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  • Superlega europea: nasce un mostro

    Superlega europea: nasce un mostro

    • Luca Borioni
    La Superlega d’Europa incombe. Il progetto di un campionato esclusivo, riservato alle big continentali che più big non si può, comincia a prendere vagamente forma. Ogni volta che Karl Heinz Rummenigge ne parla, i vertici (già poco sereni) dell’Uefa sentono salire la tensione e capiscono che all’alba del 2020, quando saranno riesaminate le condizioni economiche che regolano l’attuale Champions League, molte cose potrebbero cambiare.

    Che cosa accadrà? Difficile dirlo ora. Ma ci sono segnali che aiutano a capire, o almeno a immaginare. 

    Per trovare ispirazione basta scorrere la classifica dell’ultima Deloitte Football Money League, la graduatoria che ogni anno, sulla base di precisi indicatori numerici (incassi da diritti tv e da botteghino, sponsor e merchandising), stabilisce i valori che mettono in fila le più potenti società calcistiche d’Europa. Al primo posto c’è sempre il Real Madrid. Subito dietro si scambiano posizioni Manchester United, Bayern Monaco e Barcellona. Seguono le altre grandi di Germania, Inghilterra e Spagna, con la sola eccezione della Francia con il Paris Saint Germain. La Juve entra sempre nella top 10 ma per il rotto della cuffia. Queste posizioni – e non quelle, su base tecnica, dettate dalle coppe europee – determineranno la creazione della prossima Superlega: un torneo stile Nba, aperto ai club più munifici, con una Salary Cap per omogeneizzare le risorse e la stessa spartizione dei ricavi.

    Ma la domanda è: piacerà ai tifosi? O, per dirla tutta, ai clienti del sistema calcio?

    Sta per nascere un’entità supertecnologica che promette meraviglie: solo Juve-Barça, Napoli-Real, Inter-Bayern, Roma-Paris Saint Germain, Milan-Man United…  Sfide spettacolari all’interno di stadi d’avanguardia (chi non ce l’ha dovrà attrezzarsi, cari club italiani), con le superprodezze dei fuoriclasse migliori, da gustare anche in tv grazie a riprese digitali e transmediali. Insomma un gigante, forse un mostro, un colosso che muovendo i primi passi rischierà anche di fare danni.

    Che ne sarà della cara Champions? Continuerebbe ad esistere, ma forse con minore sostanza. Se le big si dedicheranno all’esclusiva Superlega (dove si entrerà a invito e non ci saranno retrocessioni), con che spirito affronteranno poi una Champions che potrebbe tornare ad essere dedicata, come la vecchia Coppa Campioni, alle squadre campioni nazionali, in aggiunta alle super squadre che a quel punto abbandonerebbero i rispettivi tornei di casa. Ma se così fosse, se davvero prendesse vita un’inedita lotta scudetto tra club come Torino, Fiorentina o Lazio, quali sarebbero le ripercussioni a livello locale? E le provinciali dovranno rassegnarsi a non tentare più sgambetti storici alle prime della classe?

    Insomma, tutto un altro mondo. Fantacalcio direte voi. Non proprio se valutiamo che i parametri della Football Money League, sono ormai imprescindibili. La famosa potenza di fuoco evocata da Andrea Agnelli per sottolineare i margini di crescita, e al tempo stesso il gap, della Juve rispetto alle leader di Spagna e Inghilterra. La sfida si gioca su un terreno imprenditoriale prima che sportivo. Ma il risultato a cui tendono i club degli sceicchi, dei magnati americani o di qualunque altra nazione emergente, sarà davvero Super?

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