alla Sampdoria e al Real Madrid negli anni Novanta. Spirito gitano, anticonformista (di lui si ricorda il rifiuto di cantare la Marsigliese prima di un match della nazionale), ha scelto di girare il mondo come «guida televisiva». Sul canale satellitare Nat Geo Karembeu, padre di cinque figli, racconta da vero esploratore la sua terra d’origine, la Nuova Caledonia. Curiosa anche la scelta di vita di Luca Paponetti, 30 anni, ex attaccante del Pescara,lanciano e Crotone. Uno che su Sky compariva tutte le settim ane nelle vesti di calciatore, e che oggi per Sky lavora. Ma non come commentatore ma come...promotore nei centri commerciali. Ha lasciato il calcio professionistico ed ha scoperto il mondo del lavoro, quello vero. «Le gambe non mi reggevano più per fare calcio a certi livelli - ha raccontato -non mi vergogno di fare un lavoro normale come fanno tante persone. Ho chiuso con il calcio vero quando mia moglie ha dato alla luce la nostra figlia e volevo garantire loro una vita normale, dove non fosse mancato nulla. Degli amici mi avevano detto che Sky stava selezionando del personale e lo stipendio era buono. Ho subito mandato il curriculum. Chiaramente avevo poche speranze perché nella mia vita avevo fatto solo il calciatore. Dopo poche settimane, però, mi hanno assunto. Sono tre anni che lavoro per Sky e mi trovo molto bene».

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